Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Un altro articolo in cui metto insieme opinioni brevi se non brevissime, su cose che ho visto/letto/giocato e a cui non mi andava di dedicare articoli più lunghi e dettagliati. Questa volta parliamo di una manciata di film che hanno la caratteristica comune di essere, beh, un po' fuori di testa. Visto che scrivo questi commentini subito dopo aver visto i film e li tengo lì per accumularli, alcuni potrei averli visti davvero un sacco di tempo fa.
Everything everywere all at once
Sappiate che ho adorato ogni fotogramma di questo film maledettamente divertente.
Cosa succede quando metti insieme la tematica degli universi paralleli con le botte da orbi alla maniera cinese? The One? Per carità, siamo su tutto un altro livello.
Nonostante la maggior parte dei protagonisti abbia lineamenti orientali, Eveything Everywhere All at Once è un film americano. Gli interpreti hanno tutti il passaporto americano, e così uno dei due registi (l'altro è nato in america da genitori orientali).
Protagonista è la mitica Michelle Yeoh, qui probabilmente alla sua prova migliore, splendida sia nelle scene d'azione che in quelle dove recita la parte dell'imprenditrice stressata. Peccato solo per alcune brevi scene di flkashback dove non risulta credibile come versione giovane di sé stessa, per via forse del rifiuto (o dell'impossibilità economica) di utilizzare il de-aging come fanno tutti, e/o di un trucco non abbastanza efficace.
Il marito Waymond è interpretato da Jonathan Ke Quan, che fu il bambino che accompagnava il protagonista in Indiana Jones e il tempio maledetto nonché Data nei Goonies. Conosce il Takwondo e ha lavorato come coreografo degli stunt per X-Men e il già citato The One.
Dopo un inizio che ci mostra quanto in qualsiasi universo compilare una dichiarazione dei redditi sia il corrispondente terreno di un girone infernale, le cose cominciano ad andare fuori di testa, quando il marito della protagonista cambia personalità e rivela di provenire da un universo parallelo in cui hanno imparato a viaggiare tra le diverse realtà. Seguono botte marziali a profusione, sempre semza nessuna pretesa di prendersi sul serio, basti dire che nella prima scena di lotta svariate guardie di sicurezza vengono demolite a colpi di... marsupio.
Il multiverso è una splendida scusa per una sequela infinita di trovate una più matta dell'altra, in un crescendo di follia che ha anche tempo per momenti metanarrativi e romantici, tra una pazzia e l'altra. C'è probabilmente del debito verso Rick and Morty, ma non è colpa dei Daniels, sono quelli di Rick and Morty che hanno già detto tutto!
Ho guardato questo film con il sorriso in faccia dalla punta al fondo, magari qualche trovata è "troppo" matta e fa un po' storcere il naso, ma nel complesso non importa. Film da vedere assolutamente, ovviamente se vi piace il genere, ho in mente diverse persone a cui non potrei farlo vedere mai per evitare commenti del tipo "ma che cazzo di film guardi? Sei malato?".
Magari potrei provare con la loro versione di un altro universo.
Postilla finale: ho scritto tutto quanto sopra prima che al film venissero affibbiate ben sette statuette alla cerimonia degli Oscar, e l'ho trovato piuttosto strano... Questo è uno dei film che piacciono a me, non di quelli che vincono gli Oscar!
Prisoners of the Ghostland
Nicolas Cage, che già è matto di suo, protagonista in un film di Sion Sono, che è anche più matto. Cosa potrà mai andare storto?
In uno strano mondo in cui coesistono ambientazioni westerm, chambara e postapocalittiche, Nicolas Cage come un novello Jena Plissken, ben dotato di un corpetto munito di esplosivi in caso decida di deviare dalla sua missione, viene incaricato di trovare una ragazza (Sofia Boutella - tra l'altro ho scoperto adesso che è una ballerina di un certo livello, ci sono dei bei video su YouTube) e riportarla a casa. Seguono bizzarri casini.
