Domenica sono andato all'Expo di Milano con la mia dolce metà, grazie a quel bell'uomo di MaXalla che ci ha dato i biglietti. Parliamone , va'!
Innanzitutto un consiglio: aspettate che faccia un po' più fresco. Ma non per l'Expo, per qualsiasi cosa che non sia coricarsi nella vasca da bagno. All'Expo, in particolare, dentro alcuni padiglioni hanno l'aria condizionata "all'americana", il che significa una decina buona di gradi in meno rispetto all'esterno (e forse anche di più), e tutti questi sbalzi di temperatura hanno un brutto effetto sullo stomachino di questo vecchietto. Qua e là, all'esterno, trovate anche quegli spruzzatori di acqua nebulizzata che dovrebbero rinfrescarvi, ma credetemi sulla parola se vi dico che faceva talmente caldo che l'acqua evaporava prima di raggiungermi.
Un'ottima cosa sono i distributori d'acqua fresca gratuita, sia naturale che gassata, sparsi per la fiera. Inutile portarvi dietro mille bottigliette, bastano un paio da riempire alle fontane. Sulla mappa che i volontari vi danno all'ingresso sono segnate con il disegno di una goccia. Se farete il nostro stessso errore e andrete con questo caldo diventeranno le vostre migliori amiche.
Secondo consiglio: cercate di evitare, se possibile, i giorni in cui ci vanno tutti, quali sabato e domenica, e presumibilmente tutto il mese di agosto. E' vero che l'area è talmente grande da risultare dispersiva e non avrete mai la sensazione che sia strapieno di gente, ma è anche vero che davanti ai padiglioni più gettonati, quali Italia, Cina o Giappone, troverete code degne di Gardaland. Noi, domenica, per Palazzo Italia abbiamo fatto un'ora buona di coda, e a Cina e Giappone abbiamo rinunciato.
Terzo consiglio: scarpe comode. Si cammina un mucchio. Per fortuna c'è un bus che fa costantemente il giro intorno all'area, e che potrete prendere per tornare al punto di partenza se, come noi arriverete là col treno e vi farete tutta la via centrale fino al fondo.
E ora che abbiamo finito di fare le nonne apprensive, parliamo della nostra visita!
La prima cosa che colpisce sono le architetture dei padiglioni. Spaziali, grandiose, artistiche, bellissime. Spesso l'interno dei padiglioni stessi non riesce a mantenere le promesse dell'esterno.
Come già accennato, l'area è enorme. Si parla di una milionata di metri quadri, e molti dei padiglioni sono anche strutturati su più piani. Questo, aggiunto alle code, significa non solo che non riuscirete a vederlo tutto in un giorno: non ne vedrete nemmeno la quinta parte.
Eh, sì, bisogna effettuare delle scelte. Le nostre sono state fatte un po' di pancia, un po' per l'aspetto esterno del padiglione che ci aveva particolarmente colpito, e un po' per le code. Come già detto, ci sarebbe piaciuto visitare Cina, Giappone e Germania... ma c'erano code da almeno 40 minuti a volte in parte sotto il sole, con un intero parco ancora da vedere.
Quasi tutti i padiglioni hanno un ristorante all'interno, alcuni anche due, ad esempio quello dell'Angola aveva un ristorante più carino sul tetto e uno più simile a un bar al pianoterra. I prezzi comunque erano gli stessi, i piatti differivano leggermente.
E quali abbiamo visto alla fine?
Il primo padiglione che abbiamo visitato è stato quello della repubblica Ceca, dedicato alle loro personalità più importanti, quali artisti e scienziati, e in particolare il regista Karel Zeman, regista negli anni 50-60 di numerosi film fantastici e di fantascienza. Non c'entra molto con il tema dell'Expo, ma il padiglione è carino, e fuori c'è una piscina in cui si possono immergere i piedi (e i bambini vi ci tuffano volentieri) decorata da una scultura surreale che mesce un uccello, un'auto e un aereo.
Il Barhein è uno dei più inutili, corridoi che passano in mezzo a un giardino di piante verdi (niente fiori).
Il padiglione del Nepal da fuori sembra molto bello, costruito in modo da ricordare gli antichi insedamenti di Katmandu con templi e colonnati, ma non è mai stato completato per colpa del terremoto del 25 aprile che ha fatto più di 8000 vittime. All'inizio c'è una cassetta per le offerte.
Il padiglione dell'Angola all'interno è spettacolare, con giochi di luci e schermi giganti. Si parla sia del cibo che dell'importanza della donna nell'economia angolese (angolana?). Arrivare al terzo piano è una faticaccia, ma la visita vale la pena. abbiamo mangiato qui il pranzo, ma i nomi dei piatti li ho dimenticati un istante doopo averli ordinati... uno a base di pollo con polenta, molto buono, e uno di polpo con patate, ottimo. 12 euro l'uno e 13 l'altro. Porca vacca. Ma i prezzi erano così in tutti i padiglioni. Nel ristorante all'esterno (all'ombra, per fortuna) c'è anche un palco dove alla sera si suona.
Il padiglione del Brasile all'interno non è granché... ma con la rete molleggiata su cui camminare hanno vinto tutto.
Quello del Belgio è carino, sopra c'è un maestro cioccolatiere che crea sculture di cioccolato e sotto c'è una dimostrazione di serre/acquari autosufficienti (con un sistema rotante le piante assorbono gli escrementi dei pesci come concime).
Il padiglione coreano è fantascientifico, ma eccessivamente minimalista, tutto bianco con linee dritte e angoli arrotondati, bizzarre opere d'arte contemporanea e uno spettacolino ultratecnologico... avanzato, ma freddo.
