martedì 6 maggio 2025

Opinioni in pillole, libri di fantascienza mai finiti: Universi, Inverso, Central Station, Guerra per l'eternità.

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!  

Ecco un altro articolo della serie "opinioni in pillole", dove raccolgo commenti più o meno brevi per cose che ho visto/letto/giocato. Questo perché mi capita di voler parlare di qualcosa e scriverne un commento, che però risulta troppo corto per farne un articolo a sé stante. In questo caso parliamo di quattro libri che NON ho letto per intero, tendenzialmente perché mi sono rotto le balle prima.


Universi, di Stanislav Lem recensione


Universi, di Stanislav Lem

Universi, pubblicato da Mondadori nella collana Oscar Moderni - Baobab, è una raccolta di racconti dell'autore polacco, noto in particolar modo per il romanzo Solaris.
Dovrebbe essere una raccolta integrale o quasi, sicuramente è un volume abnorme, 1500 pagine, non l'ho pesato ma credetemi che tenerlo in mano mentre si è seduti sul water non è proprio comodo.
Ho preso questo libro in biblioteca, ma devo dire di non essermelo goduto granché. I racconti più belli li avevo già letti tutti (in particolare ho adorato quelli del ciclo Fiabe per robot), ma gli altri mi hanno un po' stufato, in paricolar modo quelli degli altri due cicli, Cyberiade e I viaggi del pilota Prix. Il primo ciclo parla di due inventori in grado di inventare qualsiasi cosa, alle prese con re e personaggi da fiaba. Le atmosfere sono in effetti quelle fiabesche già tipiche di Fiabe per robot, ma i racconti risultano spesso troppo lunghi e tutti abbastanza simili tra loro. Stesso difetto per I viaggi del pilota Prix, che abbandona l'atmosfera fiabesca in favore delle avventure di un pilota spaziale, avventure di stampo abbastanza realistico, Prisx è in effetti un astronauta e non un pilota di razzi alla Dan Dare, impegnato più a fare calcoli su rotte tangenti e campi gravitazionali che a sparacchiare contro alieni con la pistola a raggi, come invece mi aspettavo dopo aver letto i volumi precedenti. Interessanti, ma anche qui un po' noiosi e ripetitivi, alla fine ho letto solo i primi tre o quattro. I restanti racconti non sono tematici, ma ormai mi ero stancato e non sono andato avanti molto (non sono arrivato a pagina mille, per dire).
A parte quelli di Fiabe per robot che ho amato alla follia, i racconti di Stanislav Lem mi sono sembrati tutti buoni, ma nessuno davvero eccezionale (opinione mia, ci tengo a sottolinearlo prima di essere sommerso di insulti, che questo è uno di quegli autori che è meglio non toccare). Credo che il modo migliore di consultare questo volume, chiaramente un'edizione da collezione, sia di tenerlo lì e leggere un racconto ogni tanto, alternandolo con altro. Io invece dovevo restituirlo alla biblioteca pena l'invio di esattori nerboruti, quindi così ho fatto, senza troppi rimpianti, prima di portarlo a termine. I miei polsi ringraziano, le mie sedute sul water saranno meno faticose.


Inverso (The Peripheral), di William Gibson recensione

Inverso (The Peripheral), di William Gibson

Alcuni dei miei libri preferiti hanno questa caratteristica: all'inizio non ci si capisce niente. Il libro del nuovo sole di Gene Wolfe, Universo Incostante di Vernor Vinge, Ilium di Dan Simmons, la trilogia di Phaeton di John C. Wright... In quei libri, capire quello che sta succedendo è una sfida al lettore che sono stato ben lieto di accogliere. 

Inverso non è così. Sono arrivato a pagina 100 prima di avere una vaga idea di cosa stava succedendo. Intorno a pagina 150 ero di nuovo perso. A pagina 200 ho lasciato perdere. 

