martedì 7 marzo 2023

Il manichino, di S.L. Grey

Il manichino, di S.L. Grey, recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Questo articolo aleggia tra le bozze del blog da qualcosa come cinque o sei anni, finalmente ho deciso di esumarlo con giusto quache aggiustamento.

Il Manichino (The Mall) è un libro del 2011 scritto da S.L. Grey, pseudonimo della coppia di autori inglesi Sarah Lotz e Louis Greenberg, del quale mi risulta che sia stato pubblicato solo un altro libro in italiano, Una casa a Parigi (The apartement).

Il libro deve essere uscito in uno di quei momenti in cui dichiarare che si sta pubblicando un horror era come dire che ti sta crescendo una terza gamba al posto di un capezzolo, visto che sulla copertina italiana campeggia la fuorviante scritta "Un Grande Thriller".
O così, o chi decide questi strilloni non solo non legge il libro, ma nemmeno la quarta di copertina, che mi basta riportare qui:

Dan è un ragazzo inquieto e poco socievole che lavora in uno squallido, enorme centro commerciale. Odia il suo lavoro. Rhoda è una giovane freak nera, sfregiata da una cicatrice che tutti guardano con orrore, e ha qualcosa in comune con Dan: odia la propria vita. Un giorno Rhoda, per procurarsi la cocaina, trascina al centro commerciale il bambino a cui fa da baby sitter ma, in un momento di disattenzione, il ragazzino sparisce e lei va nel panico. Poi vede Dan e lo costringe ad aiutarla. Mentre esplorano corridoi illuminati dai neon sulle tracce del piccolo, inquietanti sms li attirano nelle viscere dell'edificio, dove sono accatastati mucchi di vecchi manichini e dal soffitto gocciola uno strano liquame. Tentando di fuggire da quel macabro spettacolo, si rendono conto di essere rimasti invischiati in un allucinante gioco a quiz gestito da qualcuno che rimane sempre nell'ombra e che dall'ombra osserva e ascolta ogni loro minimo gesto, ogni sillaba, ogni brivido d'orrore. Inseguiti da esseri informi, precipitano in un inquietante e mostruoso mondo parallelo, dove i commessi sono incatenati ai banconi, dove nessuno è normale, dove l'universo intero sembra popolato da manichini e freak che ai tavolini del bar si cibano di poltiglie sanguinolente. Riusciranno mai Dan e Rhoda a ritornare alla loro realtà? A sfuggire alla mente mostruosa che li vuole persi per sempre nei labirinti infernali dell'enorme, disumano centro commerciale?

Qualche dubbio che sia un horror? No? Beh, andate a dirlo alla Newton Compton, loro sì che sono editori seri, mica come quelli che si autopubblicano su Amazon, tzè.

Il manichino, di S.L. Grey, recensione


Il libro ha debiti a dir poco evidenti verso il videogioco Silent Hill. Non che debba essere un male: Silent Hill 1 e 2 sono secondo me tra i più bei giochi mai fatti, nonché una delle punte più alte raggiunte dalla narrativa horror in genere negli ultimi... Oh santo cielo, il primo ha ormai 24 anni! Ehm, scusate, mi sono fatto prendere dallo sconforto per il tempo che passa.
Tra l'altro, apro una piccola parentesi. Non sono un grande fruitore di storie horror, siano essere romanzi, film, videogiochi, serie tv o fumetti. Quando penso alla migliore storia horror degli ultimi vent'anni, quindi, la prima cosa che mi viene in mente è proprio Silent Hill 2. Sentitevi liberi di smentirmi e segnalarmi qualcosa che lo supera, che sarà sicuramente uscita un sacco di roba che non conosco.
E ora magari torniamo a parlare dell'argomento del post, va'.



Nella prima parte di Il Manichino sembra quasi di leggere una fanfiction ambientata nello stesso mondo del videogioco. Va proprio avanti con uno schema che appartiene di più al mondo dei videogiochi, che sia Silent Hill o meno, piuttosto che alla narrativa scritta. I protagonisti avanzano in ambienti sempre nuovi affrontando una minaccia dietro l'altra, svelando nuovi particolari di questa ambientazione infernale piuttosto che sviluppando una trama.

Questo è valido per poco meno di metà del libro. Per fortuna dopo la cosa cambia, e a momenti diventa quasi un gioco metanarrativo, tanto che il protagonista stesso inizia a pensare di essere finito dentro un videogioco e a comportarsi di conseguenza. I protagonisti quindi escono dalla sezione "videogame" e iniziano ad esplorare questo nuovo, orribile mondo.

In questa parte scopriamo di colpo che i protagonisti sono due completi imbecilli, vista la quantità esagerata di tempo che ci mettono ad accorgersi di non essere ancora tornati nel mondo normale, nonostante la valanga di indizi che questo mondo infernale riversa loro addosso senza nessuna avarizia. Comunque sia da qui la trama diventa un po' più interessante e variegata, meno da videogame.

Il manichino, di S.L. Grey, recensione


La parte più intrigante risulta essere la terza, quella meno horror e più terra terra, almeno nelle intenzioni. Ma comunque la trama rimane sempre piuttosto semplice e lineare, quasi assente, limitandosi in pratica a raccontare le peregrinazioni di questi due in questo mondo parallelo.

In effetti, una sinossi come "due persone molto diverse tra loro si ritrovano per caso intrappolate nella versione infernale di un supermercato", si rivela essere, piuttosto che un high concept adatto per una quarta di copertina, un riassunto più che efficace dell'intera trama del libro.
Ovviamente, non manca come facilmente intuibile una satira della società dei consumi, vedi i commessi incatenati o i clienti obbligati a comprare in continuazione

Se vi piace la narrazione in stile videoludico e vi va di visitare un mondo in stile Silent Hill, è il libro che fa per voi. Se cercate una storia più complessa, guardate da un'altra parte.

Il manichino, di S.L. Grey, recensione


I successivi libri scritti da questa coppia di autori, The Ward e The New Girl, mai usciti in italiano almeno che io sappia, hanno le stesse tematiche di questo e probabilmente sono ambientati nello stesso mondo narrativo, sostituendo il centro commerciale con un ospedale nel primo caso, anch'esso ambientazione tipica di Silent Hill, e con una scuola nel secondo. Sebbene si tratti di storie autoconclusive, fanno parte di una trilogia (sono anche usciti insieme come unico volume), ed è probabile che in essi si trovino anche le risposte ad alcuni interrogativi rimasti insoluti in Il Manichino. Ma ormai è decisamente troppo tardi per sperare in una traduzione italiana anche di questi...

Il Moro

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