martedì 3 marzo 2020

L'eredità dell'Eternauta parte 2 - 1975: L'Eternauta - Il Ritorno, di H.G. Osterheld e F.S. Lopez

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Abbiamo già parlato de L'eternauta, il mio fumetto preferito di sempre, e per la precisione l'abbiamo fatto parlando del remake disegnato da Alberto Breccia.
Ora andiamo avanti, e parliamo dei seguiti veri e propri, iniziando dal primo: L'eternauta - Il ritorno (titolo originale: El Eternauta II), uscito a partire dal 1975 in Argentina, edito in Italia da 001 Edizioni solo nel 2012 e riedito nel 2017 con una nuova copertina.

Osterheld scrive questo seguito quando si è già unito al partito rivoluzionario popolare. E' costretto a inviare i manoscritti al suo editore in clandestinità, e forse il fatto che fosse molto impegnato politicamente ha influito sulla qualità del suo lavoro.
Purtroppo non sono così ferrato sulla storia recente dell'Argentina, quindi credo di non essere stato in grado di cogliere molti dei riferimenti politici e sociologici di cui si dice che il fumetto è disseminato. Però possiamo sicuramente parlare della.storia, con la s minuscola.
Dopo degli strambi casini temporali (non c'è altro modo per descriverli, se non dire che l'autore ha semplicemente spostato i suoi personaggi dove e quando gli serviva metterli senza darsi la pena di inventare spiegazioni logiche) l'eternauta Juan Galvez insieme a sua moglie, sua figlia e al nuovo acquisto, lo scrittore German (che altro non è che l'alter ego di Osterheld  stesso) si ritrovano in un futuro dove il mondo che conoscevano è stato spazzato via da una misteriosa catastrofe. I sopravvissuti vivono nelle caverne con uno stile di vita primitivo, e sono subissati dagli Zarbos, brutali schiavi di ciò che resta dei terribili Kor e dei misteriosi "loro".
Juan Galvez (potreste sentirmi ogni tanto chiamarlo Juan Salvo, il nome originale modificato dal traduttore) non può quindi evitare di prendere le difese e la guida degli ultimi umani...



La magnifica prosa di Osterheld e gli evocativi disegni di Lopez riescono a creare anche qui quell'atmosfera di angoscia e disperazione che caratterizzava il primo Eternauta. Ma, per quanto la trama possa risultare interessante e avvincente, il paragone con il primo è inevitabile. E Il mondo pentito non riesce a reggere il confronto: ad abbassare il livello sono i rimandi a un'altra imprescindibile opera della fantascienza, La macchina del tempo di Wells, troppo evidenti per essere semplici citazioni, e lo spostamento del campo d'azione dalla città di Buenos Aires a un deserto postatomico, che non può ovviamente dare quell'idea di "invasione in casa" che risultava così spaventosa. Per non parlare del finale, che Osterheld i finali non è mai stato capace a farli.

Osterheld Lopez

Un'altra cosa che sottrae "magia" è proprio il personaggio dell'eternauta, Juan Galvez/Salvo.
Nel fumetto originale era una persona comune che si trova ad affrontare minacce molto più grandi di lui, un eroe popolare, molto lontano dalla visione nordamericana dell'"eroe". Non un superuomo imbattibile, ma un poveraccio sempre sull'orlo del fallimento, schiacciato dalla forza del nemico. Non per un solo istante Juan Galvez ne L'eternauta ha avuto davvero il controllo della situazione.
Qui, invece, Juan Galvez si è evoluto, acquisendo oltre a una nuova sicurezza addirittura dei bizzarri poteri (anch'essi privi di logica e asserviti semplicemente e totalmente ai bisogni dell'autore), divenendo appunto quel prototipo del superuomo imbattibile che anche noi conosciamo bene (vero, Tex?). In questo senso l'inserimento di German, l'alter ego dell'autore qui vero protagonista, è il tentativo di mantenere un punto di vista "umano" sulla vicenda, tentativo purtroppo non completamente riuscito.



Ma il problema maggiore forse sono proprio quegli incasinamenti spaziotemporali di cui si diceva all'inizio: già avevano rovinato il finale del più bel fumetto di fantascienza di sempre (a quanto pare erano dovuti alla notizia dell'imminente chiusura della casa editrice, e per questo Osterheld ha dovuto trovare un finale in fretta e furia), e in questo secondo capitolo diventano anche più presenti, come in un tentativo di giustificare il finale del capitolo precedente.
Ciò non toglie che si tratti comunque di un ottimo fumetto, che tutti quelli che hanno amato L'eternauta dovrebbero leggere. Ma non un capolavoro, purtroppo.

Alla prossima settimana, con il prossimo articolo relativo all'eredità de L'eternauta!

Il Moro

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2 commenti:

  1. Lavorare ad un fumetto in clandestinità politica e non farlo bene? Az', tocca impegnarsi per riuscirci! Forse i lettori dell'epoca ci vedevano più riferimenti contemporanei di quanti se ne colgano in anni successivi, ma non è una giustificazione: un'opera del momento rimane nel momento, un'opera buona è sempre buona.
    In effetti però ci sono pure storie nate per il momento che poi hanno travalicato i confini dello spazio e del tempo. Come quello scrittore giapponese di sinistra che un giorno scrisse un racconto di tagliente critica sociale molto legato al momento politico, ma lo mascherò da racconto storico, infarcendo il tutto inventandosi un nuovo tipo di eroe: che chiamò "ninja". L'idea è poi sfuggita leggermente di mano, e ancora oggi senza saperlo citiamo quell'autore quando parliamo di ninja!
    Una buona storia può anche nascere pensata per il momento preciso, ma se è buona non ha limiti.

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