martedì 31 maggio 2022

Alle montagne della follia, di H.P. Lovecraft

Le montagne della follia, di H.P. Lovecraft
Salve a tutti, È il moro che vi parla!

Vi presento qui di seguito un manuale per farsi detestare in qualsiasi circolo di narrativa, non solo del fantastico. Un metodo infallibile, che può essere riassunto agevolmente in una sola frase: parlare male di Lovecraft..

Ora, io non intendo parlar male di lovecraft in, in realtà. Intendo parlar male di una sua opera che, guarda caso, è anche una delle sue opere più famose: Alle montagne della follia, o, più spesso, Le montagne della follia.

Ora, sarà che io vivo nel 2022 e ho letto centinaia di libri e racconti fantastici, horror e fantascientifici, molti dei quali derivativi dalle opere dello stesso Lovecraft, ed è probabilmente per questo che non riesco a mettermi nei panni di un lettore del 1936 e che si trova davanti un'opera, per l'epoca, innovativa sotto diversi punti di vista (viene anche considerata la prima opera riguardante storie di spedizioni in regioni polari).

Sia come sia, ho trovato Alle montagne della follia di una noia mortale.



A me di solito Lovecraft piace. Leggo o ascolto sempre molto volentieri i suoi racconti, anche se dopo un po' tendono ad assomigliarsi tutti. Alcuni di essi sono semplicemente imprescindibili, in particolare il mio preferito è Il colore venuto dallo spazio, del quale ho recentemente visto il film con Nicolas Cage (trovandolo carino, ma niente di più). Ho amato anche La bestia della caverna e La musica di Erik Zhan. Ma Alle montagne della follia proprio no. Non siamo ai livelli di La ricerca onirica dello sconosciuto Kadath, che ho abbandonato prima di metà, ma non manca poi molto.

Da qui seguono SPOILER come in un'officina di auto tuning, consideratevi avvisati.

Le montagne della follia, di H.P. Lovecraft
Ma... perché c'è un vampiro in copertina?

L'autore perde un sacco di tempo a descrivere il viaggio al polo sud, le attrezzature che si portano dietro, le scoperte geologiche: tutta roba di cui non ci frega nulla e che ha pochissima attinenza con quanto segue, e che si porta via tipo un quarto del libro.
Poi la spedizione si separa in due, e inizia quello che sulla carta potrebbe sembrare un passaggio largamente inquietante: le due spedizioni comunicano solo tramite dispacci telegrafici, e noi rimaniamo dalla parte di quelli che sono rimasti indietro, ricevendo i dispacci di quella che sta esplorando l'area intorno alle "montagne della follia". Sono i dispacci a rivelare le stranezze e i pericoli corsi dalla seconda spedizione. Sembra bello, ma non è realizzato per niente bene, visto che anche qui per la maggior parte del tempo si parla di noiose scoperte geologiche, e anche le descrizioni delle strane creature trovate nel ghiaccio risultano troppo dilungate.

Le montagne della follia, di H.P. Lovecraft
Ma... perché c'è una maschera dorata urlante in copertina?

Poi la spedizione si sposta fino a trovare le rovine di una città, che viene luuuungamente descritta mentre ci passano sopra dall'alto con l'aereo. Dopo un'asfissiante quantità di parole non risulta più così affascinante, e l'unica cosa che ci dovrebbe trasmettere paura e inquietudine sono le continue ripetizioni del narratore, che ci tiene a farci sapere in ogni momento quanto è spaventato e inquieto.
Poi finalmente scendono dall'aereo ed entrano nella città, continuando a ripeterci quanto è spaventosa e inquietante senza che la città stessa faccia niente di che per esserlo. Qui, grazie a statue, bassorilievi e affreschi gli esploratori riescono a ricostruire per filo e per segno tutta la storia degli antichi abitatori della città. Ma proprio tutta, e senza nemmeno trovare niente che siano in grado di leggere, come se un alieno che non conosce né la storia né la lingua atterrasse a Firenze e intuisse tutta la storia della città nell'arco di centinaia di anni solo osservando i monumenti. Va beh.
La storia degli Antichi è anche abbastanza interessante, ma è narrata con uno stile quasi piatto, da libro di storia.

Le montagne della follia, di H.P. Lovecraft
Ma... perché c'è un gargoyle in copertina?


