giovedì 6 giugno 2013

Akira

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Ho intenzione di parlare del manga originale di Katsuhiro Otomo, e non del film che ne è stato tratto e che è considerato un capolavoro del cinema d'animazione giapponese. Il film l'ho visto molto tempo fa, e l'unica cosa che mi ricordo è la sensazione di non averci capito una mazza.
Invece, la lettura del manga è bella fresca, nonostante sia uscito nel 1988. La versione che ho letto io è quella a colori e con lettura all'occidentale, da sinistra verso destra. Qualcuno storcerà il naso ma io devo dire che i colori, realizzati da uno studio americano per l'importazione nel loro paese, sono davvero azzeccati e ben fatti (a parte i palazzi, che in alcune inquadrature hanno dei colori un po' surreali, utilizzati probabilmente per far capire dove finisce un palazzo e comincia l'altro...), quindi va benecosì. Se penso allo scempio che fanno alla Bonelli quando fanno uscire i loro albi a colori... Sembrano colorati da un bambino col Paint... Va beh.



Ma come si fa a parlare di Akira?
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Insomma, è difficile!

Iniziamo dalla trama, va':

Il manga, nato nel 1982 e pubblicato fino al 1990, è ambientato in una Neo-Tokio da poco ritornata alla normalità dopo le ferite infertele dalla terza guerra mondiale, nella fattispecie una potentissima bomba che ne ha raso al suolo buona parte.
In questo scenario troviamo a scorrazzare le bande di motociclisti, giovani teppisti sbandati che la guerra ha privato dei genitori e dei prinicipi morali. A capo di una di queste bande c'è Kaneda, che ha in Tetsuo il braccio destro e un amico. Il rapporto tra i due è particolare, fatto di profonda amicizia ma anche di invidia, poiché Tetsuo ambirebbe a divenire lui capo della banda, se per farlo non dovesse scontrarsi con Kaneda.
Durante una delle loro scorribande si imbattono in uno strano bambino con il volto da vecchio, dotato di poteri telecinetici.
Questo incontro darà il via all'avventura di Kaneda, da una parte, che rimarrà coinvolto con un gruppo sovversivo clandestino alla ricerca di un misterioso ragazzino chiamato Akira (e tutto per andare dietro a una ragazza :-D), e Tetsuo, dall'altra, che sarà catturato dall'organizzazione governativa contro la quale si batte il gruppo sovversivo già citato.
Questa organizzazione governativa pratica esperimenti per risvegliare facoltà mentali sopite in alcuni esseri umani, e trovano in Tetsuo un soggetto eccezionale...

Ecco, ne ho trovata una a colori. Non male, no?

Non si può andare troppo oltre nella trama senza spoilerare. Sappiate che è complessa e affascinante, e che tutti i misteri verranno pian piano svelati.
I disegni di Otomo sono eccezionali, particolareggiati al limite del maniacale, e ci mostrano una città futuristica, fatta di immensi grattacieli svettanti e allo stesso tempo opprimenti, dove la magnificenza delle architetture contrasta con il degrado dei bassifondi. Inoltre, bisogna dirlo, nessuno disegna le sequenze d'azione come i giapponesi. E qui di azione ce n'è tanta, soprattutto all'inizio, quando sembra che i personaggi non facciano altro che correre, cadere, rialzarsi, correre e cadere di nuovo, sempre urlando. Ma l'azione serrata e adrenalinica è sempre al servizio di una trama intrigante.

A proposito di disegni dettagliati...

Vengono toccati temi come il disagio sociale, l'emarginazione, l'amicizia (in un modo più complesso di quello che potrebbe far pensare la semplice parola), la corruzione, la distanza del governo dai cittadini, la ricerca del potere a ogni costo, la religione e la vera natura della fede, la politica estera aggressiva americana (già allora...), i pericoli della manipolazione genetica... e sicuramente altre cose che ora mi sfuggono, e che magari richiederebbero una seconda lettura per essere colte.


A differenza del film (ma magari dovrei provare a rivederlo, la prima volta ero proprio un ragazzino...) il manga è comprensibilissimo, o almeno io non ho avuto problemi di comprensione (un solo punto oscuro, che metto sotto SPOILER)


Ci sono alcuni pezzi che vengono lasciati all'interpretazione del lettore, soprattutto verso la fine, ma servono non per nascondere buchi di sceneggiatura, come succede in parecchie opere giapponesi, ma per stimolare la riflessione, anche filosofica.

Ed ecco anche colui che dà il titolo alla storia.

Non so se mi sono spiegato bene. Questo è un manga eccezionale. Mai un momento di noia. Storia che ti prende dall'inizio alla fine, e che stimola idee e riflessioni. Senza contare i disegni fantastici.
E non dimentichiamo gli anni in cui è uscito. Fateci caso, e dopo averlo letto capirete da dove hanno preso metà dei manga usciti dopo, e non solo dei manga. E non solo in Giappone.

Se riuscite a recuperarlo, leggetelo assolutamente.

Il Moro


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