Il punto è che William Gibson imbastisce una storia già di per sé abbastanza complicata, con tanto di gente che comunica con un passato alternativo, ma la infioretta aggiungendo un sacco di elementi di contorno che sembrano messi lì apposta per confondere le idee. I personaggi sono tanti, sono tutti dotati di un complicato background che sembra centrare davvero poco con la storia e parlano un sacco di cose che centrano altrettanto poco con la storia. Dialoghi che sembrano essere stati inseriti solo per approfondire l'ambientazione badando però bene di tenersi sul criptico in modo che non sappiamo mai con esattezza cosa cavolo stanno dicendo. Quelli nel passato (cioè, nel futuro più vicino) fanno poi anche un sacco di ipotesi, visto che neanche loro hanno chiara la vicenda, che non fanno che aumentare la confusione, eppure le loro parti sono comunque più comprensibili di quelle ambientate nel futuro più lontano, dove davvero posso dire di aver capito una parola sì e una no. E quando sono riuscito a capire cosa stava succedendo in un qualche capitolo ho avuto la forte impressione che la stessa cosa avrebbe potuto essere raccontata con un quarto delle parole utilizzate. 

No, la vicenda non è abbastanza appassionante e i personaggi non così interessanti da farmi venire voglia di sforzarmi. Riportato in biblioteca senza troppi rimorsi. 
Magari dovrei guardare la serie TV, almeno lì mi aiuto con le figure!



Central station, di Lavie Tidhar recensione

Central station, di Lavie Tidhar

Ho poco da dire su questo libro, visto che l'ho mollato a pagina 80. 80 pagine e ancora non era successo niente di anche solo vagamente interessante, e da una sessione di lettura all'altra non ricordavo il nome di un personaggio che fosse uno (dal mattino alla sera, eh, non che lo mollassi per settimane).
Per scegliere i libri di solito mi baso su recensioni e opinioni lette in rete, e di questo parlavano tutti bene. Ma ora ho capito il perché: è un altro di quei libri di cui non si può parlare male per non fare brutta figura.


C'è l'ambientazione, una versione fantascientifica di Tel Aviv in cui è stato costruito uno spazioporto, rendendola di fatto un crocevia di viaggiatori di ogni razza. E c'è il modo in cui è scritto, una coralità di personaggi che se ne vanno a spasso senza niente da fare oltre a perdersi in elucubrazioni e introspezioni lunghissime e di cui non ci frega un accidente. Sembra il manuale del perfetto libro fatto per colpire le giurie dei premi letterari e titillare il gusto di quelli che cercano una letteratura "alta"', di "qualcosa di un po' più elevato culturalmente", come dice il mio bibliotecario guardandomi con aria di sufficienza. Peccato che sia noioso come la quaresima. Se fosse stato un film avrebbe sicuramente fatto furore al festival del cinema di Venezia.



Guerra per l'eternità, di Christopher Rowley - recensione

Guerra per l'eternità, di Christopher Rowley


Questo è un altro recupero, nel senso che ho trovato un vecchio articolo che aleggiava tra le bozze del blog, questo praticamente finito (mancavano solo le immagini) ma mai pubblicato. Perché? E chi lo sa? Questo risale addirittura al 2012, l'anno in cui ho aperto il blog!
L'ho ripescato accorciandolo un po' e ve lo ripropongo ora.

Copincollo la trama pescata da internet:

Gli alieni che abitano il pianeta Fenrille sono sempre stati alleati dei gruppi di coloni umani impegnati a difendere orgogliosamente la propria indipendenza. Insieme, uomini e fein governano le zone montuose dell'unico continente dello strano pianeta. E insieme prosperano, poiché sono gli unici in grado di produrre la sostanza che garantisce agli uomini l'eterna giovinezza. Un giorno, però i governanti della lontana Terra mandano una flotta galattica, con a bordo i terribili e spietati Marine spaziali, allo scopo di conquistare il pianeta. Ma non avrebbero mai sospettato di incontrare una resistenza tanto efficace, e nessuno li ha informati delle speciali difese degli alieni.

