Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Raccolgo in questo articolo le opinioni relative ai primi tre audiolibri della saga di Geralt di Rivia, o The Witcher. Li ho ascoltati in tempi diversi, e i commenti che seguono sono stati scritti subito dopo l'ascolto di ognuno. Se trovate delle considerazioni ripetute è per quello.
Il guardiano degli innocenti (Ostatnie życzenie), di Andrzej Sapkowski (1993)
Premetto che non ho mai giocato ai videogiochi della saga di The Witcher (sono piuttosto intollerante verso gli open world e i giochi di ruolo all'occidentale, che ti mandano in giro a fare diecimila missioni secondarie al punto che dopo un po' non ti ricordi nemmeno più la storia principale), né ho mai guardato la serie TV con Henry Cavill. Tra l'altro, sapevate che nel 2002 è stata prodotta in Polonia una serie televisiva di una sola stagione seguita da un film? No? Nemmeno io, ma Wikipedia sì.
Ciò detto, ho ascoltato il primo libro della saga in forma di audiolibro. Un
disclaimer all'inizio dichiara che secondo la volontà dell'autore la
traduzione è stata effettuata direttamente dal polacco senza passaggi
intermedi, quindi i nomi potrebbero differire da quelli sentiti nel
videogioco. Bisognerebbe fare così sempre, in effetti.
Si tratta in
realtà di una raccolta di sei racconti più uno a fungere da cornice, con
Geralt in via di guarigione in un tempio che racconta le sue avventure
precedenti.
Dopo aver ascoltato i racconti in questione, posso dire di
non aver ben chiaro perché questi libri hanno avuto tanto successo da essere
tradotti in mezzo mondo. O meglio, l'ho capito: la casa produttrice del
videogioco è polacca, avranno scelto un libro di un certo successo nel loro
paese su cui basare la loro saga fantasy, ed è stato il videogioco ad avere
successo e a trascinare con sé i libri. Ma i libri in sé, cosa hanno di
speciale?
Qui sopra, le copertine delle innumerevoli edizioni polacche di questo volume
Ok, i racconti si discostano un poco dal fantasy pezzente con i ragazzini
predestinati, clone di Shannara (che a sua volta era un clone, lo so), che da
anni infesta gli scaffali del fantasy in libreria come un'erbaccia
incantata. Sono racconti abbastanza interessanti, alcuni più di altri, privi
di 'sti cavolo di prescelti e con un target di età leggermente più alto (c'è
qualche parolaccia e qualche ammiccamento sessuale appena accennato), ma non
dicono nulla che Robert E. Howard non abbia già iniziato a dire novant'anni
fa. Meglio.
Il protagonista è abbastanza interessante, il suo rapporto
con l'amico Ranuncolo è praticamente lo stesso che c'é tra Zagor e Cico, ma le
loro avventure sono funestate da una quantità di chiacchiere davvero
esorbitante. Ci sono dei momenti in cui lo Strigo sembra quasi muto (la frase
"Geralt non rispose" viene ripetuta decine di volte) e altre in cui parte in
delle filippiche in grado di asciugare anche il pelo di un san bernardo
impegnato in una missione di soccorso. Risulta un po' scostante anche come
carattere, rivelandosi simpatico e brillante quando nell'avventura c'è anche
Ranuncolo e una specie di macchina priva di emozioni quando è da solo, ma questo potrebbe essere voluto.
La qualità percepita migliora, e di molto, grazie al bravissimo lettore Riccardo Mei, in grado di cambiare completamente voce da un personaggio all'altro. Anche lui, in realtà, pecca un po' nel trasmettere emozioni quando legge le parti narrate, un po' troppo piatte, ma gliela si perdona.
Probabilmente ascolterò anche il seguito, grazie alla bravura del lettore e perché con gli audiolibri la scelta è abbastanza limitata, ma se dovessi leggerlo probabilmente non andrei avanti con la saga.
La spada del destino (Miecz przeznaczenia), di Andrzej Sapkowski (1990)
Un'altra racconta di 7 racconti. Nonostante siano stati pubblicati prima, si
collocano temporalmente dopo quelli de Il guardiano degli innocenti. Diciamo che si nota solo nel fatto che qui dovremmo già sapere chi sono
Ranuncolo e Jennefer, che non vengono reintrodotti. Per il resto ogni racconto
fa storia a sé.
Per un commento su questo libro e sul lettore
dell'audiolibro, potrei tranquillamente copincollare quello della raccolta
precedente, quindi potete rileggervi quello, aggiungo giusto un paio di
cose.
La prima è che si da più spazio ai sentimenti dello strigo, che
spesso, sebbene ci tenga a sembrare un duro granitico, è scosso da forti
emozioni, emozioni che in teoria essendo un mutante non dovrebbe provare. Ci
si dilunga sulle storie d'amore, in particolare quella tormentata con
Jennefer, ma non è l'unica donna per Geralt nella raccolta. Queste digressioni
romantiche spesso vanno a discapito dell'avventura e dell'azione, che erano
più presenti nella raccolta precedente.
La seconda è che le filippiche sono ancora più lunghe. Praticamente ogni
dialogo sembra una piece teatrale, con personaggi che si lanciano in frasi
lunghissime, a cui spesso il protagonista non risponde. In pratica dei
monologhi lunghi svariati minuti di ascolto interrotti ogni tanto da "Geralt
non rispose".
