Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!
Ecco un altro articolo della serie "opinioni in pillole", dove raccolgo commenti più o meno brevi per cose che ho visto/letto/giocato. In questo caso parliamo di due videogiochi di ruolo giapponesi piuttosto vecchiotti, diciamo pure che siamo in piena categooria retrogame.
Valchirie profile: Lenneth
Valkyrie Profile è uscito originariamente nel 1999 per Playstation, prodotto dalla Enix, e nel 2006 è stato prodotto dalla Square Enix il remake per PSP, intitolato appunto Valkyrie Profile: Lenneth. Rispetto all'originale, il remake vede gli originali filmati realizzati in stile anime sostituiti con dei filmati in CGI.
Il JRPG è è sempre stato uno dei miei generi videoludici preferiti, dai tempi della PlayStation 1 e del mio primo incontro con questo genere di giochi, nientepopodimeno che con Final Fantasy VII. Negli ultimi anni però il genere ha cominciato a venirmi un po' a noia, un po' perché richiede una quantità esagerata di ore di gioco, e alla mia età temo di non avere più tutto questo tempo, un po' perché ho cominciato ad avere una certa ritrosia verso il fantasy, non solo in ambito videoludico, e il fantasy è l'ambientazione principe di questo tipo di giochi, soprattutto di quelli che non ho ancora giocato...
Nel caso che voleste sapere a quali ho già giocato, vi rimando alla mia personale classifica dei JRPG.
Quello che mi ha spinto a decidere di provare questo gioco, al posto di altri magari più blasonati e che ancora mi mancano, come Suikoden II, Dragon Quest 5 o Vagrant Story per esempio, è il sistema di gioco un po' diverso dal solito, ci si muove infatti in una visuale laterale in sezioni quasi platform, e la storia che, pur essendo sempre di stampo fantasy, si discosta un po' dagli stilemi classici del genere: il riferimento è infatti alla mitologia norrena, o una versione giapponizzata della stessa. La protagonista è una valchiria che, in vista del Ragnarok, viene inviata da Odino su Migdard per reclutare anime di guerrieri da utilizzare nella battaglia finale.
Dopo l'introduzione della valchiria, ci spostiamo sulla Terra, in un'ambientazione fantasy medievaleggiante classica, da gioco di ruolo giapponese, nella quale le armature complete sono per i poveracci e i veri fighi ne portano solo dei pezzi, oltre a maneggiare spadoni più alti di loro. Ci troviamo nel mezzo della storia di un guerriero orgoglioso nato per la battaglia, che mal sopporta l'autorità del re, e della figlia del re stesso, viziata e antipatica.
Senza tirarla tanto lunga, i due muoiono entrambi, e a quel punto la Valchiria può raccogliere le loro anime. È solo adesso inizia il gioco, dopo quasi un'ora di dialoghi scriptati. Dici poco.
La fase più giocata non ha trama. Si tratta in pratica di andare in giro per dungeon a livellare per far diventare i nostri compagni degni di combattere nel Valhalla.
Per far questo non è sufficiente farli diventare più forti. I personaggi hanno anche dei punteggi di "hero value", cose del tipo punteggi di valore, coraggio, empatia, ottimismo, capacità di sacrificarsi, roba così. Questo è quello che deve essere aumentato perché i guerrieri possano essere inviati nel Valhalla. Peccato che per aumentare questi punteggi si debbano usare gli stessi punti che si usano per aumentare le caratteristiche dei personaggi in battaglia.
La parte più "action", dicevamo, prevede l'esplorazione di una serie di dungeon. La visuale è laterale e ci si muove come in un platform, ma Lenneth non è agile come Super Mario, una volta spiccato il salto si può influire sulla traiettoria dello stesso solo in minima parte, inoltre Lenneth si muove correndo, quindi cadere dalle piattaforme è facilissimo. Capita di dover rifare molte volte una sezione per aver sbagliato a premere il tasto un decimo di secondo in ritardo.
