martedì 16 agosto 2022

Opinioni in Pillole, Zagor: Le storie di Guitar Jim, La foresta incantata, La vendicatrice

Salve a tutti, È il moro che vi parla! 

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Zagor le storie di Guitar Jim recensione

Zagor + n. 5: Le storiedi Guitar Jim

Un'altra raccolta di racconti brevi uniti da una cornice, che in questo caso vede Guitar Jim prendere tempo con dei banditi presentandosi loro come un menestrello intenzionato a raccontare storie in cambio di una cena.
Dopo lo Zagor+ n.3 in cui le storie erano tutte incentrate sul soprannaturale, abbiamo qui a fare da contraltare un volume in cui le storie sono tutte rigorosamente western. Per me ci può stare. Anzi, facessero una volta una raccolta di western, un'altra una raccolta di horror, un'altra una raccolta di thriller, un'altra una raccolta di fantasy e così via, insomma creare delle raccolte più o meno tematiche, per me sarebbe perfetto.

Zagor le storie di Guitar Jim recensione

La prima storia di questo speciale, Fuga nella foresta di Perniola e Laurenti, appare essere una semplice storia interlocutoria, un riempitivo se vogliamo. Uno scontro un po' banale tra Zagor è un gruppo di indiani feroci, quello che in una storia "normale" potrebbe fare al massimo da introduzione per una trama più complessa.

La prima è anche l'unica che non mi è piaciuta, le altre storie sono tutte dei discreti western, in cui Zagor spara molto e lascia dietro di sé un sacco di cadaveri. Burattini conferma la sua tendenza a mettere in bocca a Zagor e agli altri personaggi un sacco di spiegoni, come se si dovessero vantare della loro intelligenza. Buoni in generale i disegni, menzione particolare per Fabrizio de Fabritiis alla sua prima prova su Zagor, la storia da lui disegnata e scritta da Secchi è anche la migliore dell'albo. Tutte storie abbastanza classiche senza particolari guizzi d'inventiva o colpi di scena, ma che si lasciano leggere con piacere.
Si nota come il morigerato Zagor accetti un paio di volte di bere alcolici (oltre ad ammazzare un mucchio di gente, beninteso).


Zagor la foresta incantata recensione

La foresta incantata, Zagor 682/684

Sembra che andrò controcorrente affermando che ho trovato la storia discreta, sicuramente sopra la sufficienza (ma non tanto sopra). Molto fanno i disegni, certo, davvero validi.

Facendo un confronto con la prima storia di Golnor, la cosa che mi è saltata subito all'occhio è la differenza nell'ambientazione. La Golnor originale era un fantasy barbarico ispirato a Conan ma soprattutto a film fantasy tipo quelli di Ercole o Maciste, cosa evidente soprattutto nell'aspetto e nelle movenze della "bestia", che ricorda quando mettevano un'iguana su un plastico per far pensare a un mostro gigante, ma anche nell'esercito degli scheletri, che sembrava realizzato personalmente da Ray Harryhausen. E pure l'ambientazione, prevalentemente secca e desertica proprio come nei vecchi sandaloni.

In questa nuova versione Galad guadagna i pantaloni, e con lui tutto prende un aspetto più vicino al fantasy tolkeniano. Fitte foreste e ruscelli, elfi meno fiabeschi e più realistici (nonostante i vestiti che sembrano ancora quelli degli gnomi di Babbo Natale), troll giganti, draghi che sembrano dei draghi e non dei lucertoloni.

Non so se questa scelta mi piaccia molto, perché rientramo in un sottogenere del fantasy ormai abusato, in cui scrivere qualcosa di nuovo risulta difficilissimo, infatti molti nemmeno ci provano. Nell'ultimo decennio siamo stati invasi da romanzetti fantasy con elfi, troll e orchi, tutti uguali e tutti pessimi, senza nessun guizzo d'inventiva, e chi legge fantasy probabilmente converrà con me che le cose più interessanti si trovano in quelli che si discostano da quell'ambientazione. Per dire, recentemente ho letto due splendide saghe fantasy, una ambientata completamente in una discarica e una nella firenze del 1300, in cui elfi e troll non si vedono nemmeno col binocolo. O con la visione a distanza, per rimanere in tema.

Guardiamo Dragonero, che a me piace: pur avendo come base un classico setting fantasy di tipo medievale, con tutte le solite razze, aggiunge sacco di elementi che rendono l'ambientazione varia e interessante, e il mondo complesso e vitale.

Ovvio che non si può approfondire troppo un'ambientazione in una storia di tre albi, ma proprio per questo avrei preferito che fosse stato mantenuto l'aspetto da "peplum" della prima storia, che avrebbe garantito un minimo di originalità in più.

