martedì 8 agosto 2023

Opinioni in pillole, Zagor: Lo spirito del lupo, Vendetta Seminole, Braccati!

 Salve a tutti, È il moro che vi parla! 

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo, recensione

Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo

Il nono Zagor + con le storie brevi non ha nessun particolare exploit qualitativo ma le storie sotto tutte discrete, a dimostrazione che il formato della storia breve non è affatto limitativo per Zagor. Finalmente gli autori sembrano aver "trovato la quadra" e nessuna storia sembra allungata o striminzita per farla stare nel numero previsto di pagine.


Lo spirito del Lupo, di Moreno Burattini e Stefano Voltolini

E' la storia cornice, e come tale serve a poco oltre a mostrarci Cico che fa qualche battuta stantia sul cibo e a dare ai personaggi la scusa per raccontare delle storie. Abbastanza ridicolo che Cico proclami che la prossima storia metterà in chiaro che il suo apporto nelle avventure di Zagor è determinante, e poi parta una storia in cui Cico si vede poco e niente.
Carino come la cornice si colleghi all'ultima storia raccontata. 
Insomma il solito compitino svolto con diligenza ma niente di più di Burattini e Voltolini.

Il grizzly, di Francesco Testi e Giuseppe Candita

Giuseppe Candita sceglie la mezzatinta per i disegni, un modo efficace di sottolineare il fatto che siamo nel passato. Una buona storia della giovinezza che ci mostra uno Zagor irruento e scavezzacollo, alle prese con un nemico quasi soprannaturale e con una grave perdita, oltre che con una lezione che contribuirà a formare il carattere del futuro eroe.

Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo, recensione


Il monte della vendetta, di Gabriella Contu e Franco Devescovi

E' probabilmente la storia meno riuscita del volume, perché troppi sono gli elementi già visti, dall'uomo dell'est in cerca del fratello all'uomo lasciato indietro creduto morto e trasformatosi in un pazzo assassino. Anche la resa grafica dell'assassino lascia un po' a desiderare, il vestito e i guanti fatti con la pelle del puma gli fanno le mani da Winnie Pooh. Una figura del genere potrebbe essere efficace solo se mostrata sempre a mezzo nel buio, ma il disegnatore mette sempre tutto in piena luce.

Il vecchio soldato, di Emanuele Mosca e Max Bertolini

Dopo l'orso "quasi soprannaturale" della prima storia, qui abbiamo un'altra e più evidente violazione del principio secondo cui gli Zagor + con storie brevi alternano soprannaturale e non: il precedente Zagor + aveva solo storie col soprannaturale, e qui abbiamo una storia di fantasmi. Ma io sono uno di quelli a cui il soprannaturale piace, e questa non è una storia in cui Zagor mena mostri ma una vera ghost story d'atmosfera. La mia preferita del volume, anche come disegni.

Zagor + n. 9: Lo spirito del lupo, recensione

Fuga nella notte, di Moreno Burattini e Roberto Diso

La storia più lunga, e anche qui abbiamo un elemento vagamente soprannaturale, ma non invasivo. La storia scorre bene senza stupire, ma non possiamo non soffermarci sui disegni di Diso, che alla bellezza di 91 anni non ha ancora mollato la matita. I suoi disegni, seppur non sempre perfetti, appaiono addirittura più curati e particolareggiati di quelli di storie più antiche, dove forse doveva fare più i conti con i tempi di produzione.




Zagor n. 693-696 (Zenith 744-747): Vendetta Seminole, di Jacopo Rauch e Stefano e Domenico Di Vitto

Cinquant'anni fa usciva una delle storie più amate della saga, Libertà o morte. In quella storia Zagor cercava di aiutare i Seminole di Manetola, figura ispirata a quella storica di Osceola, senza riuscirci. Una storia drammatica, priva di lieto fine e che non ha mancato di lasciare le sue tracce nella psiche del nostro eroe.
In occasione di questo anniversario Rauch e i fratelli Di Vitto danno alle stampe una storia che vuole esserne un nuovo seguito, dopo quelle con i ritorni di Liberty Sam che abbiamo letto ormai anni fa. Viene quindi rivelato che Manetola ha un figlio, che ora è grande e non vede l'ora di vendicare suo padre, mettendosi a sua volta a capo di una banda di seminole e liberando gli schiavi delle piantagioni. Zagor ovviamente decide di intervenire, un po' per evitare l'ennesimo massacro con inutili morti da ambo le parti, un po' perché la fine di Manetola ancora lo tormenta e non può restare indifferente di fronte al destino di suo figlio.

