martedì 19 novembre 2024

Zagor: Ritorno nella città nascosta, Pioggia infernale, Il re di Cuenca Verde

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla! 

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.



Zagor + n. 14, Ritorno nella città nascosta, di Faraci e Sedioli

Burattini lo ammette candidamente nell'editoriale all'inizio del volume: questo è l'ennesimo "ritorno" in poco tempo. Ammetterlo però non significa che vada bene. Il nostalgismo imperante nell'intrattenimento di matrice statunitense ormai ha contagiato anche Zagor, al punto che, esauriti i "ritorni" più eccellenti, iniziano a esserci "ritorni" anche a storie non così memorabili. E' il caso di questo volume, seguito di un albo di 55 anni fa che, francamente, non ricordavo per nulla. In questo caso devo ringraziare il riassunto all'inizio della storia, che comunque spreca una pagina intera in un combattimento che avrebbe dovuto occupare una vignetta al massimo. Ma ci è andata ancora bene rispetto ad altri "riassunti".

Per tutta la prima parte la storia si sviluppa in maniera mediocre. Il cattivissimo colonnello (almeno mi sembra fosse colonnello) è un buon "villain", sembra un po' strano che tutti i suoi uomini fossero d'accordo con lui, ma sono cose che capitano nelle storie d'avventura. Un po' più interessante la parte finale, nella quale i semi piantati nella prima parte germogliano, ma anche quella non riesce a sollevare la storia dalla media di sufficienza in cui galleggiano quasi tutte le storie zagoriane ormai da tempo. 

Zagor + n. 14, Ritorno nella città nascosta, di Faraci e Sedioli

Gli riconosco comunque un valore aggiunto perché si parla di civiltà maya, di cui sono appassionato (qualcosa ho addirittura scritto). Purtroppo i disegni di Sedioli non rendono giustizia alla magnificenza dellle costruzioni e dei costumi, che oltretutto si vedono poco, dato che la maggior parte dell'azione si svolge nella foresta. Occasione sprecata per quello. Dopo aver letto un fumetto come Quetzalcoatl, i cui disegni ritraevano magnificamente le città azteche, questo volume sembra davvero poca cosa.



Pioggia infernale, Zagor n. 709, di Russo e Sedioli

Finalmente una storia che è riuscita ad appassionarmi, anche se non è di certo esente dai difetti.
Pioggia infernale riprende un tema che è già stato trattato anni fa in zagor, anche se in modo molto diverso, con la storia I malefici di Diablar. Storia discreta, che mi è rimasta impressa soprattutto perché l'ho letta più o meno una settimana dopo che anche il paese dove abito è stato colpito da un'alluvione...  

Darkwood è sconvolta da una pioggia torrenziale in grado di causare dei veri disastri. Dopo aver aiutato nelle operazioni di evacuazione, Zagor riceve una lettera da parte del professor Verybad nella quale gli chiede di incontrarlo. A questo punto che il professore centri qualcosa è a dir poco ovvio...

Questa storia è valorizzata da alcune idee più che buone, a cui però corrisponde una realizzazione non sempre all'altezza.
Mi dispiace parlare male di un disegnatore che comunque disegna di sicuro meglio di me, ma il pur prolifico Gianni Sedioli non è di sicuro il migliore in forza alla collana, per quanto il suo tratto mi sembri migliorato nel tempo. Riesce però a realizzare delle immagini abbastanza inquietanti con quel "muro di pioggia" che inizia di colpo.

Dal punto di vista della sceneggiatura i maggiori problemi si trovano nella parte iniziale. Innanzitutto manca di enfasi. Noi sappiamo che ci sono state decine di morti, una strage di animali e villaggi distrutti, ma lo sappiamo più perché ci viene detto che non perché ci venga mostrato. Troppo poche sono le scene in cui vediamo davvero questa devastazione, e ancora meno quelle in cui Zagor dimostra una qualche emozione diversa dalla rabbia verso i responsabili. Va bene l'uomo d'azione che reagisce immediatamente senza perdersi in chiacchiere, ma lo Zagor che abbiamo imparato ad amare è quello che trova il tempo per guardare un tramonto o piangere i suoi morti.

E poi ci sono le chiacchiere. Parlano un sacco, e i dialoghi sono noiosetti. Anche il professor Verybad, per quanto non abbia subito un processo di smacchiettizzazione totale come successo ad altri personaggi, risulta comunque poco divertente.