Credevamo di poter assaggiare caffè di altre parti del mondo al cluster del caffè, ma non è così. Ci sono solo stand dimostrativi, e per lo più il caffè non può nemmeno essere acquistato. C'è uno stand dove tostano e imbustano ogni giorno un diverso caffè, e se vuoi puoi comprare quello. Se vuoi bertelo, il caffè, dovrai accontentarti del baretto dell'Illy. Meglio magari prenderlo nel bar interno del Brasile...
Bella la mostra d'arte curata da Vittorio Sgarbi, per lo più opere seicentesche, con qualcosa di contemporaneo. Avrebbe meritato più tempo per la visita ma a quel punto avevamo già capito che ci conveniva correre se volevamo vedere ancora qualcosa.
Lo stand dell'Azerbajan è forse quello che mi è piaciuto di più: piccolo, ma studiato da qualche genio dell'architettura, accogliente, con forme arrotondate, tutto di legno che però si fonde con gioielli ultratecnologici come i fiori che si illuminano quando sfiorati o il televisore immersivo... Non saprei come altro chiamarlo. C'è un tavolo rotondo con al centro un plastico. accanto c'è un televisore dove scorrono le immagini di un cuoco che cucina all'interno dello stesso tavolo rotondo, per l'occasione tramutato in una cucina. Ma solo il cuoco è registrato, perché intorno a lui sullo schermo si vedono le persone che sono intorno al tavolo riprese in tempo reale... bestiale.
Essendo una foto a uno schermo, perdonerete la qualità... e anche il tizio sconvolto dal caldo sulla destra. |
Gli olandesi sono i più pazzi di tutti. Lo stand dei paesi bassi è, nè più e nè meno, una di quelle fiere di paese con camioncini che montano baretti provvisori, gente che suona a caso, giostre e mucche. L'avranno tirato su in mezza giornata ed è divertentissimo. Sono davvero fuori.
Palazzo Italia, come dice il nome, non è un padiglione ma un vero e proprio palazzo, enorme. Al suo interno dimostrazioni di cibo sostenibile e roba del genere, oltre a stanze piene di specchi con schermi giganti che mostrano immagini dei nostri monumenti, non molto divertente ma di sicuro quello che di più ha centrato l'argomento.
All'albero della vita ogni tanto fanno spettacoli con fontane e bolle di sapone, ma biognerebbe fermarsi fin dopo il calar del sole per avere la visuale migliore.
Il padiglione messicano è carino ma niente di particolarmente memorabile. Però ho notato che si ripete anche lì l'andazzo che ho già notato in Messico quando ci sono andato in viaggio di nozze: i messicani alti, magri e belli, discendenti degli spagnoli, fanno i ciceroni o comunque hanno le professioni più fighette, quelli piccoli e tarchiati con la pelle scura, discendenti degli abitanti precolombiani del Messico, sudano come maiali su un tapis roulant attaccati ai fornelli (sotto il sole) o fanno le pulizie.
Tra l'altro, i messicani si dovevano sentire a casa: sotto un sole da spaccare le pietre a cucinare e mangiare roba caldissima e piccante. Pazzi.
In Ecuador ci siamo fermati a mangiare cena, per l'unico motivo che era l'unico padiglione con prezzi sotto i 12 euro. Poi abbiamo capito perché.
Quello degli Stati Uniti è forse il più brutto di tutti, ma la cascata fuori che fa i disegni con l'acqua è spettacolare.
Il Qatar dentro non è bellissimo, ma fuori ci sono diversi negozietti che replicano quelli tipici di quelle terre, e ci si può fare anche tatuaggi all'Hennè gratuitamente. Il ristorante sembra ottimo.
La Slovacchia espone un mucchio di opere d'arte contemporanea. Bisogna dire che quelle all'esterno sono forse più interessanti di quelle all'interno.
E poi, sfiniti dal caldo e dalla camminata, ce ne siamo tornati a prendere il treno... che era in ritardo di mezz'ora, strapieno e senza aria condizionata, giusto per chiudere in bellezza la giornata.
Che ne penso dell'Expo? Che è bella, e che un giro alla fine bisogna farlo, se non abitate troppo lontano. Sappiate comunque che mai e poi mai riuscirete a vedere tutto in un giorno solo, nemmeno se andate un giorno che non c'è nessuno. Meglio piuttosto informarvi, magari cercare altri articoli come questo, capire cosa vale davvero la pena vedere e fare la vostra scelta. Personalmente, oltre a Palazzo Italia i miei padiglioni preferiti sono stati Angola e Azerbajan... e volete non farvi la rete del Brasile?
E andate quando fa più fresco.
Chi è riuscito a vedere Cina, Giappone e Germania mi faccia sapere...
Il Moro
Hem... grazie per il bell'uomo ;)
RispondiEliminaLa Cina e la Germania le ho saltate anche io (code chilometriche), ma il Giappone non me lo sono fatto mancare. "80 minuti", ripetevano incessantemente le hostess con gli occhi a mandorla... alla fine la coda è durata un po' di più, a cui bisogna aggiungere i 50 minuti circa del giro all'interno del padiglione. Eh, avrei voluto sentire la tua opinione sullo spettacolino "Japan style" allestito al termine...
Aaah, il Giappone mi è proprio dispiaciuto non riuscire a visitarlo...
EliminaNon so quando andrò, ma grazie delle dritte. Sono sempre un fautore del "Vai in mezzo alla settimana, che non trovi gente"... sempre se si può ovviamente!
RispondiEliminaè sempre la strategia migliore...
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