Se davvero questi racconti sono stati scritti prima, questi
mi sembrano difetti nella scrittura che sono stati in parte limati nella
raccolta successiva, che in realtà è precedente, insomma, quello che è.
La
sensazione è che il successo della saga sia dovuto più che altro al fatto che
sia diverso dal fantasy per ragazzini con i prescelti ma, come già detto, è
una novità solo per chi leggeva solo quello.
Rimane comunque una
certa curiosità di vedere come se la cava l'autore con un romanzo, quindi
probabilmente ascolterò anche il prossimo.
Il sangue degli elfi (Krew elfów), di Andrzej Sapkowski (1994).
Mamma mia che due palle questo libro. Questo articolo potrebbe anche finire qui, ma giusto per soddisfare la mia logorrea vi racconterò ancora qualcosa.
La storia di per sé potrebbe essere anche interessante. La bambina che è stata affidata alle cure di Geralt in non so quale dei due volumi precedenti è in effetti una principessa. Geralt la educa come una piccola striga, ma c'è un sacco di gente che la cerca per motivazioni politiche.
Purtroppo questo spunto si traduce in una storia noiosissima, piena di dialoghi lunghissimi, con gente che parla un sacco, tanto che più che dialoghi sembrano svariati monologhi uno dietro l'altro. Dialoghi resi quindi in modo piuttosto teatrale, poco realistico, e il più delle volte sono divagazioni di cui non ci può fregare di meno. Inoltre la vera storia inizia praticamente a metà libro, quasi tutto quello che viene prima è una specie di storia nella storia che ha ben poco a che fare con la vicenda principale.
Questa gente chiacchiera, chiacchiera, e lo fa costantemente in modo pomposo e usando molte più parole di quelle che servirebbero per qualsiasi concetto. Francamente mi è mancato perfino il "Geralt non rispose" della prima raccolta, visto che qui anche lui è molto più avvezzo alla chiacchiera, ancora più che nel secondo volume.
Come già detto in precedenza, il lettore è molto bravo a diversificare le voci, tanto che a momenti sembra veramente che ci sia più di una persona a leggere, ma difetta un po' nella recitazione. Questo in realtà da un certo punto di vista si adatta allo stile della narrazione e dei dialoghi, dall’altro li rende ancora più pesanti da digerire.
E ovviamente, dopo 12 ore e 23 minuti di chiacchiere, il libro non finisce.
Non
viene portato a conclusione nemmeno mezzo filone narrativo. Semplicemente la
storia si interrompe a metà, anzi forse nemmeno a metà visto che di libri ce
ne sono sei o sette. Ma non ci penso nemmeno a proseguire, ora vado a vedere
se su Wikipedia c'è la trama dei seguiti, giusto per curiosità.
...e infatti Wikipedia mi informa che i romanzi
sono tutti collegati. Come siamo passati da raccolte di
racconti slegati l'uno dall'altro a una sola storia di millemila pagine?
Grazie ma no, grazie, mi faccio bastare i riassunti su Wikipedia, tanto
svelano sempre anche i finali.
Questa storia in particolare dura
cinque libri, poi ne è uscito un altro che però narra un'altra avventura di
Geralt ambientata prima che conoscesse la ragazzina, quindi ai tempi della
prima raccolta di racconti.
A leggerne i riassunti, il proseguio della
storia appare interessante come lo appariva inizialmente quella di questo
libro. E' sempre un fantasy, per quanto una versione più adulta. C'è sempre un
predestinato, che in questo caso non è il protagonista ma la ragazzina che ha
adottato (sì, il predestinato è arrivato anche qui, dopo aver schivato i racconti), con il classico contorno di regni e maghi malvagi. Ma l'essere per
l'appunto più "adulto" comporta che il tema è trattato in modo più complesso,
che spesso entra nel dettaglio dei rapporti politici tra i regni e in
considerazioni filosofiche o sociologiche (a livello di chiacchiere da
osteria, comunque), che i cattivi abbiano le loro motivazioni e non siano banali demoni
malvagi "perché sì" (sì, poi ogni tanto c'è qualche scena di sesso, qualche
combattimento sanguinoso e qualche parolaccia, ma sono rari).
Se in
teoria è tutto un po' più interessante del fantasy medio, laddove per
"fantasy" si intende quello tolkeniano con maghi, elfi e creature varie, una
volta su carta risulta tutto pallosissimo, un brodo allungato all'inverosimile
per stirare in cinque libri una storia che probabilmente si poteva far stare
in uno o due.
Posso quindi dire che non mi è del tutto dispiaciuto ascoltare le due raccolte
di racconti, per quanto ci sia di meglio in giro, ma che i romanzi è meglio
perderli che trovarli. A questo punto è evidente che il successo della saga è
dovuto solo alla fama raggiunta dai videogiochi, a cui non ho mai giocato perché
alla mia età non posso permettermi di perdermi in giochi lunghi decine di ore
con centinaia di inutili missioni secondarie, ma mi dicono che siano
effettivamente molto belli.
Visto che non mi è venuta voglia nemmeno di
recuperare una delle due serie tv, direi che il mio rapporto con The Witcher può tranquillamente interrompersi qui.
Il Moro