Una storia bella lunga per questi tempi, tre albi e mezzo, che permettono all'autore di far respirare i suoi personaggi, di narrare senza la fretta tipica delle ultime produzioni. Zagor e Cico possono perdersi in chiacchiere e nei ricordi del passato, c'è spazio tra qualche gag e per far crescere la tensione quando serve, e per lo sviluppo di diverse sottotrame che addirittura dividono la storia in due diversi tronconi, prima lo scontro con la guardia Georgiana con la presenza di Satko e poi, quasi completamente distaccato, l'attacco a Britannia.

L'autore gioca un po' sull'effetto nostalgia, riproponendolo situazioni già viste nel nella storia di cui questa è il seguito diretto. Rauch però non si limita a scimmiottare la vicenda di Manetola ma la celebra ponendo l'accento sui sentimenti di zagor che si ritrova a vivere di nuovo quelle stesse situazioni che già l'avevano profondamente segnato. Per questo usa brevi ed efficaci pennellate, senza togliere spazio all'azione e allo svolgersi della vicenda.
Buono l'utilizzo di Cico, rauch sembra essere rimasto l'unico autore zagoriano a utilizzare bene il messicano. Emozionante in particolare la sequenza in cui Cico si rende conto di essere rimasto solo, tra i corpi dei compagni caduti e contro tutta la guarnigione di Britannia.
Un'altra vittoria amara per Zagor, che torna qui a essere quella figura tormentata che abbiamo visto nelle sue storie migliori.

I Di Vitto sono ben lontani dall'essere i miei disegnatori preferiti, ma qui danno forse la loro prova migliore, consegnandoci tavole dinamiche e begli scorci di giungla. Certo, un Andreucci o un Piccinelli avrebbero reso la storia decisamente più memorabile, ma direi che non ci possiamo lamentare più di tanto.

Rauch si conferma il miglior sceneggiatore in forza alla serie in questo momento. Ho la speranza che riuscirà a regalarci un nuovo "rinascimento zagoriano". Se ce lo rubano per Tex mi metto a urlare. 


Zagor n. 696/Zenith 747 bis: Braccati, di Raffaele Della Monica


Zagor n. 696/Zenith 747 bis: Braccati, di Raffaele Della Monica

Particolarità di questo albo è di essere stato scritto e disegnato da un autore unico, Raffaele Della Monica, secondo a cimentarsi nell'impresa su Zagor dopo Gallieni Ferri negli anni '60.

Zagor n. 696/Zenith 747 bis: Braccati, di Raffaele Della Monica

Il canovaccio è abbastanza classico, eroe rude e cazzuto salva fanciulla abituata alla vita comoda da sgherri che cercano più volte di ucciderla. Questo genere di storie di solito regala abbondanti gag, e i film che lo sfruttano rientrano nel genere delle "commedie action", ma misteriosamente dopo aver lanciato il sasso Della Monica decide di nascondere la mano. Zagor non può essere "troppo" rude per non uscire dal personaggio, e gli accenni al fatto che la ragazza è inadatta alla vita nei boschi sono pochi e poco importanti per il proseguio degli eventi. L'autore preferisce una trama action più classica, con personaggi ultra stereotipati (il cattivo che continua a dire di voler far soffrire Zagor facendoselo così sfuggire dalle mani, per ben due volte!) con un intreccio che sarebbe stato migliore con qualche pagina in più a disposizione: il modo in cui Zagor si allontana dal campo indiano sembra davvero troppo facile e sbrigativo (tra l'altro, in questa occasione affronta un indianone, dovrei mettermi a fare una seria ricerca su questo stereotipo).

Storia discreta sostenuta dai bei disegni, un buon albo "bis" da vendere a chi cerca qualcosa di autoconclusivo da leggere sotto l'ombrellone, ma ce la dimenticheremo in fretta.

A un certo punto uno dei cattivi esclama "Cristo santo!", il che ha causato qualche storcimento di naso in un fandom a volte un po' troppo puritano. Se condanniamo un'esclamazione che non può nemmeno essere definita una bestemmia, oltretutto pronunciata da un personaggio negativo, allora non dovremmo anche condannare le decine di morti che Zagor si lascia alle spalle a ogni albo?

Il Moro

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2 commenti:

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