martedì 17 maggio 2022

Opinioni in pillole su Zagor: L'acqua che urla, Da un antico passato, Vulture Peak

 Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Come ho già fatto altre volte, raccolgo in questo articolo le opinioni che ho scritto sul forum Zagortenay riguardo alle ultime storie uscite, modificandole un po' per renderle fruibili anche per chi non è un abituale frequentatore del forum in questione e quindi magari non ha già letto i volumi di cui si parla o non conosce a menadito la storia di Zagor.


Zagor+ n. 4, L'acqua che urla, di Luca Barbieri ed Emanuele Barison, recensione


Zagor+ n. 4, L'acqua che urla, di Luca Barbieri ed Emanuele Barison

Leggo solo pareri positivi su questa storia, ma a me ha lasciato ben poco.
Il punto è che è una storia che sarà pure ben scritta, ma è già sentita e strasentita. Una classica rivolta indiana con i coloni da salvare e la giustizia che non sta mai da una parte sola. Se esistesse un "manuale su come scrivere Zagor", l'autore in questo caso l'avrebbe seguito punto per punto.
Il risultato è una storia di Zagor che, pur non essendo né brutta né deludente in nessun aspetto, non ha nemmeno nessuna caratteristica che le permetta di rimanere nella memoria, risultanto troppo simile a molte altre. Sono sicuro che me la sarà completamente dimenticata nel giro di una settimana.
Sembra una storia scritta apposta per far ritrovare il gusto delle "belle storie di una volta", visto che contiene tutti gli elementi che hanno fatto la fortuna di storie molto amate. Però visto che io quelle storie le ho già lette tutte (e più volte), questa mi da l'impressione di minestra riscaldata.
Se, invece, l'obbiettivo fosse far conoscere ai lettori "giovani" quella che è una "tipica storia western dello Spirito Con La Scure", allora è stato completamente centrato.


Zagor+ n. 4, L'acqua che urla, di Luca Barbieri ed Emanuele Barison, recensione


Zagor n. 680-681 Da un antico passato, di Jacopo Rauch e Raffaele Della Monica

La storia di Rauch contiene dei riferimenti a Il terrore dal mare (Zagor 386-388), La regina della città morta (Zagor 422-425) e Lo scettro di Tin-Hinan (Zagor 552-555), tutte di Boselli, e facenti parte di un ciclo dal sapore "lovecraftiano" ma anche "howardiano", visto che abbiamo sia divinità oscure provenienti dagli abissi marini quali il lovecraftiano Dagon, sia un'avventuriero dall'aspetto e dal nome molto simili a quelli di Solomon Kane che aiuta Zagor ad affrontare sacerdoti kushiti come capitava a Conan.
Ma, soprattutto, è il seguito diretto di L'orrore sepolto, Zagor 543-544, scritto sempre da Rauch.
Ammetto di aver dovuto rileggermi L'orrore sepolto mentre le altre più o meno me le ricordavo ancora, ma non è (solo) per la qualità delle storie: è anche perché quelli appartenevano a un tempo in cui compravo meno fumetti, e mi capitava di rileggere più volte quelli che avevo, Zagor in particolare. Ora leggo molte più cose e non rileggo mai nulla.