Dopo però si riprende, il ritmo si fa più rapido, la storia più avvincente. Qui la personalità di Zagor è gestita meglio, anche perché è il momento giusto per fargli scatenare tutta la sua rabbia. Non tutto è perfetto, lo scontro con il segretario-ninja poteva essere gestito meglio, riescono a introdursi nella casa del cattivo con una facilità disarmante, ma comunque la storia gira bene. E ho già detto di essere un fan delle storie con Altrove.
Per non parlare del bambino cresciuto a pane e Zagor che si nasconde dentro di me e che si è esaltato non poco a frasi come "Non siete certo il primo pazzoide con manie di grandezza che mi capita di incontrare, ma a Darkwood finiscono tutti per sbatterci il grugno" o "Non si scherza con Darkwood".
L'introduzione di una nuova, terribile minaccia, poi, da affrontare insieme ad Altrove, non può che avere tutta la mia stima. Una minaccia globale da parte di un'organizzazione stratificata e ben impiantata anche negli ambienti politici, che sembra avere anche altre ramificazioni, viste le abilità da ninja della guardia del corpo. Ora mi basta che Altrove assoldi anche Supermike e potrò dirmi contento.

Insomma, so di averlo già detto cento volte, ma anche questa è una di quelle storie che avrebbero meritato più spazio per svilupparsi meglio, soprattutto per quanto riguarda la parte iniziale. Cavoli, almeno riempire tre albi interi si poteva fare. Anche così, comunque, siamo abbondantemente sopra la media alla quale ci stavamo abituando.


Il re di Cuenca Verde, Zagor Speciale n. 39, di Pezzin e Segna recensione

Il re di Cuenca Verde, Zagor Speciale n. 39, di Pezzin e Segna

Si insinua nella serie di albi speciali con ristampe di storie vecchie e "introvabili", uscite magari solo in occasione di fiere ed eventi vari, perché Zagor è come il maiale, non si butta via niente. In particolare questa è una "storia perduta" che già da anni fa è saltata fuori dagli archivi della casa editrice, realizzata alla fine dagli anni '70 da Giorgio Pezzin, ora in forze a Topolino, e Pini Segna, ora scomparso. Da quando Moreno Burattini ha iniziato a parlare di questa storia ritrovata a un convegno, già una quindicina di anni fa, molti fan hanno chiesto che venisse stampata, e alla fine l'hanno avuta vinta. 

Si tratta di una storia leggera e divertente, chiaramente destinata a un pubblico giovanile (come è sempre stato Zagor, ma questa in particolar modo). C'è molta azione e poche parole, una trama semplice e lineare, molte gag abbastanza divertenti, svariate ingenuità accettabili in un fumetto per bambini. Diciamo che erano tempi in cui il povero Cico poteva ancora avere parti importanti nella trama, mentre oggi sembra spesso relegato in un angolo. Anche i disegni hanno quel sapore vintage, questo disegnatore non mi è mai piaciuto particolarmente nemmeno all'epoca ma ora si vede la differenza con i disegni moderni, rispetto ai quali presentano fondali spesso scarni e anatomie bizzarre. Si notano anche alcuni passaggi che probabilmente oggi non sarebbero passati attraverso le maglie del curatore, su tutti il modo crudele in cui Cico si sbarazza dello scagnozzo intenzionato a ucciderlo, soprattutto se paragonato al tono generale della storia.

Il re di Cuenca Verde, Zagor Speciale n. 39, di Pezzin e Segna recensione

Non è dato sapere perché la storia sia stata messa da parte all'epoca ma, se posso dire la verità, secondo me è stata scartata perché non ritenuta all'altezza, ma comunque non tanto da venire eliminata completamente. Si è preferito metterla da parte per poterla riutilizzare in un momento di necessità, che non è mai arrivato, fino oggi, quando si cerca di mantenere un numero di uscite zagoriane annuali superiore alle capacità degli autori, perché a quanto pare si preferisce la quantità alla qualità.

Alla fine è stato un piacere leggere questo recupero, un piccolo ritorno indietro nel tempo. Ma come mai una storia di fronte alla quale all'epoca avrei storto decisamente il naso oggi invece mi ha fatto una buona impressione? 

Il Moro

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