martedì 23 maggio 2023

Macchine mortali: e se Dominic Toretto fosse il sindaco di Londra?

Macchine mortali  recensione
Salve a tutti, è il Moro che vi parla!

Altro giro altro recupero, questo articolo aleggiava tra le bozze del blog come l'odore del gorgonzola nel frigorifero dal 2019. Ed era già praticamente completo, mancavano solo le immagini, non ho idea del perché l'abbia lasciato lì... diciamo che me ne sono dimenticato, come mi sono dimenticato del film, stando anche a quanto avevo scritto nell'articolo nel 2019, come vedete qui di seguito. Ci sono addirittura dei riferimenti all'attualità di quattro anni fa!


Ci sono film che, dopo visti, lasciano ben poco. Ho iniziato a scrivere questo articolo due giorni dopo aver visto macchine mortali (Mortal Engines, 2018), E infatti ho dovuto concentrarmi e fare mente locale per ricordarmi bene cosa avevo visto e decidere cosa scrivere.
Ho i primi 2 libri della saga di macchine mortali, ma non li ho mai letti. Sono lì a prendere polvere in libreria. Alla fine è arrivato prima il film, quindi ho la mezza idea che la lettura sarà ulteriormente procrastinata. A quei libri dedicai un articolo specifico un po' di tempo fa. Ora credo che siano stati tradotti anche gli altri due volumi.
È una storia dedicata a un pubblico adolescente, eppure esito a inserirla nel sottogenere dello Young Adults, sottogenere che odio come gli asparagi e che ha caratteristiche precise e inquadrate, perché, nonostante la presenza di protagonisti giovani e belli (la cicatrice sul volto della protagonista è poco peggio di un'acne) e dall'innamoramento facile, non ho riscontrato le altre tematiche tipiche dello Young Adults, quali la ribellione dei giovani verso lo status quo imposto dagli adulti, la generale stucchevolezza e quelle altre cose di cui abbiamo già parlato in questo blog (in particolare qui).

Il film descrive un mondo futuro, un migliaio di anni dopo un'apocalisse post-devastazione dovuta ad armi di distruzione di massa (non nucleari, in questo caso). Qui, con un'evoluzione non spiegata e francamente difficilmente spiegabile, le città sono diventate complesse strutture mobili, che all'occorrenza si possono richiudere e partire su ruote. Questo però non dappertutto, visto che in Europa esiste un muro che separa la zona delle città semoventi da un'altra zona dove, forse, non ho capito bene, le città sono stanziali. Magari nel libro è spiegato meglio, nel film non si capisce perché c'è una zona dove le città se ne vanno a spasso su ruote nè perché ci sia un'altra zona dove invece questo non serve.
Almeno in Mondo alla Rovescia, di Christopher Priest, c'era un motivo preciso dietro alla costruzione della città che si muoveva su binari.

Macchine mortali  recensione


L'immensa città di Londra attraversa un ponte che è stato costruito sulla Manica e inizia a scorrazzare in giro per l'Europa, in un tardivo pentimento per la brexit. Funziona così: le città più grandi, come grandi predatori, vanno a caccia delle città più piccole, le inseguono, le raggiungono e le inglobano al loro interno. Qui le città predate vengono macinate e le loro risorse sfruttate dalla città più grande (in questo caso Londra), e i suoi abitanti costretti ad un'immigrazione forzata, praticamente il contrario di quello che si vede adesso in europa, dove i migranti li respingiamo chiudendo i porti, e se continua così inizieremo pure a cannoneggiarli.

Tra questi immigrati c'è una ragazza decisa a vendicarsi di qualcosa uccidendo uno degli uomini più in vista di Londra, la cui strada è destinata a incrociarsi con un giovane assistente di un museo specializzato in reperti pre-apocalisse (comprese parti delle succitate armi di distruzione di massa).
Ci sono anche altri due personaggi giovani e belli, non dubito che nel libro avessero un'importanza maggiore, ma nel film il loro ruolo è talmente inutile che mi chiedo perché non siano stati eliminati del tutto.