Zagor la foresta incantata recensione

Un altro difetto (molto soggettivo, in questo caso) è l'essere il seguito di troppa roba. A mio figlio settenne la prima storia di Golnor è piaciuta, ma se adesso volessi leggergli il seguito dovrei prima leggergli la storia di Lupo Solitario e l'orribile Zenith666, e per il 666 dovrei prima leggergli il numero 200 e magari spiegargli chi sono Xabaras e Dylan Dog, oppure fermarmi a spiegargli tutto, e lui avrebbe comunque la sensazione di entrare a film già iniziato. Tra l'altro io ho dovuto rileggermelo, il 666, perché non ne ricordavo nemmeno una parola, e ho capito perché me lo sono dimenticato. Imbarazzante, ecco cosa succede a schiacciare una storia in troppo poche pagine e affidando i disegni a un disegnatore che non c'entra nulla. Ma sto andando fuori tema.

Ben più grave come difetto è l'estrema facilità con cui passano a Gondor: teniamoci per mano e puff. E l'elfa non era nemmeno una maga. Mamma mia. Ma ci ero anche passato sopra, dando la colpa alla necessità di tenere basso il numero di pagine. Il proseguio della storia mi è sembrato discretamente interessante, ho seguito con piacere le vicende trovandole abbastanza appassionanti. C'è da dire che alla prima apparizione di Mord, letteralmente nella prima vignetta in cui compare, ho capito immediatamente la sua vera identità e il suo rapporto col Signore Nero, e infatti non mi ero sbagliato di una sillaba.

Ma la cosa peggiore è il finale, una roba così brutta da risultare imperdonabile. Come se l'autore si fosse accorto di colpo di aver finito le pagine."Ehi, abbiamo finito i fogli per la stampante!" "C'è un supermercato dall'altra parte della..." "No, no, va bene così, scrivo il finale su questo tovagliolo usato."

Fino a quel momento la storia andava avanti con i ritmi giusti e, pur con i difetti di cui sopra, mi stava appassionando, senza quel finale gli darei anche più della sufficienza. Ma il finale è quello, e sembra spremere in 10 pagine (esattamente da pag. 89, quando Zagor si risveglia davanti al Signore Nero) quello che si sarebbe dovuto raccontare in 50. Fai 40, toh. Auspico il ritorno alle storie che finiscono a metà volume, magari fastidioso per la collezione ma ottimo per dare loro il giusto spazio.


Zagor la vendicatrice recensione

Zagor 684 bis - la vendicatrice

Nella rubrica I tamburi di Darkwood all'inizio di  questo albo speciale Moreno Burattini dice che il personaggio che dà il titolo alla storia potrebbe "richiamare alla mente il personaggio di Elektra, l'eroina Marvel creata da Frank Miller". Si vede che io e quell'altro Moreno non abbiamo letto le stesse storie di Elektra perché a me non sarebbe venuta in mente mai. Moreno ci dice anche che il personaggio è invece stato ispirato alla figura di Minnehaha, dal romanzo La scotennatrice di Emilio Salgari. 

Ora, una piccola digressione: grazie agli articoli di Lucius Etruscus mi sono fatto un po' di cultura sui "punitori degli anni '70". Il paragrafo che segue arriva tutto dalla lettura di quegli articoli.
In quel decennio la filmografia si riempie di violenza, mostrata senza paura sullo schermo, in risposta a un crescente disagio sociale in corso negli Stati Uniti, seguito alla guerra del Vietnam, grazie alla quale gli statunitensi hanno perso la fiducia nelle loro istituzioni.
E' nel 1969 che iniziano a uscire i romanzi di Mark Bolan, L'esecutore, il quale, per farla breve, è il personaggio che è stato copiato pari pari per il Punitore della Marvel. Escono altri film e romanzi che denunciano quanto sia impotente la polizia e corrotta la politica. Gli anni '60 sono finiti, e l'impatto con la realtà è duro come un colpo di pistola in faccia. E, se le istituzioni sono impotenti, allora sta ai cittadini farsi carico della giustizia, da dispensare a revolverate.
Tra questi romanzi c'è anche Death Wish del 1972, destinato a diventare un film nel 1974 che potreste aver già sentito nominare con il titolo di Il giustiziere della notte. Lungi dall'essere la prima opera di questo genere, Il giustiziere della notte è quella che ha avuto più successo generando una manciata di seguiti e una marea di cloni e scopiazzature varie, la maggior parte delle quali di qualità infima.
Tra le opere precedenti annoveriamo il primo, o almeno il primo di cui sono a conoscenza, esempio di "giustizierA della notte" con il film Coffy, uscito un anno prima del successo di Charles Bronson e con come protagonista Pam Grier, intenta a dispensare giustizia con un fucile a pallettoni.
Ed è di qualche mese antecedente al Giustiziere della Notte anche la prima apparizione del personaggio del Punitore Marvel, inizialmente come nemico dell'Uomo Ragno.
Bisogna a questo punto distinguere i giustizieri raccontati nei film americani ultraviolenti degli anni '70 e '80 in due tronconi: potremmo definire "vendicatori" quelli che si vendicano dei torti subiti uccidendo con gran spargimento di sangue chi ha fatto loro del male e magari qualcuno che nel frattempo si è messo in mezzo, e "punitori" quelli che non si fermano a una vendetta ma proseguono la loro opera decisi a sradicare il marcio nel mondo.
A parte la prima, Coffy, sono ben poche le donne della narrativa di questo sottogenere a diventare davvero delle "punitrici", limitandosi la grande maggioranza delle volte a vendicarsi, appunto.