L'ho letto fino a poco meno della metà, poi non ce l'ho più fatta.
E' il romanzo d'esordio di Christopher Rowley (del quale non ho letto nient'altro), e francamente si vede. 
Parte con la descrizione di una battaglia tra parti avverse delle quali non viene spiegato quasi niente, se non che da una parte ci sono quelli che vogliono la droga dell'eternità (tipo la Spezia di Dune, insomma) e dall'altra quelli che vogliono mantenerne il monopolio. Segue la descrizione di un'altra battaglia. Poi un'altra. E via così.
Ispirandosi probabilmente di nuovo a Dune, l'autore butta lì un mucchio di nomi esotici: razze, creature, ma anche armi, strategie di guerra, veicoli, senza mai spiegare cosa sono. Nel guazzabuglio di termini inventati diventa addirittura difficile distinguere i nomi dei personaggi. Per mezzo libro ho creduto che l'"Impi pesante" fosse un veicolo, e poi ho capito che, forse, era invece una formazione di combattimento, una cosa tipo la falange greca... credo. Non ne sono ancora sicuro.
Fino a dove sono arrivato a leggere non si riesce a capire come siano fatti questi alieni, che tipo di società abbiano, quali siano le loro alleanze... niente. Non voglio dire che queste cose non vengono dette: viene spiegato tutto, ma viene fatto tramite i termini alieni per i quali non c'è nessun glossario, e di conseguenza non ci si capisce nulla, anche perché è impossibile ricordarsi da una pagina all'altra decine di termini astrusi. Al momento purtroppo non ho il libro sottomano per ricopiarne qualche parte, ma potete credermi quando vi dico che spesso nella stessa frase si possono trovare quattro o cinque termini inventati e mai spiegati.
Ho anche avuto la sensazione che l'autore non abbia davvero scritto un libro di fantascienza: tutti questi termini fantascientifici, per quanto sono riuscito a capire, sarebbero traducibili direttamente con parole della nostra lingua. Se invece di parlare di Impi le avesse chiamate compagnie, se invece dei cannoni fasici avessero avuto dei fucili, sarebbe venuto fuori un libro su una guerra terrestre della metà del secolo scorso, senza cambiare neanche una virgola. Secondo me, invece, un autore di fantascienza deve inventarsi un termine nuovo solo quando descrive qualcosa che nella realtà non esiste, non per rendere un'improbabile lingua aliena... Anche perché nel caso avrebbe dovuto utilizzare la lingua in questione per tutti i dialoghi, non solo per qualche parola qua e là.


Guerra per l'eternità, di Christopher Rowley recensione
Ora, se le vicende raccontate fossero state interessanti, anche se poco comprensibili, avrei anche potuto fare lo sforzo di arrivare al fondo cercando di tenere a mente i nomi e i termini per capirci qualcosa, ma non è così.
Come già accennato, il libro è un susseguirsi di scontri armati e azioni di guerriglia. Finita una, i personaggi si spostano in un'altra zona per seguire un'altra battaglia. Fin dove sono arrivato io non c'è stata nessuna evoluzione: continui scontri, alcuni vinti, altri persi (almeno credo: come detto, è talmente difficile da seguire che tante volte non sono nemmeno riuscito a capire chi aveva vinto).
Esiste un sottogenere della fantascienza che viene definito space opera militare, dove questo genere di cose è appunto la norma.
Io, personalmente, trovo la mera descrizione delle battaglie noiosissima. L'unica opera del genere che mi era piaciuta è stata la saga dei Lensmen, di Edward E. Smith. Praticamente privo di trama, ma l'escalation di armi sempre più potenti e spaventose prodotte dalla tecnologia era divertente. Questa Guerra per l'eternità, invece, no.

Il Moro

Altri libri di fantascienza di cui ho parlato sul blog:

2 commenti:

  1. William Gibson mi pare parecchio sopravvalutato. Ho letto un paio di suoi libri e l'ho trovato astruso e noioso. Da evitare!
    P.S. L'impi era una formazione degli Zulu. Con le due "corna del bisonte" ai lati, era studiata per estendersi e avviluppare il nemico.

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    1. Vedi? Non serviva nemmeno cambiargli il nome, impi andava già bene anche per lo stesso libro senza elementi fantascientifici! 😂

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