martedì 2 luglio 2024

Opinioni in pillole: avventure grafiche vecchie e nuove. The longest Journey, Samorost 3, Thimbleweed Park

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Raccolgo qui un po' di commenti che ho scritto per alcune avventure grafiche che ho giocato di recente, commenti troppo corti per diventare articoli a sé stanti.
Le avventure grafiche sono per me un genere abbastanza nuovo, grazie allo SCUMMVM sto recuperando molti antichi capolavori che all'epoca avevo snobbato, (anche perché la maggior parte girava su macchine che non ho mai avuto). Contemporaneamente, sto anche giocando ad avventure più moderne. In questo articolo parlo delle ultime tre che ho affrontato.



The Longest Journey recensione

The Longest Journey

The Longest Journey è un'avventura grafica punta e clicca del 1999, creata dalla casa norvegese FunCom (storia e design di Ragnar Tørnquist)
Ho affrontato questo gioco nel modo sbagliato: si tratta di un gioco estremamente statico in cui bisogna leggere un sacco di dialoghi, buona parte dei quali sono solo chiacchiere che non servono a mandare avanti la storia. Giocarci di sera dopo aver messo il bambino a dormire è il modo migliore per addormentarsi sulla tastiera (ed è successo). Ma, oh, quello è il momento in cui posso giocare col computer... 😅

The Longest Journey recensione

Si tratta anche di un gioco parecchio balordo, perché ti costringe a un pixel hunting feroce e ha enigmi di una difficoltà assurda, che ti chiedono di fare cose maledettamente controintuitive. Vero è che di tutte le avventure grafiche che ho giocato giusto un paio sono riuscito a finirle senza ricorrere ad aiuti, quindi magari sono io che non sono proprio una cima, ma questa è veramente allucinante.
A un certo punto non ce l'ho fatta più e l'ho abbandonato. Per giocare ricorrendo continuamente alla soluzione tanto vale guardarsi un gameplay su Youtube. Magari se fossi riuscito a giocarci a orari più consoni sarei riuscito a concentrarmi di più. Peccato, perché la trama sembrava interessante.
Le versioni GOG e Steam di questo gioco non hanno la lingua italiana, che pure aveva il gioco nella sua prima incarnazione su 4 CD o su DVD. Per questo ci viene in aiuto una patch che permette di applicare la traduzione ufficiale, ed è disponibile anche un'ulteriore patch per scalare tutto il gioco in alta definizione, filmati compresi. 



Samorost 3 recensione

Samorost 3

Videogioco del 2016 uscito per PC e mobile, ha avuto recensioni entusiastiche e per questo ho deciso di spendere il mio euro e mezzo quando è andato in promozione nello store Android.
Si tratta di un'avventura grafica punta e clicca che punta moltissimo sullo stile surreale con cui sono disegnati i quadri. E proprio di "quadri" possiamo parlare, perché spesso sembra di muoversi all'interno di veri e propri dipinti interattivi.
Ora, da un'avventura grafica ci si aspetta in genere due cose: trama ed enigmi interessanti.
Per quanto riguarda Samorost 3, trama: non pervenuta. Il gioco è completamente privo di dialoghi e di qualsiasi parola scritta, molto comodo per l'esportazione, ma a ciò dovrebbe corrispondere una trama che risulti comprensibile anche senza l'uso di parole. Esistono decine di esempi di questo tipo. In Samorost 3 la trama non è che non sia comprensibile: non c'è. A meno che non vogliate considerare "un omino ha voglia di esplorare i piccoli mondi vicino al suo" come una trama. Può essere una traccia, non una trama. E invece qui si continua ad andare avanti a risolvere enigmi perché, boh, è un videogioco, si prevede che si debba andare avanti, no?

Samorost 3 recensione

Ma anche con un canovaccio così debole avrei potuto proseguire lo stesso, considerandolo una specie di puzzle game, se non fosse stato per il punto 2.
Gli enigmi: e chi li capisce? Gli enigmi di Samorost 3 non sono in media difficilissimi, ma a volte non si riesce davvero a capire cosa il gioco ci stia chiedendo di fare. Il punto è che l'ambientazione è surreale, e così lo sono anche gli enigmi, così spesso li si risolve più per caso che per ragionamento. Ce ne sono anche diversi che vanno proprio semplicemente a tentativi, dopo un po' a forza di sparare a caso trovi la combinazione giusta. In un paio di casi non ho capito la soluzione dell'enigma nemmeno dopo averla guardata su Youtube!
Quindi trama inesistente ed enigmi che saltano dal "frustrante" all'"insoddisfacente" senza nessuna sfumatura intermedia, ed ecco che anche questo gioco è finito a prendere polvere virtuale nello scaffale virtuale...


