martedì 7 novembre 2023

Opinioni in pillole, Zagor: La fonte della giovinezza, La maledizione degli Incas, I monti della solitudine

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Tex Romanzi a fumetti n. 17: la fonte della giovinezza, di Giusfredi, Civitelli e Piazza recensione

Tex Romanzi a fumetti n. 17: la fonte della giovinezza, di Giusfredi, Civitelli e Piazza

Ok, sto barando, questa non è una storia di Zagor, ma con Zagor c'entra lo stesso.
Alla Bonelli devono aver deciso di incrementare i legami tra quelli che un tempo erano i due personaggi di punta della casa editrice (da tempo ormai Zagor è stato surclassato da Dylan Dog), visto che dopo l'incontro con il Tex Willer più giovane si è deciso di portare un po' di Zagor anche nel Tex più classico (ma nemmeno poi tanto, se contiamo che questa è la versione cartonata alla francese).
Guarda caso, nella collana Le grandi storie Bonelli è stata recentemente ristampata Le sette città di Cibola, una delle più belle storie boselliane appartenenti al ciclo della "seconda odissea zagoriana", nella quale Zagor incontrava dei navajos e con essi trovava le mitiche sette città perdute degli antichi Anasazi, in una storia che andava quindi a citare anche indirettamente le civiltà perdute di Altantide e Mu di Martin Mystere. Verso la fine viene anche profetizzata per i navajos la venuta di un grande capo bianco che li proteggerà dal male.

A quella storia, poi, sono particolarmente legato perché da quella mi è venuta l'ispirazione per il mio romanzo western-thriller Chaveyo, in particolare per la figura del cattivo.

Tex Romanzi a fumetti n. 17: la fonte della giovinezza, di Giusfredi, Civitelli e Piazza recensione

Ora quindi esce una storia di Tex che ci riporta i personaggi incontrati da Zagor all'epoca, o meglio i loro figli, e si torna in quegli stessi luoghi.

Invece di una storia fantascientifica, però, in linea con lo stile di Tex abbiamo una trama più realistica e western, dove le concessioni al misterioso sono limitate alle visioni provocate dalle droghe del cattivo di turno.

Come qualità la storia non è nemmeno da mettere vicino a quella di cui è il sequel, purtroppo. La trama, banalotta, vede il solito piedidolci che ha ingaggiato una guida/scorta solo per poi scoprire che è un bandito, il che risulta quasi solo un'aggiunta per permettere a Tex di fare le sue solite scene di ricerca di tracce, agguati e inseguimenti in mezzo ai canyon e di sparacchiare un po' disseminando la mesa di cadaveri. Questi cattivi secondari, semplice carne da cannone per Tex, occupano più spazio all'interno della narrazione di quello che dovrebbe essere il "vero" cattivo, il kachina con la faccia sorridente, Kataska, che compare ben poco e sembra essere lui quello secondario.
Curiosità: nella mitologia hopi, Kataska è lo zio in una famiglia di ogre kachina, cioè dei kachina preposti al ruolo di spauracchio per i bambini cattivi. I nomi e l'aspetto di questi kachina variano da tribù a tribù, quindi non l'ho mai trovato nominato insieme al mio Chaveyo, che ha lo stesso ruolo ma viene descritto più come un gigante solitario. Probabilmente anche perché il materiale scritto sulla mitologia hopi reperibile in rete è poco e impreciso, volto quasi solo a vendere le statuette. Anche l'aspetto, pur mutevole, è simile a quello del Chaveyo, e di sicuro non assomiglia alla maschera sorridente che si vede nel fumetto e che sembra uscita da un manga.

L'inserimento di questi banditi generici, oltre a togliere spazio a quelli davvero interessanti, rende la storia troppo lunga per il formato in cui è stata pubblicata. Non è possibile striminzire in un numero così limitato di pagine una trama che avrebbe avuto bisogno di un respiro decisamente più ampio, tanto che il disegnatore è costretto a riempire le pagine di vignette minuscole con muri di testo per spiegare cosa sta succedendo, e spesso sembra di saltare da una scena all'altra senza il necessario raccordo tra le due. Anche le scene che avrebbero avuto bisogno di maggiore pathos, su tutte direi (almeno da lettore di Zagor) il ritrovamento della scure, risultano striminzite e pertanto incapaci di suscitare qualsiasi emozione. E' tutto frettoloso, finale compreso, di quelli a cui ci ha abituato Boselli, ma stavolta non l'ha nemmeno scritto lui.

Un'occasione mancata, una storia che avrebbe dovuto ma soprattutto potuto essere migliore, bastava non mettere di mezzo i banditi generici e usare le pagine a loro dedicate per approfondire gli altri elementi. Peccato.