Macchine mortali  recensione


Il film punta molto sulla spettacolarità delle scene con le città semoventi, e sull'ambientazione "retrotecnologica", che potremmo definire semplicisticamente "steampunk" se non fosse che noi nerd veraci sappiamo che il suffisso -punk va associato a un prefisso che varia a seconda dell'energia che muove le macchine. Qui non è chiaro se sia vapore, non si vedono sbuffi di vapore in giro, comunque si vedono a un certo punto delle gigantesche fornaci, quindi facciamoci andare bene "steampunk".
Questo però ha due problemi nella realizzazione. Innanzitutto la CGI non è proprio perfetta, spesso si vede davvero troppo che gli sfondi sono finti.
E poi le città mobili, seppure belle da vedere, non danno per niente la sensazione di essere "gigantesche" come dovrebbero essere.
Innanzitutto sono troppo veloci. La scena iniziale, spettacolare nelle intenzioni ma che si scontra duramente con la sospensione dell'incredulità nella realizzazione, sembra un inseguimento tra auto.
Innanzitutto, quanto dovrebbe essere grande la pianura dove le due città si inseguono? Metà della Francia? E i fossi che fanno saltare la città più piccola, dovrebbero essere i letti di quattro fiumi affiancati? E poi, come è possibile che queste città, più che altro quella più piccola, saltelli su ruote ammortizzate e non si veda nemmeno una scena della gente che viene sballottata qua e là, due porcellane che cadono, una posta che sbatte, niente? Va bene, magari i "fiumi" sono tracce del precedente passaggio di altre città più grandi, però sono quelle piccolezze che cominci a notare dopo che il primo difetto (in questo caso l'eccessiva velocità delle città) ti ha fatto saltare la sospensione dell'incredulità. Si sa che per dare l'impressione di un qualcosa di gigantesco bisogna farlo muovere lentamente. Chiedete a Guillermo del Toro: nel suo Pacific Rim robottoni e mostri si muovevano tutti al rallentatore, ed erano il più delle volte inquadrati dal basso, o con ampie riprese da lontano che permettevano di confrontare le loro dimensioni con lo sfondo. Nel seguito invece non lo facevano, e infatti sembra un film dei Power Rangers.

Macchine mortali  recensione


Per il resto la storia scorre via liscia, altamente prevedibile. Carina anche la sottotrama con la creatura biomeccanica il cui nome è "Shrike", citazione che farà suonare più di un campanello in molti appassionati di fantascienza.
Insomma si lascia guardare senza annoiare, complice un buon ritmo e un'ambientazione tutto sommato bella da vedere, e ha un grande pregio: nonostante sia il primo capitolo di una quadrilogia, si conclude senza lasciare sottotrame aperte. Sembra poco, ma in quest'epoca di sequel e controsequel un film che "finisce" ha un pregio da non sottovalutare.
Un film a cui si può dedicare una visione, ma che si dimentica piuttosto in fretta.

Il Moro

5 commenti:

  1. Infatti, c'era già troppa roba sul fuoco perché il risultato potesse essere buono!

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  2. Mi aspettavo di peggio da quel che dicevano, invece dai, dimenticabile ma comunque facile a vedersi ;)

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    1. Infatti, è esattamente così: non me lo ricordo per niente, meno male che l'articolo l'ho scritto poco dopo averlo visto!

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  3. Io purtroppo non ce l'ho fatta neanche a dedicargli una visione. L'idea delle città su ruote è intrigante ma sin dalle prime scene era chiaro che avrei dovuto sospendere di brutto qualsiasi incredulità, ma proprio tanto, e la storiella dei giovani protagonisti mi è sembrata non meritevole di ulteriore attenzione. Credo di aver resistito solo per la prima scena di inseguimento, tipo dieci minuti :-P

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    1. I miei ricordi di questo film sono già talmente sbiaditi che non ricordo affatto la scena di cui parli! 😁

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