martedì 11 gennaio 2022

Encanto, il "nuovo classico Disney"

Encanto recensione
Salve a tutti, È il moro che vi parla! 

L'ultimo film Disney (o, come racconta il loro ufficio marketing, il "nuovo classico Disney", come se ogni pisciata che fanno dovesse diventare un classico del cinema), è ambientato in Colombia, in una valle creatasi magicamente per difendere gli abitanti di un villaggio, e una famiglia in particolare, dagli orrori della guerra, o da qualsiasi altra cosa rappresentassero quei quattro cavalieri dall'area così biblica che hanno scacciato gli abitanti dalle loro case. Se c'è un qualche riferimento alla storia della Colombia, persecuzioni o simili, dal film non si capisce e io non la conosco abbastanza per arrivarci da solo. 

I membri di questa famiglia sono i custodi di una candela magica, che ha creato la valle e una casa magica e senziente per loro. Sempre la candela dona ai bambini della famiglia dei poteri magici. Protagonista del film è l'unica che non ha ricevuto questi poteri. 

È abbastanza facile vedere la cosa come un'allegoria del ritrovarsi in casa un figlio handicappato, ma senza andare su questi estremi è più probabile che sia una più semplice allegoria del sentirsi inadeguati in confronto ai genitori, che hanno per i figli aspettative che questi non riescono a soddisfare. Gli altri membri della famiglia sembrano limitarsi a tollerare la povera Mirabel, che ne soffre molto ma fa finta di niente. Il problema è che qui l'allegoria è più importante della storia. 

Cerco di fare un discorso privo di spoiler per passare allo spoiler poi più tardi.

Encanto recensione

Se da una parte si cerca di mantenere un tono per cui l'allegoria non sembri gridata in faccia allo spettatore, dall'altra parte una volta spogliata dell'allegoria stessa la storia non sta in piedi. Abbiamo un film graficamente sontuoso, ma ormai ci siamo abituati, molto cantato ma nelle cui canzoni, almeno in italiano, troppo spesso non si riesce a capire cosa dicano. Il consueto ritmo frizzante e gag simpatiche, ma personaggi poco incisivi e una trama che va sempre più perdendo di senso, in particolare nel finale. 

Ma quello che mi ha dato più fastidio è come viene usata la magia, che è, soprattutto nel finale, un nonsense che grida "tanto è fantasy!" a pieni polmoni.
Ok, magari visto con gli occhi di un bambino, che non guarda queste sottigliezze, è diverso. Vuole essere un po' come una fiaba, in cui devi sospendere l'incredulità per poter cogliere il messaggio, immagino.
Boh, il seienne ormai quasi settenne di casa si è stufato a metà, ma ormai ho capito che lo fa con qualsiasi film che non preveda cattivi, mostri e combattimenti. E il bello è che lo fa anche con i film della Marvel, chiacchierano troppo! Sto crescendo un serial killer...
Il messaggio, quindi, dovrebbe essere che anche se non sei "speciale", se non hai grandi capacità, con l'impegno puoi comunque ottenere dei risultati. Ma se non ci riesci sarai sempre schifato da tutti tranne che da tua madre.

Per poter spiegare meglio cosa non mi sia piaciuto però devo andare sotto SPOILER, un po' come le visioni di Bruno.

Encanto recensione
"Ooohh... spoiler..."


In pratica abbiamo questa candela magica che ha creato una valle isolata dal mondo esterno, dopo che alcuni "cattivi" non meglio specificati hanno attaccatto il villaggio. Gli abitanti del villaggio vivono ora in questa valle sotto l'ala protettrice della famiglia Madrigal, nella quale a ogni nuovo nato viene dato un potere speciale di diverso tipo. Tranne a Mirabel.
Perché a Mirabel no? Non si sa. Si può presumere, anche dal seguente incontro con Bruno che già da un po' riparava in segreto le crepe nella casa, che la magia stesse già cominciando a finire. Ma questo è smentito prima dal fatto che al bambino successivo il potere viene invece concesso, poi dal fatto che, a quanto pare, la magia sta venendo meno proprio per via del conflitto che la mancanza di poteri di Mirabel ha creato all'interno della famiglia. A questo punto, deduciamo che la magia della candela funziona un po' come cazzo gli pare, al punto da diventare la ragione della sua stessa scomparsa. O magari Mirabel è stata scambiata in culla?
Far dipendere la funzionalità della candela dall'armonia familiare dei Madrigal, se da un lato si può accettare se si considera la magia come una sorta di lascito del nonno che si è sacrificato (cosa pensava di fare, poi, agitando le braccia da solo contro quattro uomini armati che si erano già dimostrati ben decisi e convinti della loro operazione di pulizia etnica?), dall'altra parte si rivela un enorme deus ex machina finale: ritrovata l'armonia, tutto ritorna esattamente come prima, anzi meglio, visto che viene riammesso in famiglia Bruno, personaggio tra l'altro dalle ottime potenzialità ma totalmente sprecato nella sceneggiatura.