Zagor 698-699 - La maledizione degli incas, di Rauch e Venturi recensione

Zagor 698-699 - La maledizione degli incas, di Rauch e Venturi

Un'altra storia con Digging Bill, che mi sembra essere uno dei pochi personaggi classici rimasti a comparire spesso nella serie regolare, laddove gli altri il più delle volte vengono relegati ai Color. Per ora si è salvato anche dal processo di "smacchietizzazione" che ha rovinato diversi altri personaggi, speriamo che riesca a resistere.
Un classicone zagoriano, Digging Bill ha una mappa, banditame vario glela ruba e/o lo rapisce per farsi portare al tesoro, Zagor parte all'inseguimento. Anche La maledizione degli Incas non prova nemmeno a distaccarsi da questo canovaccio, l'originalità la cerchiamo da un'altra parte, questa è un'altra di quelle storie rassicuranti per chi vuole ritrovare lo Zagor dei vecchi tempi.
Ottimi i disegni, soprattutto belle alcune scene d'azione (in particolare la parte con Zagor che corre dietro al carro) e quelle marine con i pirati.

Zagor 698-699 - La maledizione degli incas, di Rauch e Venturi recensione

Ho una particolare affezione per Barbanera (come personaggio, non come uomo, che non era proprio uno che poteva far piacere conoscere di persona) per averlo utilizzato come personaggio in un racconto per Due minuti a mezzanotte (per l'esattezza I fili del destino, e fa una comparsata anche in Speranza perduta). Avrei preferito che gli venisse data più importanza, mi devo accontentare del fatto che gli sia stato affidata la chiusura.

Storia discreta insomma, troppo classica per farsi ricordare a lungo, ma ottima come lettura poco impegnativa.


Zagor speciale 37 - I Monti della Solitudine recensione

Zagor speciale 37 - I Monti della Solitudine

Si ripete la formula già provata nello speciale n. 35, Il battello dei misteri: anche questa volta non storie inedite, ma una raccolta di storie apparse "fuori collana" e magari di non facile reperibilità. Per quanto riguarda le perplessità su questo formato, rimando alla lettura dell'articolo precedente.
Essendo che io queste storie non le avevo mai lette, per me va bene così.

La storia più lunga è uscita originariamente negli albetti a striscia, la seconda dopo la prima scritta da Burattini, stavolta con Rauch ai testi e Raffaele Della Monica ai disegni. La storia è un superclassico dell'avventura, zagoriana e non: il "piccolo popolo" che esce da una grotta che sprofonda in un abisso per rapire e uccidere la gente. 

Rauch si conferma un ottimo "riscrittore" di storie. Questa, come quella precedente ( ma in origine uscita dopo) di Digging Bill e quella ancora prima dei Seminole, è una riproposizione di vecchie tematiche, personaggi e storie, eppure mi sono divertito a leggerle, un po' per il gusto di ritrovare i classici e un po' per la prosa di Rauch e i disegni di Della Monica. Mi sarebbero piaciute lo o stesso se non fossi stato appassionato a quei classici? Mah, probabilmente no, credo che agli occhi di chi non leggeva queste storie da giovane possano sembrare solo roba vecchia... A meno che non abbiano proprio mai letto nulla del genere, ovviamente. 

Stavolta, comunque, anche in virtù del formato nostalgico (con tanto di didascalie, pochissime vignette senza dialoghi, e tutte quelle caratteristiche tipiche degli albi a striscia) ci sta benissimo.

Zagor speciale 37 - I Monti della Solitudine recensione


Delle altre tre storie, brevi, c'è poco da dire: sono apparse in occasioni di fiere e simili in albia tiratura limitata, con la particolarità che la prima, la palude di mo-hi-la, in realtà è già apparsa in una versione estesa nel magazine del 2021, dedicato ai 60 anni di Zagor. Per quella permangono le stesse perplessità dell'altra volta, zero enfasi data al mostro e al fatto che sia la prima volta che Zagor ah che fare con il soprannaturale, o almeno una delle prime, tanto che lo affronta come se fosse una cosa normale. Questa storia secondo me si poteva francamente evitare di riproporre ulteriormente in questo volume, ma mi sembra abbastanza chiaro che si sta grattando un po' il fondo per riuscire a stare dietro alle troppe uscite mensili di Zagor. Ma assumere disegnatori e autori nuovi no?

Decisamente più simpatica la seconda storia, che presenta diverse particolarità, La prima è di essere completamente senza parole ( a parte qualche grido) , e la relativa novità di vedere uno Zagor che ogni tanto si ricorda anche di essere un uomo a cui non dispiace avere a che fare con le grazie di una donna, donna che oltretutto lo frega alla grande. Certo che dover ricorrere a certi sotterfugi per dover destare l'interesse del grand'uomo... Sarà la sindrome del principe azzurro?

Simpatica la terza storia con il suo gioco meta referenziale, con il disegnatore che si chiama Ferri di cognome e spera che un giorno qualche suo discendente racconti le storie di darkwood. Carini anche i disegni a mezzatinta.

Il Moro

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2 commenti:

  1. Ti ho letto con piacere ma non mi è venuta voglia di leggere le storie in questione: mi bastano le tue recensioni per rimanere aggiornato ^_^

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