Il film poggia tutto sull'ambientazione (almeno, la parte non poggiata su Nicolas Cage, e si sa che lui può portare un bel po'), per la quale però probabilmente è meglio non dilungarsi in troppe analisi, tanto non è che ci sia dietro molta logica. L'area nella quale agisce il nostro Nicola è divisa in due zone: una un po' western e un po' chambara (ci sono sceriffi e gente vestita da pistoleri con cappelli Stetson, lunghi impermeabili e pistole alla cintura, che si muovono tra giapponesi in costume tradizionale e samurai armati di spada, ma con l'inserimento di elementi moderni come automobili e smartphone) e una postapocalittica ancora più surreale, con un mucchio di gente sporca e vestita di stracci che indulge in strani rituali. E ci sono pure i fantasmi, ovviamente.
L'idea che lascia il film è che gli autori abbiano voluto fare un film abbastanza strano e surreale perché lo spettatore guardandolo potesse dire "ammazza che film strano e surreale!", senza però preoccuparsi di dare una logica al tutto, ma nemmeno di rendere il film appassionante da vedere. In effetti ci si annoia un po', soprattutto nella prima metà, sia perché la vicenda, oltre ad essere piuttosto prevedibile e già vista, evolve in modo lento, un po' perché il film sembra prendersi troppo sul serio.
Mi spiego meglio: se hai un'ambientazione strampalata e metti Nicolas Cage al centro della scena, ci aspettiamo qualcosa di frizzante. Invece, l'effetto "ah che strano" si basa tutto sulle stranezze che avvengono intorno a un Nicolas Cage imbalsamato per buona parte del tempo, tra strane danze e canzoni postapocalittiche, che si guardano con un sopracciglio sollevato per la loro stranezza ma "non fanno ridere". A ciò aggiungiamo la recitazione teatrale, quasi grottesca, che non ti permette mai di attivare un po' di sospensione dell'incredulità ma, anzi, concorre a darti l'impressione che "stai guardando un film strano e surreale".
Ho già parlato di un film dello stesso regista, Sion Sono, in passato: Tokio Tribe. Quello però mi era piaciuto decisamente di più, forse perché un po' meno folle e nonsense, forse proprio perché un po' più movimentato nello svolgimento.
Film consigliato se volete vedere un'ambientazione bizzarra e non vi disturba che alcune cose semplicemente non abbiano senso.
Psycho Goreman
"Horror" neanche tanto, perché si tratta di una divertentissima trashata: due ragazzini disseppelliscono per caso un alieno ultrapotente, malvagio signore della guerra galattico distruttore di mondi eccetera dotato di poteri eccezionali, e insieme ad esso trovano anche un gioiello magico in grado di controllarlo. La ragazzina che prende il gioiello e il controllo sull'alieno è chiaramente una psicopatica, e l'alieno che potrebbe devastare mezzo pianeta viene costretto a farle praticamente da schiavo, pagliaccio e mezzo di coercizione... Poi arrivano anche altri alieni intenzionati a ucciderlo, e via così.
La storia è dannatamente semplice, ma è anche realizzata dannatamente bene, splatterissima e divertentissima. Ma soprattutto è adorabile la protagonista, la ragazzina psicopatica interpretata così bene dall'attrice Nita-Josée Hanna che mi sa che è così anche nella vita.
Questo è uno di quei film in cui gli autori si sono divertiti più degli spettatori, me li immagino a decidere la sceneggiatura davanti a enormi boccali di birra e probabilmente pure qualcosa di più forte e meno legale. Per un film realizzato oltretutto con effetti speciali vecchia scuola in omaggio agli anni '80, ma non quelli platinati e fasulli di Strane Cose. Una meravigliosa e sanguinolenta parodia di quei film dove l'alieno arriva sulla Terra e fa amicizia con un ragazzino, in cui l'alieno è un mostro distruttore di mondi e la ragazzina ha un futuro spianato da serial killer.
Guardatevi questa perla, vi prego.
