giovedì 12 marzo 2020

Geek League: La peste scarlatta, di Jack London


Salve a tutti, è Il Birraio che vi parla!

La Geek League latita da un po', ognuno di noi è troppo impegnato a combattere i suoi personali "supercattivi", ma l'evento principale di questi tempi oscuri è degno di un crossover di quelli tosti: la più terribile epidemia che la maggior parte di noi riesca a ricordare!
Noi siamo dell'idea che si debba prenderla con un po' di leggerezza, per non finire asserragliati in soffitta con gli occhi sbarrati e un fucile in mano.
Abbiamo quindi deciso di prendere in esame alcuni famosi casi di epidemie nella narrativa, chissà che non riescano a darci qualche idea per come affrontare questa situazione!




Uno dei primissimi romanzi ad affrontare il tema dell'apocalisse è del 1826, scritto dalla solita Mary Shelley, considerata dai molti l'inventrice della fantascienza moderna. Ed è proprio un'apocalisse causata da una malattia, nella fattispecie dalla peste. Il romanzo s'intitola L'ultimo uomo e, nonostante abbia ricevuto forti critiche al tempo dell'uscita, era considerato dall'autrice come uno dei suoi migliori, e la critica di oggi è d'accordo con lei. Però si trattava della peste, una malattia veramente esistente sulla quale non è il caso di soffermarci in questa birreria virtuale, covo di debosciati dediti ad astrarsi in mondi immaginari.



Andiamo quindi un po' avanti, con il romanzo che è considerato spesso il capostipite del genere post-apocalittico: La peste scarlatta, di Jack London, pubblicato per la prima volta a puntate sul giornale The London Magazine nel 1912.


Jack London tutti se lo ricordano per Zanna Bianca, ma gli appassionati di fantascienza sanno che ha scritto anche diversi romanzi del loro genere preferito, prima ancora che iniziasse a chiamarsi così.
Ambientato circa sessant'anni dopo il 2013, anno in cui si è diffusa l'epidemia (d'altronde ci ricordiamo come parecchi pensavano che il mondo sarebbe finito nel 2012, no?), vede un mondo tornato a uno stato agreste, barbaro, dove si vive principalmente di caccia, raccolta, pesca e pastorizia, dove nessuno sa più leggere e a nessuno importa, dove perfino il linguaggio è involuto.



Un nonno, unico superstite dei "vecchi tempi", prima della pandemia, racconta ai nipoti degli ultimi giorni della civiltà precedente e i primi di quella nuova.
Il libro è quindi sia un post-apocalittico che un apocalittico, e anche in parte un distopico, perché il mondo del 2012 pre-virus, 100 anni nel futuro dell'autore, viene descritto dal superstite come un posto tutt'altro che simpatico in cui vivere a meno che tu non appartenessi alla "classe dirigente", in cui le divisioni tra le classi sociali erano esasperate al punto da assomigliare ai rapporti tra padroni e schiavi.
Il narratore, che faceva parte della classe sociale più elevata, non esita a dare parte della colpa del crollo della civiltà proprio a quelli che provenivano dalla classe sociale più bassa, insinuando che forse il mondo non sarebbe regredito a tal punto se non fosse stato per l'esplosione di violenza associata al diffondersi della malattia, violenza di cui, secondo il narratore, erano in gran parte responsabili proprio i poveri, che i ricchi avevano subissato al punto da spingerli a una sanguinosa ribellione. Pur accettando, quindi, di avere una parte di colpa nell'aver sottomesso i poveri e averli resi così brutali e insensibili, continua a considerarli dei barbari feroci e dissoluti. D'altronde è un professore universitario, categoria particolarmente detestata da Jack London.



Ma veniamo al succo del discorso: la peste scarlatta. Andiamo a esaminare la malattia che decima il mondo in questo romanzo "pseudoscientifico", come è stato descritto dall'autore prima che il termine science fiction nascesse.

EZIOLOGIA:
Non sappiamo se la malattia sia portata da un virus, da un batterio, da un fungo o da cos'altro. London parla in modo vago di un "germe", termine che tecnicamente sarebbe un generico sinonimo di microorganismo, anche se nell'uso comune viene usato più frequentemente per indicare i batteri.