I nemici che si aggirano per i dungeon sono visibili e facilmente evitabili, ma ovviamente evitarli non conviene se si vuole salire di livello. I combattimenti si svolgono a turni, ma le possibilità dei personaggi sono abbastanza limitate rispetto a quello che si vede in genere nei JRPG. C'è un menu per le magie e per altre cose, ma lo si usa pochissimo, praticamente solo quando si vuole lanciare una magia con bersagli multipli, per il resto non si fa che attaccare, con la particolarità che i personaggi possono attaccare anche insieme, inanellando così delle potenti combo. Combo che vanno usate con una certa parsimonia, perché se si sprecano i turni di tutti contro un solo nemico che sarebbe stato abbattuto con due soli colpi si rimane poi a subire gli attacchi dei nemici rimasti. C'è inoltre la possibilità, grazie ad un'apposita barra che si riempie dopo ogni attacco, di scatenare dei devastanti attacchi speciali.
Il gioco prosegue così: si va in un villaggio dove si assiste alla storia dei vari personaggi, una lunga serie di dialoghi al termine dei quali il personaggio muore malamente e la sua anima viene raccolta da Lenneth, poi un dungeon dove combattere per fare allenamento.
Graficamente si nota molto lo stacco tra i personaggi e gli sfondi, ma non solo, anche i nemici e gli NPC sembrano spesso disegnati e animati con uno stile diverso da quello dei protagonisti.
Belle invece le musiche, e divertenti le voci dei protagonisti che gridano le mosse.
Giocare a questo gioco è complicato. Innanzitutto è complicato usare il menu, che è male organizzato, non si riesce mai a trovare al primo colpo quello che si sta cercando, inoltre non si può cambiare personaggio direttamente all'interno del sottomenu, quando ad esempio si vuole cambiare l'equipaggiamento o pompare le caratteristiche a tutti, bisogna ogni volta entrare e uscire.
Inoltre è complicato anche capire cosa bisogna fare. Ci sono tre finali disponibili, e ottenere il migliore senza una guida è semplicemente impossibile, ma anche solo andare avanti senza guida è difficile, o meglio, si riesce ad andare avanti ma senza mai capire bene cosa è meglio fare per prendere quantomeno il finale intermedio, o anche solo non farsi spernacchiare da Freya quando dà i giudizi alla fine dei capitoli.
Anche il combattimento, come abbiamo visto, non regala grandi soddisfazioni. E ci vogliono davvero un mucchio mi combattimenti per passare di livello, combattimenti da andare a cercare in dungeon complessi e articolati ma che spesso non portano a nulla, nemmeno a un semi-boss che possa dare un po' di soddisfazione buttare giù.
Al salire di livello vengono dati dei punti che si possono assegnare alle capacità di combattimento o alle caratteristiche richieste perché il guerriero sia degno di andare nel Valhalla. E qui c'è la sensazione straniante che porta il dover allenare dei guerrieri per poi poterli mandare via, ritrovandosi a combattere con gli scarti.
La questione del tempo, poi, limita la possibilità di livellare. In pratica il gioco è diviso in otto capitoli, ognuno dei quali in un tot di "periodi" (di solito intorno ai 24), e ogni volta che si entra in una città o in un dungeon se ne consuma uno. Dato che i nemici nei dungeon non si rigenerano finché non si esce dallo stesso, si capisce che bisogna dosare attentamente le visite alle città o ai dungeon, e che non si può livellare all'infinito.
Insomma, il sistema di gioco di Valkyrie Profile è, o meglio era, sicuramente originale nel panorama dei JRPG. Ma è un'originalità che non mi piace.
Inoltre ho trovato il gioco frustrante in diversi punti e la storia, pur interessante sulla carta, diventa noiosa nello sviluppo. Ammetto insomma di non averlo finito. Magari se l'avessi giocato in gioventù, con più tempo e costanza a disposizione, sarebbe stato diverso.
Tales of Symphonia
Curioso come i gusti cambino: per alcuni giochi inseriti in questa classifica mi lamentavo del fatto che non c'era nessun controllo sulla crescita del personaggio, che evolveva e imparava tecniche nuove per conto suo, senza l'intervento del giocatore.
Ora mi trovo ad aver cambiato completamente idea, continuano a piacermi questi giochi ma non ho più la pazienza di pasticciare per ore in menu e sottomenu, quindi ecco che apprezzo un gioco in cui i personaggi evolvono e imparano nuove tecniche ognuno per conto proprio senza che io debba fare nulla, perfino senza i miei un tempo amati combattimenti a turni! Si invecchia, eh?
