Superior
è una miniserie in sei numeri del 2010, scritta da Mark Millar e
disegnata da Leinil Yu.
Millar
ci riprova con la sua “decostruzione del mito del supereroe”. In
Wanted un giovane
qualunque scopriva di avere la stoffa del supercattivo e veniva
ammesso in un'organizzazione di supercattivi che aveva spazzato via
dal mondo i supereroi, divenendone i padroni. In Kick-Ass e nei suoi
due seguiti (che trovate recensiti qui), un ragazzino decide di imitare i
personaggi dei suoi amati fumetti e diventa un vigilante mascherato,
senza averne le potenzialità. In 1985
i personaggi della Marvel trovano una breccia per accedere al mondo
reale. In Nemesis, un
fumetto peraltro piuttosto brutto, in un mondo simile a quello reale
compare un supercattivo, e nessuno sembra in grado di fermarlo. In Supercrooks mette insieme una squadra di supercattivi per un colpo alla maniera di Ocean's Eleven.
Su
questo blog trovate poi anche la recensione di Red Son,
a mio parere il capolavoro di Millar, che però non appartiene a
questo brand (che lui ha denominato Millarworld)
e che ipotizza cosa sarebbe successo se la capsula di Superman fosse
caduta in Russia negli anni 50 invece che in America.
In Superior abbiamo un ragazzino costretto sulla sedia a rotelle con la sclerosi multipla, che una notte subisce la visita di una scimmia vestita in tuta spaziale che gli concede il grande desiderio: il dodicenne Simon si ritrova quindi trasformato in Superior, popolare personaggio dei fumetti e di una serie di film. Superior ha né più né meno gli stessi poteri di Superman, così come la stessa forza simbolica e lo stesso effetto sulle persone, e si ritrova ad agire in un mondo simile a quello reale, come da marchio di fabbrica di Millar. Salva persone, evita disastri e cattura terroristi, un gigante con il cervello di un dodicenne che vuole fare la cosa giusta applicando nella realtà gli stessi ideali di giustizia e di speranza che il personaggio incarna nei fumetti, ideali forse sorpassati in un mondo sempre più violento e nel quale anche gli eroi sono sempre più cupi e disposti al compromesso, ma che per lui sono ancora come un faro da seguire.
Ovviamente le cose non possono andare lisce: a parte l'angoscia dei genitori, che lo credono rapito da un pedofilo, e i problemi che vive l'attore che interpreta Superior al cinema e che vede la sua carriera andare in pezzi con la comparsa del “vero” eroe, c'è anche il mistero che si nasconde dietro l'apparizione della scimmia astronauta. Perché ha concesso a Simon questi poteri? Non ve lo dico per non spoilerare, ma comunque sarà chiaro da più o meno metà della miniserie.
Sono evidenti i parallelismi con la vicenda di Christopher Reeve, come Simon costretto su una sedia a rotelle, e gli ideali propugnati da Millar in questa storia. Vengono ribadite tutte le tematiche tipiche di Superman, quali il boy scout semi-onnipotente che non solo non uccide nessuno, ma soprattutto agisce come faro di speranza riaccendendo nei cuori della gente quella scintilla di bontà che credevano di aver perso. Ammette lui stesso che si tratta di ideali sorpassati nelle storie a fumetti moderne, ma dichiara che ce n'è ancora bisogno. Un omaggio quindi a Superman, ai suoi ideali, ai suoi autori e all'attore che l'ha incarnato più di ogni altro sul grande schemo.
Ma il fumetto
com'è? Non è male, la prosa di Millar è sempre ottima così come
sono buoni i disegni di Leinil Yu, sempre molto dinamici e
particolareggiati soprattutto nelle scene di distruzione massiccia, anche se a
volte perde il senso delle proporzioni e i suoi personaggi hanno
spesso delle gambe eccessivamente magre rispetto al resto del corpo.
Però
devo dire che non mi ha preso più di tanto. La vicenda, una volta
avviata, procede in modo abbastanza prevedibile, e non ci sono veri
colpi di scena (e quei pochi sono ampiamente intuibili). Resta
comunque una buona lettura. Non ai livelli di Red Son o
di Kick-Ass, ma
sicuramente meglio di Nemesis.
Da leggere se siete amanti di Millar e/o di Superman.
Il Moro.
A me Nemesis non è piaciuto per niente, invece... ma non sei il primo che sento parlarne bene.
RispondiEliminaNon il migliore di Millar, ma non ti nego che l'ho apprezzato
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