EPIDEMIOLOGIA:
La prima vittima compare a New York, seguita da qualche decina di altre. Poche ore dopo si diffonde la notizia di altre vittime a Chicago. La sera dello stesso giorno si rende noto che Londra sta già combattendo col morbo da due settimane, ma aveva tenuto la notizia segreta. In seguito si diffonde rapidamente in tutto il mondo portando al collasso della civiltà in un tempo che non viene ben specificato, ma che appare essere molto breve, due o tre mesi al massimo. Non vengono specificati eventuali condizioni ambientali che possano aumentare o diminuire la letalità o la rapidità di diffusione del morbo.
Viene detto che non erano rimaste molte donne dopo l'esplosione dell'epidemia, ma sembra che non sia dovuto tanto a una maggiore infettività del virus verso il sesso femminile, piuttosto una conseguenza dei violenti disordini che sono scoppiati in seguito alla sua comparsa.

SEGNI E SINTOMI:
La peste scarlatta ha un periodo di incubazione del tutto asintomatico di durata non ben definita, ma è probabile che sia dell'ordine dei 30 giorni.
Una volta scaduto il termine dell'incubazione la malattia si manifesta in modo esplosivo. La morte sopraggiunge in media entro un’ora dai primi sintomi. Alcuni arrivano a resistere qualche ora, ma molti muoiono nel giro di dieci o quindici minuti.
Il cuore accelera i battiti e la temperatura corporea sale. Poi un’eruzione cutanea scarlatta si diffonde in un baleno sul viso e sul corpo. I più non si accorgono nemmeno dell’aumento di temperatura e dei battiti cardiaci e la prima cosa che notano è l’eruzione scarlatta. Di solito, al momento della comparsa dell’eruzione hanno convulsioni violente ma di breve durata. In seguito subentra una grande calma e solo allora il malato avverte un torpore e un senso di gelo che dai piedi risalgono velocemente il corpo. Il torpore attacca prima i calcagni, poi le gambe e i fianchi, e quando arriva all’altezza del cuore la persona muore.
La mente conserva la calma e la lucidità fino al momento in cui il cuore intorpidito si arresta.

TRASMISSIONE:
Non è specificato se l'infezione si possa propagare anche durante l'incubazione, ma dobbiamo presumere che lo sia per giustificare la rapidità della diffusione a livello globale.
Quello che si sa è che subito dopo la morte il corpo del malato subisce una decomposizione rapidissima. Nel giro di qualche minuto il corpo si sbriciola, trasformandosi quasi in polvere. In questo modo tutti i germi presenti all'interno del corpo vengono liberati all'istante andando a diffondersi in una vasta area intorno al luogo del decesso, maggiore se il corpo si trova all'esterno e possono essere trasportati dal vento.
I tentativi dei più abbienti di allontanarsi dalle zone dell'infezione tramite aerei privati ha avuto il solo effetto di portare i germi anche nel luogo d'arrivo, quindi dobbiamo ipotizzare che fossero già in fase di incubazione alla partenza oppure che i germi possano superare i filtri degli aeromobili.
Si accenna al fatto che i batteriologi perivano a frotte nei laboratori mentre studiavano il germe, quindi dobbiamo presumere che i germi riuscissero a superare anche le difese predisposte dagli esperti, quali filtri, tute protettive, eccetera.

