Grazie a un'iniziativa di uno dei cinema delle mie parti, sono riuscito a vedere questo film in lingua originale sottotitolato. È stata un'esperienza particolare perché, sebbene già da un po' guardi quasi sempre film e telefilm in inglese, al cinema non l'avevo ancora mai fatto. C'era più gente di quanto mi aspettassi, e l'età media era più bassa, ma sono riuscito comunque a guardarmi il film e grazie forse ai sottotitoli che costringono a stare più attenti per tutta la durata non si è sentito volare una mosca.
Ciò detto, se questo film l'avessi visto a casa invece che al cinema pagando il biglietto, non sono sicuro che sarei arrivato alla fine.
Non ho letto nemmeno una recensione prima di andare al cinema, quindi al momento in cui scrivo non so come questo film sia stato accolto, ma essendo un film di Nolan immagino che la media sia la solita, ci saranno tanti che inneggiano al capolavoro è pochi che dicono che forse proprio capolavoro non è, e io come al solito sono tra questi [aggiornamento: l'articolo l'ho scritto venerdì, il contenuto di questa parentesi lunedì, nel frattempo ho letto qualche recensione ed è andata esattamente così]. Diciamo che è la seconda volta che esco dal cinema dopo un film di Nolan non dico rimpiangendo i soldi del biglietto, ma comunque ripensando a tutte le cose che semplicemente non funzionavano (la terza contando Interstellar, anche se in seguito dopo aver scritto quella recensione l'ho un po' rivalutato).
Oppenheimer è fatto di brevissimi flash, scene di pochi secondi montate in modo da sembrare le luci stroboscopiche di una discoteca, che alternano quattro o cinque piani temporali spesso difficili da distinguere (difficili nel senso che allo spettatore è richiesta una certa concentrazione, ma se non vi mettete a spippolare il cellulare durante la visione è impossibile perdere il filo). In questi che sembrano perlopiù minuscoli frammenti di dialogo, peraltro sommersi da musiche assordanti che cercano di rendere epiche anche scene che di epico non hanno nulla, in cui i personaggi raccontano e parlano di persone e avvenimenti che sono successi fuori scena. Nella prima parte in particolare, ben poco viene mostrato di quello che succede, tutto è affidato alle parole dei personaggi che raccontano le cose. Altro che "show don't tell", questo è "tell e bom". Non è così che si racconta una storia.
È tutto qui il grande kolossal di Christopher Nolan: uno stuolo di attori famosi (e spaventosamente bravi, non ce n'è uno che non dia una prova magnifica) che parlano chiusi in delle stanze. I cento milioni del budget saranno serviti solo per gli stipendi di tutti questi attoroni, immagino.