martedì 4 dicembre 2012

Il buono, il matto il cattivo

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Si parla del film coreano Il buono, il matto, il cattivo (titolo originale Joheunnom nabbeunnom isanghannom, vai a sapere cosa vuol dire, il traduttore di Google non vuol saperne - comunque visto che il titolo in inglese è The good, the bad and the weird possiamo presumere che per una volta la traduzione italiana sia azzecata).

Devo dire che ho cominciato a trovare interessante il cinema coreano (Corea del Sud, in effetti) dopo aver visto filmoni come Old boy e The host. I coreani prendono la faccenda sul serio, mica come gli italiani e le loro ridicole fiction per casalinghe stanche, studiate in modo che non si possa perdere il filo della trama nemmeno addormentandosi sul divano per metà della proiezione. Anche il cinema francese una volta ci proponeva delle buone pellicole commerciali, ma ultimamente stanno cominciando anche loro ad assomigliare un po' troppo a noi. I coreani, invece, fanno film come se fossero a Hollywood, pensando che sono gli americani i loro diretti concorrenti, e niente di meno. Ferro 3 ha avuto un successo internazionale, e personalmente segnalo anche il fantascientifico Natural City, un po' troppo simile a Blade Runner ma comunque una buona pellicola fantascientifica. Qui potrete trovare un sito specializzato nel cinema coreano. Qualcuno prova anche a stilare delle classifiche.

Ma parliamo del film che dà il titolo al post.




Il regista è Kim Jee-Woon, noto al pubblico occidentale per l'horror Two sisters e il noir A bittersweet life. Qui cambia ancora una volta registro e confeziona un omaggio al cinema spaghetti western di Sergio Leone, a partire dal film dal quale ha mutuato il titolo, ma con suggestioni anche da Giù la testa e forse pure qualcosa da Per un pugno di dollari. 
Questo film non va comunque messo a confronto con il capolavoro di Leone, perché si limita a riprenderne alcuni aspetti e rielaborarli in un contesto votato all'azione adrenalinica e alla commedia.

La trama è abbastanza semplice: siamo negli anni '30 in Manciuria, all'epoca sotto la dominazione giapponese. Il matto, Yon Tae-goon (Song Kang-ho) entra in possesso della mappa di un misterioso tesoro. Si getterano immediatamente sulle sue tracce il cattivo, lo spietato killer Park Chang-yi (Lee Byung-hun), il buono, il cacciatore di taglie Park Do-won (Jung Woo-sung), un gruppo di indipendentisti militanti coreani e l'esercito dominante giapponese. Niente di particolamente complicato, ma è l'ottimo pretesto per grandiose scene d'azione, tra intense sparatorie e infernali cavalcate, inframezzate dagli sketch comici del matto, vero protagonista della pellicola.


La mano del regista si vede nelle spettacolari riprese dinamiche, roba davvero da vedere, come l'assalto al treno o l'inseguimento a cavallo nel deserto.
L'alchimia tra elementi visivi western e orientali è perfetta, al punto da farmi domandare se all'epoca da quelle parti non fosse davvero così. Siamo ben lontani dal surrealismo del noiosissimo Sukyiaki Western Django di Takashi Miike. Qui l'ambientazione è viva e pulsante, pronta per essere sforacchiata da tonnellate di piombo.

Questo film intrattiene alla grande e diverte dall'inizio alla fine. Certo, c'è da fare qualche appunto a livello di trama: alcuni buchi di sceneggiatura si potevano davvero evitare.


SPOILER:
Ma allora il buono e il cattivo si conoscevano già? Ma quando è successo? E Tagliadita? Salta fuori così dal nulla solo per poter dire più tardi che il matto è lui, giusto per farlo sembrare un po' più cattivo. E perché poi adesso è diventato uno sfigato? E la storia della mappa? Cioè, se hai una mappa di un tesoro e i mezzi per sfruttarla, perché la usi solo per ordire stupide truffe da quattro soldi, facendotela pure rubare? E l'esercito indipendentista? Salta fuori ogni tanto quando serve una bella sparatoria, e ad un certo punto rinuncia semplicemente. Mah.
FINE SPOILER


Insomma, sembra che la trama sia solo un pretesto per mostrare l'azione... ma, gente, CHE AZIONE! Sparatorie mai così divertenti, inseguimenti spettacolari, riprese vertiginose, effetti digitali limitati da un regista che preferisce gettarsi nell'azione con la telecamera in spalla. Un vero spettacolo per gli occhi. Senza contare la simpatia del protagonista e le belle ambientazioni, oltre alle ottime musiche: niente Morricone qui, ma rielaborazioni di brani pop moderni che accompagnano alla grande ogni scena.

Ovvio che non è nemmeno da mettere vicino ai classici spaghetti western. Qui siamo decisamente su un altro pianeta. Sicuramente non è un remake, e non sono nemmeno sicuro che sia giusto definirlo un "omaggio", mi sembra una definizione un po' limitativa per il film più costoso della storia della Corea del Sud (17 milioni di dollari).
Eppure, se i millemila remake degli ultimi tempi fossero più simili a questo piuttosto che a porcate tipo Total Recall, io sarei ben più contento.

Conclusione, un film consigliato a tutti, divertente e spettacolare, a patto di non pretendere troppo a livello di raffinatezza della trama. Da vedere.

Il Moro




2 commenti:

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