giovedì 6 febbraio 2020

5 è il numero perfetto, il fumetto e il film di Igort

5 e il numero perfetto film e fumetto recensione
Salve a tutti, È il moro che vi parla!

Al momento in cui scrivo questa prima parte del post non ho ancora visto il film tratto da questa graphic novel del 2002.
A tal proposito, la mia riguardo alla questione "graphic novel" di cui ormai ha già parlato chiunque: con buona pace di Toni Servillo che sputa nel piatto in cui mangia e di Wikipedia che gli dà ragione dando alla graphic novel esattamente lo stesso tipo di definizione (anche se, rispetto all'ultima volta che ho controllato, prima di iniziare a scrivere questo post quindi almeno un mese fa quando ho letto il fumetto, la parte della definizione che sposa il punto di vista di Servillo è stata modificata addolcendone i termini e racchiusa nel tag "senza fonte") nel mio piccolo uso il termine graphic novel solo per indicare quei fumetti che escono in un unico volume autoconclusivo, tendenzialmente in edizione di pregio, slegati da saghe seriali. Per dire, una raccolta in volume di The Killing Joke per me non è una graphic novel, V per Vendetta si. Poi ognuno la pensa un po' come vuole, finché non si offende nessuno...).



5 e il numero perfetto film e fumetto recensione

5 è il numero perfetto è la storia di un anziano ex killer della Camorra a cui ammazzano il figlio che faceva lo stesso lavoro, e quindi cerca vendetta.
Un plot non particolarmente originale quindi, così come gli sviluppi successivi, abbastanza interessante il personaggio principale anche se non molto originale neanche lui, gli altri personaggi sono ridotti a macchiette sullo sfondo, sia i comprimari che gli antagonisti.
Lo stile di disegno è quello tipico di quelli che disegnano graphic novel intendendole come le intende Servillo. Essenziale, stilizzato, troppo per i miei gusti, alcuni giochi di contrasto tra bianchi e neri hanno un'efficace resa noir, ma ci sono anche alcune tavole in cui questa essenzialità si traduce in vignette quasi abbozzate.
Nella postfazione l'autore dice di aver lavorato a questa graphic novel per una decina d'anni, sommando esperienze accumulate in molti viaggi all'estero (per un fumetto ambientato tutto a Napoli e nel quale il protagonista stesso dichiara di non essere mai andato via da Napoli). Se questo fosse il parametro per tutti, calcolando che più originali e complessi sono storia e disegni e più tempo dovrebbe occorrere per realizzare il prodotto, di Nathan Never dovrebbe uscire un numero ogni vent'anni.


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Insomma, questa graphic novel non mi è piaciuta granché, e ho il sospetto che me la sarò già quasi completamente dimenticata prima di stasera. Almeno, nonostante buona parte dei dialoghi sia in napoletano, non è tanto stretto e sono riuscito a capire tutto.
L'unica parte che mi ha davvero colpito favorevolmente è quella iniziale, con la conversazione surreale tra killer padre e killer figlio.

5 e il numero perfetto film e fumetto recensione
E ora guardiamo questo film.

L'autore di testi e disegni del fumetto, Igort, passa qui alla regia, intenzionato evidentemente a mantenere il più stretto controllo su quello che, parole sue, considera il suo lavoro più importante.
Il Frank Miller de noantri porta quindi la sua opera su grande schermo in una trasposizione praticamente 1 a 1, una formula che il più delle volte non ha funzionato (vero, Zack Snyder?), ma che in questo caso porta a casa un buon risultato: le pagine del fumetto, già abbastanza cinematografico di suo, ben si adattano all'oscurità del cinema, facendomi pensare che un film fosse già nelle intenzioni dell'autore dall'inizio.

Grazie a questa formula in pratica guardare il film è come leggere il fumetto, ma disegnato meglio. La trama è la stessa e quindi sono gli stessi pregi e difetti. Purtroppo i momenti più "parlati" nel fumetto scorrevano decisamente meglio, qui spesso fanno venire voglia di controllare le notifiche sul cellulare. Il ritmo da tenere al cinema è diverso da quello di un fumetto, e di questo Igort pare non essersi reso conto del tutto.
Igort e collaboratori comunque non dimenticano che stanno facendo "cinema", quindi abbiamo scenografie, montaggio, colonna sonora, fotografia e quant'altro a livelli senz'altro sopra la media per il cinema italiano (comunque è una coproduzione italo-franco-belga). Buona la prova di Tony Servillo, anche se a momenti mi è parso troppo "teatrale" (e dovrebbe imparare che il grilletto va premuto, non strizzato(cit.)), Buccirosso però sembra per tutto il tempo spaesato come se non capisse bene cosa sta succedendo.

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Dove si vede il "vorrei ma non posso" è nelle scene d'azione. Abbiamo strade completamente deserte, pallottole che fanno buchi vistosamente disallineati con le canne delle pistole che dovrebbero averle sparate, stuntmen che si buttano a terra prima di essere colpiti.
Igort si gioca addirittura una scena di sparatoria in pianosequenza. Qui i movimenti di camera sono ben fatti, ma Servillo e Buccirosso appaiono completamente ingessati (molto meglio Valeria Golino che quando c'è da sparare dimostra di avere un'idea molto più precisa di quello che sta facendo). Il fatto che la sparatoria sia piuttosto surreale, con questi che camminano tranquillamente in mezzo alle pallottole senza nemmeno abbassarsi, e si esibiscono in pose fighettose con una pistola per mano sparando in due direzioni diverse senza neanche guardare e senza sbagliare un colpo, è probabilmente voluto, ma ci si chiede se sia voluto per dare un effetto particolare alla scena o per nascondere delle mancanze degli attori a recitarla o del regista a dirigerla.
Alla fine della fiera il film mi è piaciuto più del fumetto (sì, ho detto fumetto, picchiatemi), ma non si tratta comunque di un film indimenticabile, checché abbia a dirne la stampa di settore che, spesso e volentieri, è leggerissimamente di parte verso il cinema italiano...

Il Moro

4 commenti:

  1. "Vorrei ma non posso" mi sembra la definizione più adeguata per le scene d'azione, Igort invece devo approfondirlo meglio come autore, potrei iniziare proprio da questo fumetto ;-) Cheers

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    1. Secondo lui è il suo lavoro più importante, direi quindi che è un buon punto d'inizio!

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  2. Mmmm neanche la polemica fumettosa mi instilla la curiosità per il fumetto, mentre il film do per certo non lo vedrò. Se l'autore migliorerà, lo verrò a sapere dal tuo blog ^_^

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    1. La polemica a aiutato a far parlare del film e del fumetto, ma se non l'avessi trvato in biblioteca il fumetto probabilmente non l'avrei mai letto.. :-D

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