E La scotennatrice di Salgari, che risale addirittura al 1909? Davvero ha anticipato di così tanto la "narrativa dei punitori"? Non ho letto il libro e non ho trovato una trama abbastanza spoilerosa da capire se rientri tra le "punitrici" o le vendicatrici", quindi ho dato una sfogliata al libro stesso, disponibile gratuitamente su Wikisource. Magari qualcosa mi sarà sfuggito visto che ci ho perso non più di dieci minuti, ma credo di poter dire che Minnehaha non rientra in nessuna delle due categorie. Divenuta sakem di una fazione Sioux, si comporta in modo crudele con i nemici bianchi, ma in quanto nemici bianchi, come qualunque capo indiano con la mosca al naso per tutte le violenze subite dalla sua razza. Quando le capita tra le mani qualcuno del gruppo di bianchi che ha causato la morte di sua madre lo scotenna o gli riserva qualche altra fine orribile. 

Il collegamento di Linneha con Minnehaha mi sembra quindi piuttosto nebuloso (certo, non tanto quello con Elektra), curioso che Burattini non faccia riferimento alle vere fonti d'ispirazione, quali quelle che ho citato sopra ma soprattutto il Punitore Marvel, oltretutto omaggiato nell'albo, direi in modo abbastanza esplicito.

Zagor la vendicatrice recensione

Il solito Lucius Etruscus ha trovato anche un'ulteriore fonte di ispirazione nel film Black Killer di Carlo Croccolo (1971), film dalla trama più complessa ma nel quale trova posto anche Sara, un'indiana che viene violentata a cui uccidono il marito, che si trasforma in una vendicatrice (ma non in una "punitrice").

Linneha invece è una punitrice fatta e finita, che non si accontenta della vendetta ma persegue la sua idea di giustizia da diffondere utilizzando armi di ogni tipo, verso i bianchi criminali.
Pur non avendo, quindi, niente di davvero originale, Linneha è un bel personaggio, un'assassina spietata e crudele ma che uccide solo chi se lo merita. Zagor potrebbe addirittura trovare qualche affinità con lei, visto che non si è mai fatto scrupoli nell'uccidere i suoi avversari, anche se, certo, prima prova sempre ad affidarli alla giustizia, per quanto questa abbia dato anche a lui prova più volte di essere inefficace, soprattutto quando si parla di crimini di bianchi contro gli indiani. Ma Zagor, nonostante l'impressionante conta di vittime sulle sue spalle, rimane un "eroe". Linneha non può che essere sua nemica. 

Zagor la vendicatrice recensione

Non so se si è capito ma questa storia mi è piaciuta molto, l'intreccio non riserva particolari colpi di scena ma è ben raccontato e disegnato splendidamente. Peccato solo per l'assenza quasi totale di Cico, solito problema legato allo scarso numero di pagine a disposizione di una storia "speciale" costretta in un centinaio di pagine. Stessa motivazione probabilmente per lo spiegone finale, quando Linneha si attarda a spiegare tutto per filo e per segno a Zagor. Diluire meglio la scoperta delle motivazioni avrebbe richiesto troppe pagine? Mah, non sono convinto, secondo me sarebbe stato meglio farle raccontare da Linneha alle sue vittime come cerca di fare un paio di volte, senza flashback ma con una narrazione diretta, tanto più che sono abbastanza banali.
Meglio ancora però sarebbe stato evitarle del tutto, lasciando nel mistero le origini di questa vendicatrice per rivelarle poi nel suo probabile (e auspicabile, a parer mio) ritorno, magari tirando fuori qualcosa di più complesso e interessante.

Il Moro

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2 commenti:

  1. Commosso ed onorato per la menzione, e felice di aver contagiato con la mia passione per la "narrativa dei punitori" ^_^
    Quindi mi confermi che le fonti dichiarate del personaggio di Linneha sono davvero deboli in confronto a quelle palesi, come quel teschio sul coltello lascia intendere. Spero di cuore che il personaggio torni, magari in una storia più corposa e con meno spiegoni ;-)

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    1. Anch'io me lo auspico, e gli spiegoni ormai dovrebbero essere finiti, spero!

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