Recupero questo articolo, sepolto nelle bozze già da un po' in occasione dell'uscita di Lukas... ricordate che ne abbiamo parlato da poco?
Caravan è una miniserie a fumetti di 12 numeri, ideata e sceneggiata da Michele Medda e pubblicata da Sergio Bonelli Editore nel formato canonico.
Premetto che secondo me Medda è uno dei migliori autori di fumetti italiani. Tutte le storie che ha scritto per Nathan Never sono tra le mie preferite, e ha scritto ottime cose anche per Tex e Dylan Dog.
Per questo, quando ho saputo che sarebbe uscita una miniserie interamente scritta da lui, le mie aspettative erano piuttosto alte.
Sono state rispettate?
Eeeh... Nì.
Cercherò di evitare eccessivi spoiler, ma se non avete letto la serie e avete intenzione di farlo sappiate che qualche anticipazione, seppur vaga, ci sarà.
Nel primo numero, uno strano fenomeno meteorologico si forma sopra la cittadina di Nest Point. Una nuvola dai colori bizzarri, e un campo magnetico che fa impazzire tutti gli apparecchi elettronici, con conseguenti scene di panico.
Il mattino successivo la città viene praticamente invasa dai militari, che costringono tutti gli abitanti a mettersi in viaggio con le auto e i camper, scortandoli all'interno del deserto. Niente viene loro spiegato, non possono contattare l'esterno in quanto i telefoni continuano a non funzionare, i miltari impediscono a chiunque di lasciare la carovana e rifiutano di dare risposte, limitandosi a rifornire i viaggiatori di cibo, acqua e benzina.
Ora, questa serie è complicata. Immagino che possa sia piacere alla follia, sia risultare talmente indigesta da allontanare molti lettori prima della fine. Io mi piazzo più o meno a metà strada.
Dopo il primo episodio, non ci si focalizza più sui misteri che avvolgono il viaggio della carovana, ma sui rapporti tra i cittadini e l'esercito, e tra i cittadini stessi, sempre più frustrati per la scomodità della situazione e per il mutismo dei militari. La storia viene raccontata in prima persona dall'italoamericano Davide Donati, che però non sarà l'unico protagonista. Si tratta di una storia corale, che coinvolge un gran numero di personaggi, ognuno protagonista di un singolo episodio.
Scenderemo sempre più negli abissi di odio e di violenza a cui può arrivare l'uomo in situazioni di stress. Senza approfondire i misteri che stanno alla base di questo viaggio.
E' proprio questo, secondo me, il principale difetto della miniserie. Per focalizzarsi sulla vicenda umana, ci si dimentica di ciò da cui tutto è iniziato: che diavolo era quella nuvola? Qual è lo scopo dei militari? Viene data una spiegazione raffazzonata nel (se non ricordo male) penultimo numero, e fa schifo. Veramente, quando ho letto il primo albo ho pensato "se poi la spiegazione è quella che penso io, è la volta buona che mi cadono le palle". Beh, era esattamente quella, precisa precisa. Ma le palle per fortuna ci sono ancora.
Nell'ultimo numero viene un po' ritrattata, aggiungendo ulteriore mistero che non verrà mai dipanato, lasciando con un po' di amaro in bocca.
Medda ha voluto usare questa cosa della nuvola come semplice pretesto per raccontare vicende umane, che però IMHO non raggiungono le vette di lirismo e drammaticità raggiunte dallo stesso autore in molti numeri di Nathan Never. Subentra quindi, per chi si aspettava un fumetto "popolare", una certa noia dopo i primi numeri, quando vorresti che la vicenda si evolvesse invece di aggiungere semplicemente nuove storie di viaggiatori che non avranno un seguito.
Questa serie deve secondo me essere vista come una specie di esperimento, lontano dal fumetto più "pop", appunto, tipico della produzione Bonelli, e più vicino al fumetto d'autore.
Se da una parte mi sento quindi di lodare Medda per la sua scelta, coraggiosa per il mercato italiano, d'altra parte io sono uno di quei miscredenti che vuole "capirci" qualcosa, delle storie che mi narrano.
Sì, Medda l'ha fatto apposta. Ci ha voluto fare arrabbiare, come i personaggi del suo fumetto. Ha scelto la spiegazione più scema, giusto per prenderci ancora più in giro, per dimostrare che si può raccontare una storia anche senza avere niente da raccontare.
Bravo, bravo. Ma l'esperimento è riuscito a metà. Perché, come già accennato, i vari episodi narrati non hanno quella forza emotiva che abbiamo visto in altre opere dell'autore sardo. Anche lasciando la serie così com'è (inconcludente, spiazzante, anche fastidiosa), con singoli episodi di qualità migliore occuperebbe sicuramente uno scalino più alto nella mia personale classifica. A ciò aggiungiamo che i disegni di tutta la serie sono abbastanza sottotono per la media bonelliana, andando quindi a togliere un'altra importante colonna alla qualità generale.
Insomma... nì.
Il Moro
Certo che la Bonelli si sta dando da fare in questo periodo!
RispondiEliminaNon mollano mai!
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