venerdì 29 agosto 2014

Snowpiercer, fumetto e film

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

La Cosmo, che si occupa di pubblicare in Italia fumetti francesi a prezzo popolare con riduzione di formato e senza colori, approfitta dell'uscita del film per pubblicare il fumetto Le Transperceneige di Jacques Loeb e Jean-Marc Rochette, uscito per la prima volta in Francia nel 1982.

La prima parte di Le Transperceneige, che tradotto suona più o meno come "il perfora neve", intitolata La morte bianca, narra di un treno che corre all'infinito, in un paesaggio coperto eternamente bianco. La follia dell'uomo ha causato una catastrofe globale che ha portato a una nuova era glaciale, e sembra che il treno, che non si ferma mai per evitare il congelamento, sia l'ultimo baluardo dell'umanità.



Non si conosce la prodigiosa fonte di energia che spinge il treno né la vera causa della catastrofe. Quello che sappiamo è che, anche nella disperazione più cupa, l'uomo non cambia.
Il treno, lunghissimo e affollato, ha mantenuto la divisione in tre classi. I privilegiati della testa del treno hanno vagoni dedicati alle colture e all'allevamento di piccoli animali con i quali sfamarsi, hanno scompartimenti lussuosi e spaziosi con tutti i comfort.
In coda al treno, invece, la gente è ammassata come bestiame, in condizioni disastrose.
Un uomo sfiderà le convenzioni e le armi dei soldati che le proteggono per sfuggire alla miseria dei vagoni di coda, spingendosi con la forza fino alla prima classe. Scoprirà di non essere solo, che esistono gruppi interessati ai diritti dei più sfortunati, ma anche che queste persone non hanno la capacità di aiutarli, e forse nemmeno le idee ben chiare su ciò che è davvero la vita degli ultimi. E si scontrerà con la cupidigia e la mancanza di scrupoli dei potenti, dei politicanti, che non si fanno remore a calpestare i diritti e persino la vita dei più poveri, dei più silenziosi, per accaparrarsi il favore del ceto medio.
La metafora è evidente, direi, e ben riuscita.




Dialoghi non perfetti, disegni buoni ma non eccezionali, ma personaggi realistici e un buon ritmo nella narrazione, che ha il sapore delle storie di fantascienza della golden age, ne fanno un buon fumetto, da leggere.

Il volume della cosmo raccoglie tutti e tre i numeri che compongono la storia di questo mondo. Il primo seguito si intitola Il geoesploratore ed è ambientato su un altro treno, nello stesso mondo ghiacciato.
I passeggeri di questo treno hanno però imparato la lezione, e la vita a bordo è molto meglio organizzata, tanto che il treno è in movimento ormai da anni. Periodicamente il treno si ferma e vengono mandati all'esterno i geoesploratori, che esplorano le vestigia del passato ricoperte di neve eterna.




I governanti nelle prime carrozze del treno mantengono l'ordine con un credo religioso che deifica la locomotiva, e tramite dei giochi a premi che mettono in palio viaggi nella realtà virtuale. Religione e gioco d'azzardo per tenere buone le folle e far loro accettare il mondo terribile in cui vivono, anche qui sono abbastanza chiari i parallelismi con il mondo di oggi.

Mentre La morte bianca deve la sua ispirazione probabilmente all'Eternauta, i capitoli successivi sono più "Orwelliani", con la figura del despota che domina su un mondo distopico nel quale la gente viene tenuta nell'ignoranza.

La terza parte si intitola La terra promessa, e continua direttamente dalla seconda. Purtroppo qui la storia si fa più confusionaria (faccio sempre fatica a capire i fumetti di fantascienza francesi verso la fine), e nel complesso, meno interessante.



Aggiungiamo anche nella seconda e nella terza parte si vede molto che il fumetto in origine era colorato, al punto che in alcune tavole si fa fatica a capire cosa succede.

Non un capolavoro, quindi, ma un buon fumetto, che riesce a esprimere l'angoscia e lo squallore di quest'ambientazione cupa e terribile. Nel complesso, si fa leggere con piacere.

"Percorrendo la bianca immensità di un inverno eterno e ghiacciato, da un capo all’altro del pianeta, corre un treno che mai si fermerà… E’ lo Snowpiercer dai mille e uno vagoni.”



Il film Snowpiercer esce nel 2013. Il regista è il sudcoreano Bong John-ho, noto per l'ottimo The Host . Con un budget di 38 milioni di dollari è la più costosa produzione sudcoreana di sempre.
Regista e produzione coreane per la trasposizione di un fumetto francese... e attori americani. Perché?
Probabilmente perché Bong John-ho conosceva il becero razzismo degli americani, che piuttosto di distribuire in casa loro un film con dei musi gialli sullo schermo lo rifanno dall'inizio con i loro attori mascelloni. Tanto vale dar loro in pasto direttamente le facce che vogliono vedere, e guadagnare così sulla distribuzione internazionale.



Ma parliamo del film. L'ambientazione, ovviamente, è la stessa, ma la trama è profondamente diversa: se nel fumetto Curtiss non voleva altro che "vedere cosa ci fosse in testa al treno" e intraprende un viaggio solitario che è anche crescita personale, nel film invece guida la rivolta della povera gente delle ultime carrozze. D'altronde è interpretato dal due volte supereroe Chris Evans.



La denuncia sociale è quindi meno approfondita, anche perché il film segue regole di spettacolarizzazione che il fumetto non aveva bisogno di seguire. Compensa per l'appunto con scene azzeccate e visivamente splendide, come l'attraversamento dei surreali vagoni di testa o lo scontro nella galleria. Si vede un po' che non è un film hollywoodiano con budget spropositato solo nelle scene all'esterno del treno, gli interni invece sono perfetti.
A tutto aggiungiamo le ottime prove degli attori, soprattutto della perfida e irriconoscibile Tilda Swinton. Guardatelo.

Il Moro


3 commenti:

  1. Di solito uso la seguente seguente frase per sembrare uno che sa tante cose...
    Ma mai come in questo caso: "Mi è piaciuta di più l'opera originale"!

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    1. Secondo me anche il film era niente male, comunque.
      Il Moro

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  2. A me il film è piacito poco, specialmente nel finale abbastanza banale.
    Leggendo la recensione il fumetto sembra più interessante, vedrò di recuperarlo.

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