Encanto recensione

Cosa succede quindi? Tutti i problemi sembrano nascere e morire all'interno della famiglia. Nasce una bambina senza poteri, si forma la prima crepa all'interno della famiglia e di conseguenza della casa e della magia. Bruno fa una profezia che non piace a nessuno e quindi viene emarginato, come un qualunque scienziato che parla del cambiamento climatico, ed ecco altre crepe. Poi però si riappacificano, ed ecco che la magia risorge. 

Quando Mirabel e la nonna si sono riappacificate sulla riva del fiume, pensavo che il film fosse finito. Che le farfalle indicassero la via verso l'esterno della valle, suggerissero alla famiglia e al villaggio che ormai la magia era finita e che era ora di tornare ad affrontare il mondo, senza contare su quella magica stampella che risolve tutti i problemi. Invece, tutto si è risolto con un loop che ho trovato banale, anzi, brutto, in cui il villaggio continua a vivere nel suo esilio dorato con i poteri dei Madrigal a disposizione per risolvere qualsiasi problema. 
Il film è talmente incentrato sulla famiglia che con essa inizia e finisce ogni cosa. E' questo che intendo quando parlo di una trama che si basa interamente sulla sua allegoria, preferendo lanciare un messaggio invece che raccontare una storia.

Forse è quello che devono fare le fiabe. Forse sono troppo vecchio e acido per le fiabe. 

Il Moro.

Tutti i film d'animazione di cui ho parlato sul blog

5 commenti:

  1. Meno male, non sono l'unico allora!

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  2. La definizione di Classico Disney secondo me è prettamente "di cassetta", ovvero si riferisce al film annuale sfornato dalla Disney (non da Pixar, per intenderci).
    Ciò detto, a me è piaciuto parecchio: non è particolarmente innovativo né rientra nel novero delle pellicole Disney indimenticabili e sì, ha più di un problema di trama, ma ha un bellissimo messaggio (soprattutto quello della canzone La pressione sale, di questi tempi è più che mai necessario) e delle animazioni e dei colori splendidi, per non parlare della colonna sonora, gradevolissima.

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    1. Sarà pure una definizione che loro danno a tutti i loro film, ma è un po' pretenziosa, no?
      la colonna sonora è bella, le canzoni non le ho trovate particolarmente memorabili, l'unica carina è proprio quella da te citata. Però in italiano ho avuto spesso difficoltà a capire le parole del cantato.

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  3. Classici Disney: si chiamano così da sempre credo, il classico film che usciva per lo più in periodo Natalizio, una volta uno all'anno, è solo nomenclatura.
    Magia: come ti dicevo già da me la metafora magia/armonia secondo me ci può stare. Perché Mirabel non ha i poteri? Purtroppo, anche nella vita non a tutto c'è un perché. Perché in una buona famiglia viene fuori la pecora nera. E quell'elemento è davvero una pecora nera o ha solo caratteristiche diverse? magari non è portato allo studio, ha minore forza di volontà e capita che sia magari malvisto dai genitori. Capita, senza motivo. La morale è proprio che anche chi è in quelle condizioni può dare e ricevere molto, è compito di tutti non sentirsi superiori e trovare un'armonia che potrebbe (e dovrebbe) funzionare ben al di fuori dei confini della famiglia.
    A me non è dispiaciuto, contando poi gli ultimi due film parecchio noiosi di Disney, bello colorato, vivace, magari non perfetto ma niente male...

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    1. E' proprio questo il punto che mi ha dato fastidio: la storia ha perfettamente senso se vista come un'allegoria, ma questo avviene perché l'allegoria prende il sopravvento sulla storia. Il messaggio è più importante della narrazione, al punto che, spogliata del messaggio, la trama non sta in piedi.

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