venerdì 29 gennaio 2016

The Revenant, recensione

recensioneSalve a tutti, è  Il Moro che vi parla!

Come forse ricorderete ho già dedicato una serie di post alla figura di Hugh Glass, trapper la cui vicenda rasenta la leggenda, fino a diventare leggenda egli stesso. Qui parlai della sua figura storica, qui del primo film tratto dalla sua vicenda e qui del libro da cui è tratto quest'altro film.
E ora finalmente tocca al film attualmente nelle sale, The revenant, diretto dal regista premio oscar Alejandro González Iñárritu.

Credo di non avere abbastanza conoscenze tecniche di cinema per spiegare perché questo film è bellissimo.
Di Caprio sarà pure immenso (ma anche Tom Hardy dà la solita prova eccezionale) ma l'oscar mi sa che non lo vince neanche stavolta. Gli oscar tecnici, però, sono tutti suoi.
A partire dalla battaglia iniziale, immenso capolavoro di regia, realistica, cruda, terrorizzante, e girata con una serie di pianisequenza da infarto. La videocamera balla in mezzo alla natura e ai personaggi, quasi facendone parte, e riuscendo a trasportarci nel vivo dell'azione coinvolgendoci come forse solo Gravity prima d'ora era riuscito a fare.
La battaglia finisce, ma la videocamera continua a danzare con grazia per tutto il film, mostrandoci lo sporco e la fatica dei personaggi, e la grandosità della natura che, come mai prima d'ora, se ne frega. Non importa quanto grandi siano i drammi che coinvolgono questi piccoli uomini. La natura se ne frega, e continua a sovrastarci con la sua immensità, a continuare per la sua strada nonostante tutti (almeno nell'800, mi sa che al giorno d'oggi con quello che le stiamo combinando non è più tanto indifferente... ;-) ).


E la scena dell'orso? non vi ha fatto digrignare i denti per il dolore?

Viaggiate con Hugh Glass, sentite il freddo, sentite l'umidità della terra su cui strisciate, sentite l'odio, a sua volta espresso alla perfezione dal  volto del grande attore che è Di Caprio. Arrivate alla fine del primo tempo con le vertigini per le emozioni che il Cinema ha saputo trasmettervi.
Ecco, alla fine del primo tempo perché il secondo è un po' troppo lento. Sarà che era tardi e io sono anziano (oltre ad avere un figlio piccolo che mi sottrae le ore di sonno come la Playstation non è mai riuscita a fare) ma un paio di volte ammetto di essermi abbioccato.
Ma passiamo a parlare del film in base a quello che conosciamo della vicenda di Glass, alla quale mi sono appassionato già da un po'.

Bear orso oscar



The revenant ha molte differenze sia con le vicende reali di Hugh Glass sia con il libro da cui dichiara di essere stato tratto, e che invece le segue molto fedelmente.
Ma io non sono un fanatico dell'opera originale, e le differenze ben vengano se servono a creare un film migliore. Fitzgerald qui è molto più cattivo, e
(.....SPOILER....)
cinematograficamente ci sta pure bene una resa dei conti finale che nella realtà non c'è stata.
(.....FINE SPOILER.....).
L'indiano che cerca la figlia, come pure la battaglia all'inizio, non c'erano. La spedizione di Henry era composta da un centinaio di uomini. Glass non cercava di raggiungere la spedizione ma tornava indietro verso l'avamposto più vicino... insomma, per cercare le altre differenze andate a rileggervi questo articolo. Comunque, quasi tutto perfettamente accettabile.


Leonardo Di Caprio oscar

L'unica cosa che un po' mi ha colpito la scelta è di dare a Hugh Glass un figlio da vendicare. Glass non aveva figli.
Anche il suo alter ego Zachary Bess in Uomo bianco và col tuo dio aveva un figlio. Nel film del '71 veniva utilizzato come ulteriore spinta per la volontà di Glass di tornare alla civiltà, in The Revenant invece serve per dargli qualcosa da vendicare di più importante di sè stesso (anche nel libro non c'era).
Pare che hollywood non riesca a concepire che un uomo può avere una volontà di ferro di suo, senza bisogno di un figlio, da vendicare o come meta da raggiungere, a spronarlo. O magari serve per rendere Glass un po' più "buono", nello stesso modo in cui si è reso Fitzgerald più cattivo, così da dividere con certezza matematica il bene dal male. Oppure si è voluto far entrare anche Hugh Glass nella sterminata schiera dei "padri single con figli adolescenti" a cui Hollywood sembra essere così affezionata.

The revenant oscar

Ma, alla fine, se da un certo punto di vista questo toglie qualcosa al personaggio Glass, che era un duro cazzutissimo senza bisogno di ulteriori sproni, da una prospettiva cinematografica aggiunge una drammaticità che rende la storia più epica.

Insomma, un film bellissimo, con il solo difetto di un secondo tempo un po' troppo lento. Ci sarebbe anche qui, comunque, da fare lo stesso discorso fatto già per Gravity.
E' un film per appassionati di cinema. Per chi sa apprezzare scene in cui il silenzio della natura diventa una forza schiacciante, senza un'ombra di dialogo. Per chi sa cos'è un pianosequenza e quanto può essere difficile da realizzare. Per chi si lascia trasportare dalla storia al punto da sentire gli artigli di un'orsa che gli squarciano la schiena, e la tensione e la paura che la presenza di indiani da qualche parte qui intorno possono procurare. Per cui, non stupitevi troppo se all'uscita dal cinema sentirete commenti del tenore di "pensavo che sarebbe stata una palla e infatti è stata una palla". Non è roba che possa essere capita da tutti.

Chi pensa di esserne in grado, si faccia un regalo e vada a vedere The Revenant.

Il Moro

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9 commenti:

  1. Non mi è piaciuto come contenuti (manicheismo a manetta, col cattivo supercattivo e il buono superbuono) e non mi sembra una prova così intensa (Leo bravo a grugnire ma in realtà non fa molto altro) ma tecnicamente è un gioiellino.
    Finalmente gli americani si stanno riprendendo i piani sequenza che sono stati il vanto della loro cinematografia, ma così difficili da eseguire che ormai solo gli asiatici li usavano. Siamo lontani da Hitchcock e De Palma, maestri di questa tecnica, ma è bello trovare mini-piani sequenza incastrati e fusi con effetti speciali moderati e di gusto: qualche Oscaretto tecnico se lo è meritato :-P

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    1. Anche io non credo che sarà il film dell'oscar per Di Caprio, mi è piaciuta di più l'interpretazione di Tom Hardy. Ma i piani sequenza sono davvero splendidi. Dopo aver visto e recensito Gravity (e credo che in quanto a pianisequenza Cuaron sia al momento il maestro indiscusso, anche se non ho ancora visto birdman) ho fatto un post sull'argomento, dove ho raccolto un po' dei pianisequenza più belli di sempre:
      http://storiedabirreria.blogspot.it/2013/10/piani-sequenza-spacconi.html

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  2. Oh wow, abbiamo fatto uscire la recensione lo stesso giorno :D
    Abbiamo molti punti in comune, purtroppo c'è qualcosa che non mi fa urlare alla perfezione. Lo giudico come una grandissima pellicola.

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    1. Per me il problema è che il secondo tempo è un po' troppo lento.

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  3. Tecnicamente superbo, Inarritu un gran regista e un Di Caprio in gran spolvero, la vicenda non così originale, in mano ad altri magari sarebbe passata inosservata, ma così...

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    1. Sì è un film più basato sulla tecnica e sulla regia che sulla storia che racconta.

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