giovedì 19 settembre 2019

Beyond Skyline

beyond skyline recensione
Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Questo film è, fondamentalmente, una tamarrata.

E' il sequel di un film del 2010 che, seppur dimenticabile, aveva qualcosa qua e là di carino che mi permette di ricordarne ancora qualche scena sebbene lo abbia visto già parecchi anni fa. Si trattava di una produzione semi-indipendente, costata 10 milioni di dollari, pochi per un moderno film di fantascienza (e infatti era girato quasi tutto in interni, ma i pochi effetti speciali erano ben fatti), un thriller fantascientifico d'assedio con delle belle soluzioni visive. Niente di che, ma nemmeno del tutto da buttare. Incassò 21 milioni negli Stati Uniti, ma con gli incassi internazionali si arrivò a 66, il che ne fa un gran colpo.
Grazie al successo all'estero, sette anni dopo i registi del primo film, i fratelli Strause, specializzati in effetti speciali (2012, Avatar, The Avengers...), producono questo sequel affidando la regia a Liam O'Donnell, sceneggiatore del primo film, così sconosciuto da non avere nemmeno una pagina su Wikipedia (né in italiano né in inglese).



Nonostante i sette anni passati, il film comincia quando comincia anche l'altro, andando a raccontare una storia parallela fino a un certo punto, che poi si incrocia con quella del primo film quando Frank Grillo, nella parte del poliziotto ammazzasette con figlio problematico, incontra i due protagonisti del primo film (ma interpretati da attori diversi).
Gli alieni invadono la terra e attirano gli umani come falene grazie a una luce ipnotica, intenzionati a usarne i cervelli per far funzionare i loro droni.
Frank Grillo e figlio rimbambito (ma quante volte deve salvarlo?! Il suo cervello non può essere utilizzabile in un drone! E' troppo deficiente!) insieme a due tizi caricati per caso, cioè una che non ho capito che lavoro fa nella metropolitana e un mendicante cieco, vengono trasportati su una delle navi, il cui interno è il classico viscidume biomeccanico senza neanche una lampada tipico di molte razze aliene, a quanto pare. Qui i nostri cazzuti protagonisti (anche il cieco e la tizia della metropolitana pestano come fabbri, perché sì)  riescono a trovare il modo di far precipitare la nave, non senza prima aver fatto partorire una donna.
La nave cade nel Laos, regno del trafficante di droga Iko Uwais, che non perde l'occasione per fare un po' a botte con Frank Grillo, prima, e con un po' di alieni corazzati e alti due volte lui, dopo.

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Compare anche il suo collega di sempre Yayan Ruhian, in una parte totalmente inutile e anche piuttosto stupida che serve solo per vederlo combattere contro i droni per un paio di minuti. Sembra quasi che sia lì solo perché Kuwais l'ha chiesto come favore, o per attirare con il suo nome quelli che, come me, sono rimasti fulminati dal meraviglioso The Raid.

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La trama è un susseguirsi indemoniato di azione alternata a MACCOSA grossi come case, degna di un b-movie dell'Asylum ma con più soldi, più capacità di dirigere gli attori, più gusto per gli effetti visivi, effetti speciali in generale ben fatti (soprattutto quelli più tangibili, dove la CGI non ci mette troppo lo zampino), e più botte da orbi. Ma l'anima rimane quella. Una divertente caciaronata salva serata, che non si prende sul serio nemmeno per un attimo (basta vedere i bloopers durante i titoli di coda, come nei film di Jackie Chun) e che risulta decisamente più godibile del suo predecessore.

Il Moro

2 commenti:

  1. Iko Uwais e Yayan Ruhian sono il valore aggiunto sempre, tranne quando gli fai fare tre secondi di comparsata inutile come in guerre stellari!

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  2. Già ho dimenticato il film, però ricordo piacevole la visione delle scene di combattimento.
    I Strause credo siano più tagliati per questo tipo di film, piuttosto per opere come "Aliens vs Predator 2", la cui enorme cura tecnica si è scontrata con una sceneggiatura indegna: dovrebbero darsi sempre e solo al cazzeggio :-P

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