Finalmente, ma ormai siamo alla fine del libro, succede qualcosa. Saltano fuori gli Antichi, ma sembrano decisamente stupidi vista la facilità con cui i nostri esploratori riescono ad osservarli non visti. Non c'è un momento in cui questi due sembrino davvero in pericolo, se non fosse per il continuare a ripetere quanto tutto quello che vedono è orribile e spaventoso, pinguini compresi. Seriamente, gli Antichi non li vedono mai, quindi le creature più pericolose che incrociano il loro cammino sono dei pinguini ciechi. Che comunque li ignorano.

Le montagne della follia, di H.P. Lovecraft
Ma... perché c'è una specie mostro fantasy con un castello sullo sfondo in copertina?

Finalmente salta fuori un benedetto mostro, stavolta sì spaventoso. Uno Shoggoth degenerato, che dopo aver ucciso gli Antichi insegue gli esploratori. Verrebbe da dire che questa è la scena che vale il prezzo del biglietto, ma non lo è, non è sufficiente. Se il resto del libro fosse stato lungo la metà, magari.
Anche la fuga finale, tra corsa e aereo, è troppo lunga e dilatata, e l'ultima visione che uno dei due ha dall'aereo altro non sembra che un'aggiunta posticcia, che non c'entra nulla con quanto raccontato fino a quel momento e pare essere inserita solo per aumentare il livello di "horror", che per il resto del libro si è visto ben poco.

Le montagne della follia, di H.P. Lovecraft
Ma... perché c'è un ALTRO vampiro in copertina?


Uff... Niente, l'ho portato fino alla fine, ma ho fatto fatica, aiutato dalla comunque sempre grande forza descrittiva di Lovecraft. Il punto è che quello che descrive in questo libro non è interessante.
L'ho ascoltato in versione audiolibro, dal canale Youtube Librinpillole. La qualità audio è molto migliorata dai primi audiolibri di questo canale (io ho iniziato ad ascoltarli più o meno in ordine di pubblicazione) così come la bravura del lettore, ma neanche lui può fare miracoli.

Le montagne della follia, di H.P. Lovecraft
Ma... Perché c'è un teschio con piantato sopra un albero rinsecchito in copertina? 

E niente, ho parlato male di un libro di Lovecraft (e di tutte le copertine che non c'entrano niente con il contenuto che gli hanno dedicato). Mi sento quasi un eroe.
La prossima volta magari vi dirò cosa penso di Philip K. Dick.

Il Moro

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14 commenti:

  1. Diciamo che Lovecraft era più abile a maneggiare la narrativa breve piuttosto che i romanzi. In realtà è una cosa abbastanza riconosciuta, quindi non credo verrai espulso dal pianeta per la tua opinione. Comunque non saresti il primo della lista, visto che a me, per esempio, il buon HP non piace per niente (proprio a causa delle sue descrizioni che mi portano letteralmente fuori dalla storia). Comunque anche Poe, se non ricordo male, scrisse una storia a tema spedizione polare.

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    1. Probabilmente ti riferisci al "Gordon Pym" di Poe, che però se non sbaglio rimase incompiuta. Andando così a memoria.

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  2. Io avevo provato a leggerlo a suo tempo (proprio l'edizione "mille lire" di cui riporti la copertina) per curiosità perché avevo letto una storia di Martin Mystère che faceva riferimento proprio a quel romanzo. Effettivamente io pure ho mollato a metà sopraffatto dalla noia.

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    1. Eh, guarda, dopo un po' che leggi (o ascolti, nel mio caso) i racconti di Lovecraft, ti rendi conto di come si somigliano tutti, e di come si dilungano un sacco, in particolare all'inizio. Ma questa delle lunghe e tediose introduzioni mi sembra una caratteristica tipica della letteratura del periodo, per quanto non abbia letto molto altro. In questo romanzo le lungaggini invece di limitarsi alle prime pagine so sparpagliate in tutto il libro.

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  3. Adoro Lovecraft, ma pure io ho mal digerito "(al)le montagne della follia", specie la prima parte. Credo che sia l'unico tentativo del solitario di providence di scrivere un romanzo...

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    1. Ce ne sono altri quattro o cinque che sono considerati romanzi, ma credo che questo sia il più lungo.

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  4. Sono critiche condivisibili.

