martedì 4 novembre 2025

Opinioni in pillole, fumetti brevi Bonelli: Cthulhu - Death May Die, Zombicide, Creepy Past

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

In questo articolo raccolgo le mie opinioni su tre fumetti horror che, pur essendo pubblicati dalla Bonelli, potrebbero risultare in qualche modo "fuori luogo" rispetto alle uscite più "classiche" quali Zagor, Tex e compagnia cantante. Ma in realtà ultimamente la Bonelli sta facendo uscire parecchia roba che arriva direttamente in fumetteria e tende a passare un po' inosservata.


Cthulhu - Death May Die. Anche La Morte Può Morire recensione


Cthulhu - Death May Die. Anche La Morte Può Morire, di Luca Enoch, Stefano Vietti, Riccardo Crosa, Simone Paoloni, Paolo Francescutto (2021)

Il fumetto one-shot pubblicato dalla Bonelli è di fatto ispirato non agli scritti di Lovecraft, che si starà probabilmente rivoltando nella tomba, ma all'omonimo gioco da tavolo, uno dei tanti che sfrutta il nome di Cthulhu. 

In tal senso è decisamente vicino al materiale originale (non conosco direttamente il gioco, ma ho letto qualche recensione): roba per chi conosce Lovecraft solo per sentito dire, a cui non interessa calarsi nell'atmosfera gotica e senza speranza dei suoi racconti, ma apprezza l'idea di sparare con un fucile a pompa contro dei mostroni tentacoluti dai nomi impronunciabili. 

In un mondo in cui le apparizioni di mostri schifosi in mezzo alla strada non sembrano essere una cosa poi così strana, seguiamo le vicende di un gruppetto eterogeneo di persone messe insieme dal caso, intente a correre e sparare come matti mentre dei cultisti scatenano l'inferno sulla cittadina, che è più o meno quello che succede in una partita del gioco. 

Cthulhu - Death May Die. Anche La Morte Può Morire recensione

Corri di qua e spara di là, il fumetto prosegue con una trama semplicissima, ma che la sceneggiatura rende confusionaria e schizzata. Non c'è il tempo di spiegare né approfondire nulla, addirittura l'azione spesso è talmente schizofrenica che capiamo alcune cose solo dopo che i personaggi ce le riassumono, come se fossero sparite delle vignette.
Belli i disegni, colori forse un po' troppo vivaci per l'argomento.
Ho apprezzato quella che inizialmente ho creduto una citazione a Zagor: una dei personaggi afferma di essere la pronipote di Marie Laveau, una degli avversari dello Spirito Con la Scure, apparso per la prima volta nell'albo Vendetta Vudu. Poi però mi sono ricordato di una cosa: Marie Laveau è esistita davvero! La citazione è a monte, quindi, come non detto.

So che nel 2023 è uscito un seguito intitolato Cthulhu - Death May Die. Una porta per Yog-Sothoth ma non l'ho ancora letto. Non che ne abbia tutta questa voglia.



Zombicide, di Luca Enoch e Stefano Vietti  recensione

Zombicide, di Luca Enoch e Stefano Vietti (2021)

Così come Cthulhu - Death May Die, anche Zombicide, sempre edito da Bonelli in 4 volumi da 64 pagine, è ispirato a un gioco da tavolo, al quale comunque non ho mai giocato.

Trama non pervenuta: è una semplicissima storia di sopravvivenza durante un'apocalisse zombi.

Azione, azione, azione. Non so come sia il gioco da tavolo, ma a me ha ricordato quei videogiochi tipo Dead Rising, nei quali gli zombi cadono come mosche intorno ai protagonisti che mulinano per lo più armi bianche: coltelli, spade, mazze da baseball chiodate, motoseghe, solo un paio degli svariati personaggi sembrano apprezzare le armi da fuoco.

Zombicide, di Luca Enoch e Stefano Vietti  recensione

Caratteristica di questo fumetto è la fretta indiavolata. Tutto succede talmente di corsa (che poi non è che succeda molto: alla fine sono per lo più varie scene di fughe e scontri con gli zombi) che si ha la sensazione di guardare un film a velocità talmente aumentata che salta qualche fotogramma. Spesso, soprattutto nel primo volume, la vignetta successiva è quasi slegata dalla precedente, lasciando al lettore il compito di riempire con la fantasia gli spazi bianchi tra una e l'altra. Cioè, almeno un paio di vignette al ritrovamento della motosegna si potevano dedicare, invece l'improbabile personaggio che la agita in giro se la ritrova in mano di punto in bianco. I personaggi sono quasi costretti a parlare continuamente durante l'azione per spiegare al lettore quello che sta succedendo.

