venerdì 25 marzo 2016

Lo chiamavano Jeeg Robot, recensione

recensioneSalve a tutti, è Il moro che vi parla!

Finalmente sono riuscito ad andare a vedere questo film, e meno male che ho trovato ancora un cinema che lo dava. Non se sono ancora in tempo a convincere qualcuno a vederlo, ma posso ancora dire la mia.

Perché mi è piaciuto, cavoli. Già dal titolo, che omaggia classici che mi stanno particolarmente a cuore.
La parabola di un uomo che, da delinquentello da quattro soldi, cresciuto nella povertà senza mai una vera occasione di riscatto, riesce a trovare in sè stesso le qualità di un eroe.
Non c'è niente di davvero originale nella trama, i due personaggi principali hanno un retrogusto di già visto, e anche le origini di quest supereroe italico sono abbastanza demenziali, ma non più di quelle dei tre quarti dei supereroi americani. Ditemi dov'è che buttano 'sti bidoni che mi faccio un tuffo anch'io.

Ovviamente non si tratta di un film di supereroi all'americana. Ci sono più parallelismi con Romanzo Criminale che con Iron Man. E questo, per quanto sia stato fatto per venire incontro al ridicolo budget di 1.700.000 euro, permette di rendere il film più vicino all'italianità e all'ambientazione sporca e degradata.


Quello che non ti aspetti è questo tipo di messa in scena da un film italiano. Sì, perché decenni di immondizia ci hanno abituati male.
Invece qui abbiamo una sceneggiatura senza mai una sbavatura, e che riesce per tutta la durata del film a mantenerci in tensione e a farci chiedere cosa succede dopo. C'è una regia che riesce a fare i miracoli con il budget a disposizione. Ad esempio

recensione


La recitazione, poi. Gli attori che interpretano i personaggi principali ci fanno venire da chiederci perché continuiamo a far recitare Manuela Arcuri, quando abbiamo gente così. Claudio Santamaria fa una parte con cui si mangia un Cristian Bale qualsiasi come fosse un budino, per non parlare di Luca Marinelli, che cacchio sembra vero.
Ma gli attori da soli non bastano a rendere le interpretazioni credibili. Quello che meraviglia è la scrittura dei dialoghi.
Fateci caso: il grande problema del cinema, della fiction e delle serie televisive italiane sono i dialoghi. I dialoghi sono quasi sempre innaturali, forzati. Frasi che starebbero forse bene in un libro, ma se dette ad alta voce diventano surreali.
I dialoghi di Lo chiamavano Jeeg Robot, invece, hanno una naturalezza e un realismo che vediamo raramente anche in produzioni d'oltreocano.



L'unico problema coi dialoghi è che sono tutti in romanesco.
Ora, Tor Bella Monaca è l'ambientazione perfetta, e la varia umanità che si vede nel film non potrebbe di certo parlare un italiano forbito. E' giusto che i personaggi parlino in romanesco e se non l'avessero fatto tutto avrebbe avuto un sapore di finto, che è proprio il contrario di quello che è venuto fuori e che invece è meravigliosamente realistico.
Però, io non sono riuscito a capire tutto.
Magari un accento un po' meno marcato in alcuni momenti sarebbe stato meglio. Alla fine, comunque, la trama si capisce lo stesso.

recensione


Comunque sia, un film dannatamente bello che consiglio a tutti.
E non solo perché è la dimostrazione che "si può fare", o per sostenere questo tipo di iniziative anche qui nella terra dei cachi. E' proprio perché è un bel film.
Quando un film di supereroi riesce ad emozionarti, capisci che "lo stanno facendo nel modo giusto".
Speriamo che continuino.

Il Moro

6 commenti:

  1. Condivido anche le virgole. Era da tempo che non andavo al cinema a vedere un film italiano, non per snobismo esterofilo ma solo perché mi ero rotto i testicoli dell'ennesima commediola che sembra carina solo perché è un po' meglio del cinepanettone natalizio o del capolavoro da Oscar talmente capolavoro che fa addormentare chiunque non abbia la patente di radical chic (probabilmente si addormentano anche loro ma fingono entusiasmo perché devono distinguersi dalla "massa ignorante").
    Io sono stato contento perché finalmente ho visto un FILM. Recitazione all'altezza di un film, fotografia degna di un film, dialoghi (come dici giustamente) adatti a un film, una sceneggiatura che si regge su se stessa e non sui guizzi comici del cabarettista di turno o sulle immagini e la colonna sonora abbinate, una sceneggiatura insomma come dovrebbero essere tutte le sceneggiature di un film.
    Speriamo davvero che continuino.

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  2. Davvero, lo stanno facendo nel modo giusto!

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