DIAGNOSI E CURA:
E' molto difficile diagnosticare la malattia durante il periodo d'incubazione, poiché è del tutto asintomatica. E' presumibile che la presenza di tali germi sia visibile a un'analisi del sangue, ma le analisi e le ricerche in tal senso sono iniziate troppo tardi. L'autore non specifica se qualcuno privo di sintomi si recasse spontaneamente a farsi visitare dopo aver magari assistito a una morte o essere stato in contatto con qualcuno che poi è morto.
La rapidità con cui il germe miete vittime anche negli ambienti sterili dei laboratori di ricerca impedisce che la malattia venga studiata abbastanza a fondo. Si accenna a tentativi di combattere i germi inoculando nel corpo dei malati altri germi avversari di quelli della peste scarlatta, ma non hanno dato esito positivo.
L'ultima notizia che gli Stati Uniti ricevono dall'Europa prima della cessazione delle comunicazioni riguarda la scoperta di un siero contro la peste a Berlino, ma l'assenza di ulteriori comunicazioni dall'Europa anche a distanza di anni fa pensare che anche questo siero si sia rivelato inefficace.
Non ci sono notizie di malati che siano guariti dalla peste scarlatta. Alcuni, rarissimi soggetti però dimostrano un'indennità naturale grazie alla quale il germe in loro non attecchisce. Si parla di qualche decina di sopravvissuti al morbo in tutto il nordamerica. Il protagonista stima che la popolazione mondiale sessant'anni dopo la diffusione del germe sia inferiore al migliaio di persone.

E qui si conclude l'analisi della prima, o una delle prime, grande malattia fittizia narrata dalla fiction!
Qui trovate gli articoli degli altri membri della Geek League, passate a dare una lettura e spaventatevi un po', se la realtà ancora non vi basta!

Il Lettore su "Omniverso": il 9 marzo parla di The Strain
il Prof. Möuze su "Moz o'clock": l'11 marzo parla dell'influenza che ci teneva a casa da scuola negli anni '90 
Mr. Coder su "Non c'è paragone": il 13 marzo parla di Contagion
Riptide su "La bara volante": il 16 marzo parla di Y - L'ultimo uomo
Plot Tyrant su "La cupa voliera del conte Gracula": il 18 marzo parla di King Of Eden
Il Mangiastorie su "La stanza di Gordie": il 20 marzo parla de L'esercito delle 12 scimmie


13 commenti:

  1. Nel 1826? Credevo anche prima, però trattandosi di romanzo ci sta ;)

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    1. 1826 Mary Shelley, La Peste Scarlatta è del 1912. E' plausibile che ci siano altri esempi, magari al di fuori della letteratura anglosassone, ma questi sono i più "antichi" che ho trovato.

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  2. I classici sono sempre classici, poi questo è un romanzo breve, va via come il pane.

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  3. Mamma mia, che malattia feroce!
    È proprio cattiva, questa peste scarlatta...
    Come erano descritti i dispositivi protettivi dei ricercatori? Magari, i nostri moderni sarebbero stati più efficaci, rispetto a quelli del libro.

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    1. Non vengono minimamente descritti. Essendo il libro del 1912, immagino che non fossero poi 'sto granché... XD
      D'altronde la "fantascienza" ancora non esiste, London descrive questo suo libro come "pseudoscientifico", ma non possiamo ancora pretendere un approfondimento troppo preciso dei caratteri più squisitamente tecnici.

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  4. Devo assolutamente recuperarlo.
    Del buon Jack consiglio anche il bellissimo Il Vagabondo Delle Stelle anche se tocca un genere diverso, anche se ugualmente...ineluttabile.

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  5. Terribilmente reale. Non conoscevo questo lato di London e mi hai incuriosito, metto in lista

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    1. Metti in lista e informati perché ha scritto anche altre cose interessanti oltre al solito zanna bianca che ti obbligano a leggere a scuola. ;-)

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  6. Non ero a conoscenza di quest'opera, perché appunto per me London è Zanna Bianca, è storia che ti affibbiavano alle scuole per farti leggere qualcosina.
    Non è il mio genere, né Zanna Bianca né questo, son sincero... Mi piace però come ha descritto la società nel pre-apocalisse.

    Moz-

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    1. London ha scritto parecchia fantascienza, anche se in effetti lui la chiamava "pseudoscienza" visto che il termine "fantascienza" non era ancora stato inventato. Merita riscoprirlo.

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  7. L'ho sempre sentito nominare ma non ho mai avuto occasione di leggere questo romanzo, e la tua iniziativa potrebbe darmi l'idea di partecipare anch'io alla cosa, in qualche modo ;-)

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