Six-String Samurai
Calcolando che lo spaghetti western è derivato dai film di samurai e che tutta quella branca di film post-apocalittici nei deserti in stile Mad Max è derivata dagli spaghetti western, non deve stupire se questo Six-String Samurai, del 1998, sembra un mix di tutti e tre.
L'antefatto: nel 1957 la Russia scatenò un attacco nucleare contro gli Stati Uniti e, per citare un classico che TUTTI conoscete, "le pianure avevano l'aspetto di desolati deserti... tuttavia la razza umana era sopravvissuta".
L'unico luogo dove ancora esisteva la civiltà era Las Vegas, grazie anche al suo re, Elvis Presley.
Dopo quarant'anni di Regno Elvis morì, e il disc-jockey la cui voce ci accompagnerà per tutto il film annunciò una chiamata per tutti i musicisti samurai, per eleggere tra di loro il nuovo re del Rock 'n' Roll.
Ecco dunque che un chitarrista samurai chiamato Buddy si avvia verso Las Vegas, aiutando un ragazzino che lo affiancherà nel suo viaggio e affrontando lungo la strada una nutrita serie di coloriti avversari, dai cavernicoli postapocalittici agli astronauti dei mulini a vento a svariate band di musicisti assassini. In particolare, a volere la fine di Buddy è soprattutto Morte, che probabilmente è proprio un'incarnazione della morte e che guida una band di musicisti metal che usano arco e frecce come i pellerossa.
Da questa delirante sinossi vi sarete già fatti un'idea: qui nessuno si prende sul serio.
Tra vestiti talmente stracciati che è inutile tenerli addosso, strani costumi, veicoli strampalati e un velo di polvere che ricopre ogni cosa, comprese le facce, l'estetica western e postapocalittica è perfettamente rispettata. I combattimenti e alcune soluzioni visive, come le immagini distorte in apertura, rappresentano a loro volta i film di samurai. Combattimenti abbastanza ben realizzati dal protagonista Jeffrey Falcon, che è qui al suo ruolo più importante ma comunque è comparso in diversi film di arti marziali, soprattutto asiatici.
Certo, è fatto tutto con quattro soldi e si vede. Wikipedia dichiara un budget di 2 milioni di dollari, e mi sembra anche troppo contando che è tutto girato in mezzo al deserto con giusto qualche baracca ogni tanto. Per non parlare delle performance attoriali, così tremende che non capisco se siano davvero terribili o se lo stiano facendo apposta (ma in molti casi sono quasi sicuro che lo facciano apposta).
La colonna sonora del film è interamente composta da canzoni rockabilly, la maggior parte delle quali è stata creata appositamente per il film dal gruppo russo/americano Red Elvises.
Il film, mai tradotto in italiano che io sappia, si trova completo su Youtube
Certo, poteva venire meglio. I musicisti samurai sono divertenti così come le strane comunità che si incontrano, ma si poteva fare di più, esagerare. Quello che manca a questo film è quel po' di esagerazione che avrebbe potuto farlo diventare quel cult che probabilmente aspirava a diventare.
Rimane un film godibile, che non fa rimpiangere il tempo spero per vederlo e che offre occasione di chiacchiera in birreria. "Ehi, ma sai che ho visto un film assurdissimo con i musicisti samurai apocalittici?"
Il Moro
ieri ho avuto messaggi di errore cercando di commentare, speriamo che vada bene oggi... Cercherò di guardarmi Everything Everywhere eccetera, di solito sto alla larga dai film che vincono gli Oscar ma stavolta chissà...
RispondiEliminaNicolas Cage, invece... no.
Everything eccetera merita, non è uno dei film che di solito vincono tutti questi oscar. Niente, io non riesco a non amare quel pazzoide di Nicholas Cage!
EliminaSix string samurai messo in watch later, grazie! Peccato per l'occasione mezza sprecata con Nic Cage...
RispondiEliminaComunque guardabile per godersi un po' di stranezze, ma dello stesso regista meglio piuttosto Tokio Tribe.
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