    Diciamo che Lovecraft scriveva dei saggi scientifici in forma leggermente romanzata (se ci pensi i protagonisti dei suo racconti sono o scienziati o studiosi in qualche forma). Quindi era generalmente più interessato all'esplorazione del tema che alla realizzazione del racconto (i personaggi sono delle sagome, descrizioni a ciclo continuo di qualsiasi cosa, zero empatia e riflessioni nascoste alle sue paure).

    Se non ricordo male "Alle montagne della follia" si poneva come una sorta di seguito indiretto al Gordon Pym di Poe (di cui Lovecraft era un grande fan).

    P.S. Probabilmente quando l'orrore è indescrivibile tutto può andare bene come copertina...

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    1. Beh, se si parla di orrore indescrivibile deve essere un orrore indescrivibile, un vampiro mi sembra più che descrivibile! 😅

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  5. Benvenuto nel Club delle Leggende Straordinarie: ora anche tu sei Leggenda! ^_^

    Avevo circa 15 anni quando con "Dylan Dog" ho scoperto l'horror e mi sono buttato alla ricerca di tutti gli autori citati, quindi mi sono comprato alcune antologie: niente, non è scattata alcuna scintilla. Ero appena entrato nel grande mondo dell'horror ma avevo già letto autori che mi avevano soddisfatto moooooooolto più di HPL, che mi sembrava vecchiume di un altro secolo.
    Ovviamente ho sempre dovuto tenere per me questi miei gusti, finché l'impunità del digitale mi ha spinto a venire allo scoperto e a confessare il mio essere Leggenda: persino i racconti che tutti amano di HPL a me non dicono proprio niente, regalandomi se non sbadigli.

    Pensa che recentemente mi sono pure riletto queste Montagne, durante la mia ricerca di temi lovecraftiani nell'universo di Alien (nei quali invece sono totalmente assenti), e a distanza di trent'anni ho rinnovato la mia totale avversione per questo romanzo, malgrado la sua fama. Anche se va ricordato che HPL costa due spicci quindi ha conosciuto milioni di ristampe: siamo sicuri che la sua celebrità non sia semplice visibilità, come capita per i "maestri del giallo"?

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    1. Diciamo che noi leggiamo con gli occhi di chi ha già letto di tutto e il contrario di tutto, mentre Lovecraft è stato tra i precursori del genere. Quando lui scriveva i suoi racconti dell'orrore, c'era stato giusto Poe e pochi altri. Quello che ha scritto lui è stato poi ripreso, copiato e rielaborato più o meno da chiunque, ed ecco che leggendolo oggi si ha la sensazione di leggere storie già sentite e strasentite!
      Se questa è un'attenuante, c'è però anche da dire che, se invece di limitarsi ai quattro racconti più famosi si prova a leggerli tutti o quasi, si vede subito che anche tra di loro si assomigliano tutti. Facciamo pure che metà dei racconti di Lovecraft sono variazioni della stessa storia. Alla fine, leggersi i racconti più famosi e basta è meglio!
      E niente, siamo leggenda.

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  6. Io la prima volta che lessi Kadath rischiai di addormentarmi più volte tra un capitolo e l'altro, tanto che ci impiegai parecchi giorni prima di finirlo.
    Le montagne della follia a me piacquero molto all'epoca, ma oggettivamente anch'io mi aspettavo qualcosa di più.
    Preferisco di gran luna i racconti del ciclo di Chtulhu.
    Però è passato almeno un decennio da quando lessi l'edizione Mammuth di Lovecraft, mi piacerebbe rileggere Le montagne della follia.

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    1. Io Kadath non sono riuscito a finirlo, ho mollato prima. Da non leggere mai in bagno o rischi di cadere dal water a faccia in avanti per il sonno.
      Devo dire che ai racconti dei miti di Cthulhu, a parte alcuni, in genere preferisco quelli slegati da qualsiasi ciclo. E' vero che i miti di Cthulhu hanno la forza iconica del pantheon lovecraftiano, ma se ne leggi un po' iniziano ad assomigliarsi tutti, mentre quelli slegati, seppur spesso meno originali, sono di solito più intriganti. Questione di gusti, comunque.

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  7. Non sempre lo stile di HPL è accattivante, anzi, spesso non lo è... io ho trovato Alle Montagne della Follia interessante per i contenuti, ma condivido la sensazione di noia in certi tratti troppo descrittivi, o per niente scorrevoli.

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    1. I contenuti sono interessanti, ma questa storia avrebbe dovuto occupare la metà delle pagine.

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