venerdì 13 febbraio 2015

Masche e La Morte Mormora, di Fabrizio Borgio. Recensioni

horror noirSalve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Fabrizio Borgio è piemontese, come me, e ha ambientato le indagini di Stefano Drago, investigatore in forza al DIP (Dipartimento per le Indagini Paranormali) proprio nella sua terra.
In effetti le storie di Fabrizio sono ambientate nell'astigiano mentre io sono a nord di Torino, ma è comunque con piacere che leggo storie ambientate in terre così vicine a me.
Oltretutto li ha ambientati non a Torino o comunque in città, ma  in piccoli borghi e in campagna. Muoversi per il paese immaginario di Ubertoso e tra le campagne e le cascine che lo circondano per me è un po' come passeggiare sotto casa.
E' bello ritrovare elementi così caratteristici in un racconto, invece che muoversi tra i grattacieli di New York o per le strade della California, e anche ritrovare termini piemontesi.
E, ovviamente, i miei nonni mi raccontavano le storie delle masche.
Tutto questo per dire che probabilmente sarò un po' di parte nel giudicare questi racconti lunghi, o romanzi brevi che dir si voglia.
Sentire un personaggio di un libro esclamare "Bòia Faus!" è impagabile!


Le masche sono le streghe del folclore piemontese. In pratica sono molto simili alle streghe classiche, ma non hanno nessun rapporto con il demonio. La loro è una magia naturale, profondamente legata al territorio.
Qualche approfondimento su Wikipedia.
Un articolo del CICAP a riguardo.
Un altro interessante articolo.
Un sito dedicato, con alcuni racconti sulle masche.
Altri racconti e testimonianze.



In Masche la morte, avvenuta in circostanze inspiegabili, di due anziane signore che erano sospettate di essere, appunto, masche, attira su  Ubertoso l'attenzione del Dip che invia il suo agente Stefano Drago a indagare.
Dalle sue indagini verranno fuori le stregonerie sottili con cui le due masche hanno esteso la loro influenza sul territorio, e il loro legame con la sezione occultista dell'esercito di Hitler ai tempi dell'occupazione nazista.

Scritto come un giallo-noir, nel quale però non si dubita per un istante della natura soprannaturale della cappa minacciosa che opprime il paese, il racconto è interessante e appassionante, e capace di mantenere alta la tensione.

C'è qualche problema dal punto di vista stilistico, frasi che avrebbero potuto essere costruite meglio, virgole non sempre al posto giusto. Niente che impedisca di godersi la storia, comunque.


Non erano proprio così.
Il secondo libro del ciclo di Stefano Drago, La morte mormora - I padroni di Serravalle è più corposo, e si presenta come un romanzo vero e proprio, seppur non lunghissimo.

Il sindaco di Serravalle Mormora, cittadina di campagna anch'essa inventata, viene trovato morto, apparentemente suicida, e privo della testa. La morte del sindaco poco prima delle elezioni getta nel caos la giunta e dà il via a una feroce lotta per la poltrona, ma allo stesso tempo iniziano a verificarsi strane apparizioni.
Intanto Stefano Drago indaga sulla sparizione di un libro di comando, un tomo magico, dalla biblioteca di un monastero. La pista lo porta proprio a Serravalle Mormora.

Avendo a disposizione un numero molto superiore di pagine, Borgio ci presenta una storia corale, dove oltre all'investigatore del DIP seguiremo le vicende di tutta una serie di personaggi legati al sindaco di Serravalle. L'affresco della vita della cittadina è complesso, approfondito e credibile.
Pure troppo.
Lo stile di questo romanzo è quello dei vecchi libri dell'orrore di Stephen King, Richard Laymon e compagnia cantante, nei quali l'orrore si insinua lentamente nella vita quotidiana, la quale è descritta con dovizia di particolari.
Borgio, però, con tutta la buona volontà, non è Stephen King, e non ha la stessa capacità di mantenere l'attenzione del lettore anche quando tratta di argomenti che sembrano non c'entrare nulla con la trama. D'altronde nemmeno King ci riesce più.


Oppure, e non è improbabile, i miei gusti sono cambiati col tempo, e i libri che leggevo anni fa ora mi sembrano noiosi rispetto alle mie attuali tendenza di lettura, racconti o romanzi brevi, veloci. Un po' come succede con i film: un adolescente che guardasse L'impero colpisce ancora adesso lo troverebbe inevitabilmente noioso, non c'è niente da fare, siamo abituati ad altri ritmi. Come per i film anche per i libri vale un ragionamento simile, almeno nel mio caso. In un momento in cui ho sempre poco tempo per qualunque cosa, digressioni troppo ampie mi infastidiscono. Mea culpa.
Che sia colpa mia o dell'autore, insomma, ho riscontrato un po' di noia in diversi passaggi.

A ciò aggiungiamo che, come nel libro precedente anche se in forma minore, anche qui ci sono dei problemi riguardo la costruzione di alcuni periodi e un mucchio di virgole messe a caso. Problemi che avrebbero dovuto essere risolti da un buon editing, procedimento che questo romanzo non sembra aver subito, nonostante sia pubblicato da una regolare casa editrice (Fratelli Frilli Editori), che in teoria, credo dovrebbe offrire questo servizio a tutti i suoi autori, se vivessimo in un mondo giusto.

Comunque sia si tratta di un libro interessante e che permetterà a chi è del posto di riconoscersi nelle usanze e nelle località, e a chi non lo di immergersi in un'ambientazione approfondita e ottimamente realizzata. Ma a me è piaciuto di più Masche.
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Fabrizio Borgio ha anche un blog, questo.

Il Moro

4 commenti:

  1. Grazie di tutto, dell'attenzione, dell'interessamento e anche delle segnalazioni. Si, ci sono problemi di editing che puntualmente sorgono e che sicuramente influscono negativamente sul mio operato. Sto lavorando alacremente per risolvere il gap, avvalendomi di consulenze professionali e l'augurio è che le prossime stesure saranno scevre di questi difetti. Lo sappiamo tutti: il romanzo migliore sarà sempre il prossimo!

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  2. Mi interessa molto Masche, che sono attratto da quel pizzico di paranormale.
    E poi c'è l'esclamazione più bella piemontese "Bòia Faus!" :)
    Avevo un commentatore che rispondeva in quel modo..

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