Dovrò inserirlo in classifica in qualche modo, ma quella classifica è sempre stata profondamente legata al particolare momento in cui ho giocato ai vari giochi. Mai parlato di obiettività in questo blog.
Ci sono vari motivi che rendono Tales of Symphonia, uscito per Gamecube nel 2003, un gioco perfetto per i miei gusti e tempi per giocare di questo momento. Innanzitutto è fortemente story-driven, più di molti altri giochi di questo tipo, che tra un villaggio e l'altro ti davano più libertà di gironzolare a scoprire cose in giro. Inoltre, anche mentre si gironzola, spesso partono dialoghi tra i personaggi del party che, oltre ad approfondirne le personalità, permettono di mantenersi sempre concentrati sulla storia.
Del sistema di gioco non troppo complesso abbiamo già parlato, e passiamo ai combattimenti: sono in tempo reale, e assomigliano molto a quelle risse che si creano in giochi di tipo picchiaduro a scorrimento, o brawler, che sapete essere molto apprezzati da queste parti. Noi controlliamo un personaggio mentre altri tre sono controllati direttamente dalla macchina, secondo dei semplici schemi di comportamento che possiamo impostare dal menu (tipo dai priorità alla cura, usa più o meno magie, risparmia le tecniche speciali quando i tuoi punti relativi scendono sotto una determinata soglia, eccetera). Se avete amici per casa possono addirittura agguantare gli altri controller e aiutarvi nei combattimenti, fino a quattro giocatori in contemporanea... gli altri tre, ovviamente, fuori dai combattimenti fanno solo da spettatori.
Le mosse normali e speciali si fanno premendo il tasto apposito in combinazione con una direzione del joypad, e se ne acquisiscono di nuove andando avanti. Inoltre possiamo prendere il controllo di uno qualsisasi degli otto personaggi del party, quindi la varietà è assicurata.
Problema del gioco, oltre a una lunghezza spropositata (beh, alla fine è nella media, sono io che ho meno tempo) è la lentezza con cui i personaggi salgono di livello. Il che è un bieco trucco per aumentare la longevità: è quasi impossibile infatti arrivare a livello 100, ma si può terminare il gioco molto prima e portarsi quello che si è guadagnato nel secondo playtrough. Giocare due volte è necessario anche per vedere svilupparsi appieno le storie di tutti i personaggi: i vari approfondimenti delle storie di tutti sono opzionali, e due personaggi in particolare sono intercambiabili: a seconda di una particolare scelta fatta a un certo del punto si deciderà se proseguire con l'uno o con l'altro. Presumo che cambi qualcosa anche nel finale.
Per fortuna, pur annoiandomi con una serie infinita di combattimenti, sono riuscito ad arrivare quasi a livello 80, ottenere le armi più potenti e battere tutti i boss opzionali, quindi al secondo finale tanti saluti, sto bene così.
Il gioco ha avuto una conversione per PS2 con qualche aggiunta, e la storia è stata poi adattata in diversi media: fumetti (sei volumi antologici e una serie manga da sei numeri), due romanzi (senza contare i vari artbook e guide), sette audiodrammi su CD, e una serie anime di tre stagioni da quattro e tre episodi disponibili gratuitamente su Youtube, solo le prime due stagioni con i sottotitoli in italiano. Lo stile grafico dell'anime ricalca perfettamente quello degli intermezzi anime e dei ritratti dei personaggi nel gioco. Ultimamente è uscito Tales Of Symphonia Remastered, che è appunto una remastered della versione PS2 per console moderne e PC, che però aggiunge ben poco oltre a una grafica meglio definita.
C'è stato anche un seguito, Tales of Symphonia: Dawn of the New World per Wii, che però ammetto di non avere voglia di giocare, e una raccolta dei due giochi per PS3, Tales of Symphonia: Chronicles.
Il Moro
Ho pubblicato diverse compilation di videogiochi, videogiochi cioè accomunati da un tema particolare. Ad esempio tutti i videogiochi dove compare un particolare attore o personaggio, o seguiti più o meno apocrifi di un videogioco classico, e altre. Alcune sono "elenchi ragionati", altre veri e propri approfondimenti sul tema.
Le trovate tutte a questo link.