venerdì 10 novembre 2017

Death Race 2050

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

In principio, nel 1975, era Anno 2000 - La corsa della morte (Death Race 2000) , nel quale David Carradine nella parte dell'invincibile pilota sfigurato Frankenstein correva una folle e mortale gara, una traversata degli Stati Uniti in auto corazzate, con lo scopo non solo di arrivare primi ma anche di accumulare punti investendo più pedoni possibili. Vecchietti e bambini valgono di più.
Una sorta di versione live action delle Wacky Races di Hanna e Barbera, con uno stile ancora abbastanza cartonesco ma ettolitri di sangue in più (qui la rece de La Bara Volante e quella del Zinefilo).

Death Race 2050 recensione



Nello stesso anno regista e attore protagonista del film precedente (oltre ad altri membri del cast) tirano fuori un altro film dal concetto simile, intitolato Cannonball. Ambientato nel presente (quindi negli anni '70) tratta di una corsa automobilistica illegale in cui tutto è permesso, con 100.000 bigliettoni in palio, che prevede l'attraversamento degli Stati Uniti da costa a costa (ne parlano sempre loro: il Zinefilo e La Bara Volante).

Death Race 2050 recensione

Decisamente più in sordina passò nel 1978 il seguito del film, I gladiatori dell'anno 3000 (Deathsport) (in realtà alcune fonti lo citano come seguito e altre no), nel quale il futuro da distopico è diventato post-apocalittico e le auto sono state sostituite da moto.

Death Race 2050 recensione

Da non sottovalutare il gioco Carmageddon del 1997, ispirato al film, un videogame neanche poi così bello ma che fece un certo scalpore per il livello di violenza presente... che è poi lo stesso di Death Race 2000, appunto.

Death Race 2050 recensione

Poi nel 2008 esce Death Race, di Paul W. Anderson con Jason Statham nel ruolo del protagonista.
Sarebbe in pratica un prequel, nel quale le corse mortali sono ancora confinate all'interno di circuiti chiusi e praticate da carcerati condannati a morte. Un film action tutt'ora spettacolare, molto diverso dall'originale del quale rifiuta totalmente l'estetica da cartone animato, pur non rinunciando a esagerazioni davvero folli.
Saltano poi fuori anche il prequel dello stesso, Death Race 2 nel 2011 (che quindi è un prequel di un prequel), dove la palla del protagonista passa a Luke Goss e nel quale veniamo a sapere che la compagnia che ha ideato la gara si chiama nientepopodimeno che Weyland Industries, sì, quelle di Alien.
Arriva il 2012, e con esso Death Race 3: inferno, sequel del prequel del prequel (eh?).
Anche di questi potete leggere in abbondanza sulle pagine de La Bara Volante e del Zinefilo, che queste cose non se le fanno mai mancare.

Death Race 2050 recensione

E finalmente ecco il 2017, con un vero e proprio remake dell'originale: Death Race 2050.

Death Race 2050 recensione

In quest'epoca di remake non richiesti, questo è uno dei pochi che ho visto volentieri.

E' cinema di serie B, magari con dietro qualche soldo in più. Cinema che non si prende mai sul serio, folle, caciarone, esagerato ben oltre i limiti del buon senso, spogliato di buona parte della denuncia sociale e dell'attivismo politico che scorreva nei motori di Death Race 2000.
In alcune scene ricorda forse la distopia televisiva che abbiamo visto in parte di Robocop, ed è proprio questo il tema principale, la becera supinanza dei cittadini, disposti a tollerare un regime effettivamente dittatoriale e un futuro privo di speranza in cambio di programmi televisivi brutti e violenti.

Death Race 2050 recensione

Non c'è solo la corsa: in questo contesto è presente anche una "resistenza", che però sembra composta da una banda di scalcagnati poco convinti, probabilmente criminali non troppo dissimili dal presidente delle "corporazioni unite", interpretato da un Malcolm McDowell con in testa un ciuffo grazie al quale è molto facile intuire chi sia il bersaglio dell'ironia.

Death Race 2050 recensione

Death Race 2050 cerca di sfruttare al meglio la lezione del capolavorò Mad Max: Fury Road, infilando azione dietro azione dietro azione, frenetica, folle, assurda e tamarrissima, nella quale i pochi momenti di dialogo danno quasi un po' fastidio.
Insomma, questa è serie B di qualità, un'ora e mezza di sano divertimento condito da alcune buone idee (come gli occhialini 3D per seguire la gara al posto del copilota), con ironia di grana grossa e azione ininterrotta o quasi.

Correte a vedere Death Race 2050! Ma senza investite vecchietti lungo il tragitto, mi raccomando.

Il Moro

7 commenti:

  1. Ma no, un film tratto da un videogioco tratto da un film, non si può fare... (*ehm*coff*Street Fighter*coff*)

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  2. A Carmageddon ci ho giocato e modestamente mi divertivo un sacco :D
    Comunque quest'ultimo mi manca, anche se in questo periodo sto vedendo Blood Drive, simile a questi ma decisamente più folle ;)

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  3. Ti ringrazio per le tante citazioni ma soprattutto per quella schermata di Carmageddon: che tuffo nei ricordi!
    Ad avercene di remake di questo calibro, con tanta voglia di divertire e divertirsi, che mancava nei prequel-sequel Death Race 2 e 3, privi della cazzutaggine maschia del Death Race 2008.
    Grazie per avermi ricordato Deathsport, che a questo punto voglio inserire nel grande ciclo ;-)

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    1. Mad Max Fury Road e Blade Runner 2049 sono sequel, quindi come Remake direi che questo è l'unico valido che ho visto negli ultimi anni.

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  4. L'originale l'ho adorato, se tu dici che il remake sia valido una possibilità gliela darò.

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