Questo è Zombicide: una sequela di scene d'azione con gente vestita in modo strano che ammazza zombi a carrettate. I disegni discreti non bastano a salvare un fumetto a mio parere totalmente inutile, immagino che a qualcuno possa piacere ma credo che farsi una partita al gioco da tavolo sia meglio. Sembra quasi uno di quei fumetti promozionali che a volte accompagnano alcuni prodotti.  

Bonelli ha pubblicato anche altri due volumi relativi a Zombicide, Zombicide Black Plague e Zombicide Invader, se pure non ne ha pubblicati altri che mi sono sfuggiti. Anche in questo caso, direi che posso farne a meno.



Creepy Past, di Bruno Enna e Giovanni di Gregorio recensione

Creepy Past, di Bruno Enna e Giovanni di Gregorio (2017-2018)

Il titolo è un gioco di parole sul passato inquietante dei due protagonisti e sui creepypasta, quelle storielle dell'orrore che per un po' si sono diffuse in rete. Ci sono ancora? E' da un bel po' che non ne sento più parlare, ma la serie è del 2017, magari all'epoca andavano ancora di moda.

La fondazione REM ha sede in un istituto di cura per adolescenti con disturbi del sonno, ma in realtà è una copertura per studi su avvenimenti misteriosi che coinvolgono strane creature. Gli ospiti della clinica sono, a loro insaputa, parte del problema. Una dei due protagonisti ama scrivere storielle dell'orrore che poi diffonde in rete, e proprio da alcune di esse sembrano provenire le creature molto reali che infestano i dintorni della clinica...

Creepy Past, di Bruno Enna e Giovanni di Gregorio recensione

Questa serie fallisce in molti degli obbiettivi che sembra prefiggersi. Sembra voler essere una serie horror e che debba utilizzare i creepy pasta come filo conduttore o comunque tematica principale.
Però non fa paura per niente, soprattutto per lo stile di disegno, cartoonistico e caricaturale, con colori vivaci e mostri sempre in piena luce. Qualcuno riesce a inquietare anche così, ma non è il caso di questa miniserie. Perfino alcuni mostri hanno l'aspetto caruccio, quello in cui si trasforma l'altro protagonista potrebbe essere tranquillamente venduto come pupazzo per bambini. Se si cercava un effetto di contrasto, l'esperimento è fallito, perché anche la trama assomiglia più a un urban fantasy con i combattimenti tra mostri che distruggono le stanze e nemmeno per un istante cerca di creare un'atmosfera horror.
I racconti dell'orrore attorno a cui dovrebbe ruotare tutta la serie, poi, hanno in realtà un'importanza relativa nella narrazione. E' vero che il cattivo principale assomiglia allo Slender Man, è vero che in ogni fumetto ci sono alcune pagine dedicate a un racconto horror (che nella maggior parte dei casi non fa paura) e da lì viene fuori un mostro, ma in realtà dietro tutto c'è una spiegazione pseudoscientifica (e molto confusionaria) che rende il tutto molto "materiale", comprensibile e misurabile (cioè, se fosse meno confusionaria), il che va contro la natura di molti racconti creepy pasta, che contano molto sul non detto e non spiegato, sul surreale. 

La parte migliore del fumetto sono proprio i raccontini da cui poi vengono fuori i mostri, il resto è piuttosto evitabile. E dei sei fumetti (più un numero zero) che compongono la serie, il migliore è quello fuoriserie, lo speciale Dylan Dog Color Fest che ospita un crossover tra Dylan Dog e Creepy Past. Quelli sono effettivamente dei racconti horror carini che rispettano lo stile dei creepypasta.

Il Moro

3 commenti:

  1. Se questi sono i nuovi fumetti di qualità che dovevano arrivare da Bonelli, siamo messi male.
    La vedo difficile per la storica casa: anche Tex è in declino, e sta spremendo con una serie infinita di nuove iniziative la sua base declinante di vecchi lettori. Gli ultimi Dylan Dog che mi sono capitati in mano non è che mi siano sembrati un gran che...

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    1. Beh, quelli dei giochi da tavolo è roba ultracommerciale, non credo che puintassero alla qualità... Dylan Dog non lo leggo perché non mi è mai piaciuto, per quanto riguarda Tex devo dire che parte delle mille iniziative che lo riguardano l'ho trovata valida. Mi piacciono le avventure del giovane Tex e gli speciali cartonati alla francese, che portano un po' di novità in una serie che fa della staticità il suo marchio di fabbrica.

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    2. Di Tex ultimamente ho letto parecchio e penso che stiano facendo cose più che discrete (notevole, visto l'incrostamento del canone), ma nel giro di una quindicina di anni la maggior parte dei lettori sarà in una RSA o al camposanto... in questo senso la vedo male.

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