Thimbleweed Park recensione

Thimbleweed Park

Il nuovo gioco creato dagli autori di Maniac Mansion e della serie Monkey Island è un tuffo nel passato, quel passato in cui sembriamo esserci rituffati a pesce negli ultimi anni. 
Ormai è impossibile contare le opere che pescano a piene mani dai miti della nostra infanzia, dai remake e seguiti di qualsiasi film a opere celebrative come Stranger Things Ready Player One.
Nei videogiochi, poi, il proliferare della scena indie ha visto l'uscita di decine di giochi che riprendono le meccaniche o lo stile dei giochi del passato. 
Anche questi due autori, ritrovatisi dopo tanto tempo, hanno deciso di correre dietro a questo trend e proporre su Kickstarter questo nuovo progetto.
Gary Winnick ha lavorato fino alla metà degli anni '90, poi ha partecipato in ruoli secondari alla realizzazione di giusto due giochi, entrambi tie-in di cartoni animati per Nintendo DS. 
Ron Gilbert, invece, ha continuato a lavorare senza mai fermarsi, per produzioni abbastanza di secondo piano.

Thimbleweed Park recensione

Insieme, sono riusciti a ricreare quelle atmosfere che permeavano le avventure punta e clicca degli anni '80, senza però rinunciare alle possibilità offerte dalla tecnologia odierna.

Ecco quindi che Thimbleweed Park è in tutto e per tutto un punta e clicca alla vecchia maniera, con tanto di verbi e inventario in basso. Si gioca con il mouse e si deve andare in giro a parlare con la gente, a usare oggetti e a raccoglierne altri da usare dopo con altri ancora.

Però è anche un gioco tecnicamente moderno, con una grafica che difficilmente avrebbe potuto girare sulle macchine su cui giravano i suoi illustri predecessori. Grafica comunque nella media per le produzione odierne, siamo lontani dai picchi raggiunti da alcuni capolavori di pixel art, ma è giusto così: esagerare avrebbe significato perdere di vista l'obbiettivo, e cioè riportarci nel 1987. Si compensa con una notevole lunghezza, io ho superato le 15 ore a modalità difficile, non ricordo di aver giocato altre avventure punta e clicca vintage così lunghe.

Gli enigmi sono in generale abbastanza semplici, e se proprio non ci si arriva (e a me è successo una manciata di volte) c'è un comodo sistema di aiuto, che a una prima richiesta da un vago suggerimento, via via sempre più specifico fino alla soluzione. So che alcuni aborrono questo genere di scelta, ma a me sembra perfetto: ci provi fino a scassarti la testa, quando proprio non ce la fai più accetti un suggerimento, se non ci arrivi ancora un altro suggerimento, se sei proprio un cutumerlo ti da la soluzione. Mi sembra il modo migliore di evitare la frustrazione tipica di questo genere di giochi.

Insomma Thimbleweed Park è davvero un gran bel gioco che merita di essere provato.

Recentemente su GOG hanno messo in download gratuito anche l'espansione Delores: A Thimbleweed Park Mini-Adventure, e io chiaramente ne ho subito approfittato.


Mi rendo conto adesso che da come ho parlato di questi tre giochi ne esco come un pirla che non riesce a finire un'avventura grafica da solo... E che devo dire? E' proprio così!

Il Moro

Altre avventure grafiche di cui si è parlato in questo blog:

Ho pubblicato diverse compilation di videogiochi, videogiochi cioè accomunati da un tema particolare. Ad esempio tutti i videogiochi dove compare un particolare attore o personaggio, o seguiti più o meno apocrifi di un videogioco classico, e altre. Alcune sono "elenchi ragionati", altre veri e propri approfondimenti sul tema. Le trovate tutte a questo link.


4 commenti:

  1. Io uguale. Non ne finisco una, tanto che mi stufo e le lascio sempre perdere. Il fatto è che bisogna entrare nella mentalità di chi ha studiato l'enigma e non è così facile.

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    1. In alcuni casi è impossibile. A volte la storia raccontata è così interessante che si è invogliati a continuare a provarci, a volte no.

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