Zagor si trova di nuovo ad avere a che fare con un orrore di stampo Lovecraftiano, arrivando addirittura ad affrontare lo stesso Cthulhu! Beh, una sua versione in miniatura e decisamente meno pericolosa, ma l'aspetto è quello, anche se gli viene dato un nome diverso. In effetti non ho capito perché abbiano cambiato il nome a Cthulhu e abbiamo tenuto quello di Dagon...
La storia scorre bene, è ben scritta e abbastanza appassionante, ma non è perfetta. Innanzitutto i disegni: della Monica è bravissimo, ma continuano a dargli storie horror e io ho dei dubbi su quanto sia adatto, nonostante abbia iniziato sulle pagine dell'horror Gordon Link. Gordon Link l'ho letto parecchi anni fa, ma mi sembra di ricordare che fosse un horror sopra le righe con molti elementi umoristici.
Della Monica sa realizzare dei bei chiaroscuri, ma non c'è quel gusto horror, creature nell'ombra, giocare sul non visto. E' spesso tutto troppo chiaro, tutto allaluce, e difetta nella capacità di rendere le scene "spaventose" dato che non sempre riesce a trovare "l'inquadratura" giusta. Va bene che viviamo in un periodo storico in cui bisogna usufruire di qualsiasi cosa in fretta e furia, ma qui manca un po' la bellezza del lento svelarsi del mostro, l'inquietudine portata dal non avere un'idea chiara di quel che si sta vedendo. Della Monica, ti sbatte le cose in faccia, a meno che questo non sia stato voluto dallo sceneggiatore, ovviamente. Qui, per dire, il cthulhoide avrebbe dovuto ergersi lentamente dalle acque in tutta la sua maestosità, non comparire di botto.
Non so perché, ma ho sempre visto della Monica come più adatto a storie umoristiche, lo vedo splendidamente a disegnare le gag di Cico. 

Non mi è piaciuta molto nemmeno la nuova interpretazione di Verybad, che un tempo era un pazzo maniaco, ora è diventato uno scienziato generico con solo il vezzo di portarsi dietro qualche bomba. Inoltre, spesso era quasi un antagonista di Zagor, mentre ora è un alleato come gli altri, senza più quell'ambiguità che faceva sì che non potevi mai prevedere come si sarebbe comportato. 
Purtroppo, ultimamente sembra che quasi tutti i comprimari storici dello spirito con la scure stiano subendo questo tipo di trattamento, teso ad annacquare, smacchiettizzare e, francamente, banalizzare le loro caratteristiche distintive.

Non voglio entrare troppo nel dettaglio della storia per evitare spoiler,  ma è comunque interessante, la sfera è un escamotage carino e ben sfruttato (ricorda un po' il cubo di Lemarchand della saga di Hellraiser), però ci ho ritrovato un po' troppe tematiche tipiche di Dampyr, al punto che pensavo che dovesse saltare fuori prima o poi una citazione. Anche lì ci sono gli artefatti che aprono portali verso dimensioni demoniache spesso molto simili a questa. 

Insomma storia buona ma non perfetta.


Zagor+ n. 4, L'acqua che urla, di Luca Barbieri ed Emanuele Barison, recensione


Speciale 34: Vulture Peak, di Antonio Zamberletti e Stefano Di Vitto

La particolarità di questa storia è che c'è troppa roba sul fuoco. Un sacco di personaggi che hanno i loro trascorsi che si intrecciano tra loro, in una storia dall'impalcatura decisamente western in cui però si inserisce un elemento soprannaturale.
Il modo in cui l'autore Antonio Zamberletti riesce a gestire tutti questi elementi è mirabile, nel senso che pur avendo una quantità limitata di pagine a disposizione riesce a farci stare tutto senza farlo sembrare un bignami di una storia più complessa, cosa già successa altre volte. Ciò non toglie, comunque, che ci sia troppa roba, a discapito di Cico che è praticamente assente. I molti personaggi, poi, appaiono scarsamente delineati, così da essere per la maggior parte anonimi. Si fa fatica a seguire a quale dei gruppi avversari appartenga l'uno o l'altro.
Non mi è comunque dispiaciuto leggerla, mi piacciono le storie realistiche ma che conengono un elemento soprannaturale, elemento che però risulta poco sfruttato fino a diventare così secondario che è quasi come se non ci fosse. Questa è una di quelle storie che finiscono nel calderone delle "discrete" senza distinguersi in modo particolare.

Il Moro

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2 commenti:

  1. Ti leggo sempre con grande interesse, per rimanere aggiornato sulla materia zagoriana ^_^

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    1. Bravo! Nel caso ci sia qualche storia davvero meritevole, non mancherò di segnalartela... 😉

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