lunedì 11 novembre 2013

Player One, di Ernest Cline - Recensione

Salve a tutti, è Il Moro che vi parla!

Player One (Ready Player One, in lingua originale, e mi piacerebbe sapere perché non andava bene) è il primo romanzo di Ernest Cline, uscito originariamente nel 2010 negli USA. E finalmente sono arrivato a leggerlo anch'io, dopo che è stato recensito praticamente da chiunque nella blogsfera. Perché quindi lo recensisco anch'io? E perché no? :-D

Ernest Cline è un fanatico della cultura POP, basti dire che possiede una DeLorean modificata per assomigliare a quella che tutti noi abbiamo ben presente.
Il suo amore per questo tipo di cultura è evidente in questo romanzo: in un 2045 devastato dall'inquinamento, dalla sovrappopolazione e dalla crisi energetica, l'unico rifugio felice rimasto agli uomini è la realtà virtuale: OASIS, nato come videogioco MMO e sviluppatosi al punto di sostituire la stessa internet (ricorda molto OZ dell'anime Summer Wars, la cui recensione arriverà a breve. O forse non tanto breve).


Sì, una Delorean.
Il multimiliardario fondatore di OASIS muore senza lasciare eredi, ma con un bizzarro testamento: tutti i suoi averi, compresa la proprietà di OASIS, andranno a chi saprà risolvere una serie di enigmi nascosti nel gioco. E, dato che il riccastro in questione era un fanatico della cultura POP degli anni 80, tutti giù a imparare a memoria Ritorno al futuro, tutti gli episodi di Casa Keaton, tutti i set di regole di Dungeons & Dragons, tutti i più sconosciuti videogame di Atari e Intellivision...

La filosofia dell'ideatore di OASIS.
Come si può intuire, Player One è farcito all'inverosimile di citazioni della succitata culuta POP degli eighties. Si va dalle citazioni più semplici, nomi citati in una frase, a quelle più complesse che hanno un'influenza determinante sulla trama.
L'autore Ernest Cline ha anche messo parecchio di se stesso nel libro, leggo in giro, visto che i videogame, set di regole di giochi di ruolo e film vari più importanti citati nel libro sono anche i suoi preferiti (e anche il protagonista Pazival possiede una DeLorean).

La prima prova.

Il libro, di per sè, ha dei limiti: vengono utilizzati un po' troppi clichè narrativi, prevedibili e già visti, e alcune parti sono più "addormentate", con dilungamenti inutili.
Il libro è contemporaneamente utopico, nel meraviglioso universo virtuale di OASIS, e distopico, nella realtà cupa e priva di speranza che illustra un mondo dove non sembra esserci altro da fare che aspettare la fine distraendosi con il videogame in questione.

Le Cataste.
Si tratta quindi non solo di un grande atto d'amore verso un decennio molto particolare della nostra storia recente, ma anche e soprattutto di un buon libro.

Un'altra versione delle Cataste.
Nel complesso assolutamente consigliato, se appartenete alla generazione dell'autore (che è del '72) e siete abbastanza nerd da cogliere i riferimenti (io devo ammettere di non essere riuscito a riconoscerli proprio tutti).
Per gli altri, rimane un bel libro di fantascienza, ma perde un bel po' del suo valore.


La chatroom di Aech.
Sul sito ufficiale di Ready Player One potrete trovare una galleria di fan art ispirate al romanzo, alcune molto carine.

Il Moro

9 commenti:

  1. Io mi sono divertito davvero un sacco nel leggerlo. Certo, come dici tu, fossi nato una decina d'anni prima me lo sarei goduto ancora di più..!

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  2. Un MMORPG è anche il motivo conduttore del romanzo di Neal Stephenson Gioco Mortale. Idea di base buona, solo che Stephenson al solito parte per la tangente e il libro non finisce... nel senso che in italiano è stato spezzettato in due libri

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    1. Di Stephenso mi era piacuto Snow Crash, ma ho abbandonato la lettura di Anathem perché lo trovavo pesantissimo. Dovrei dargli un'altra possibilità.
      Gioco mortale mi manca.
      Sì, quella di spezzare i libri in due è una pessima abitudine degli editori italiani. Che dio possa prenderli e portarli con sè.
      Il Moro

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    2. E' stato pesante anche in questo libro, ma, ripeto, l'idea era ottima

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  3. A poche pagine dalla conclusione mi ritrovo con quanto hai scritto: Sì, ci sono i cliché e può capitare di non cogliere tutti i riferimenti, gli easter egg nascosti nella storia. Non mi esprimo definitivamente prima di aver letto la conclusione ma ho apprezzato tantissimo la freschezza di questa lettura, veramente pop, capace di viaggiare senza snobismi in tutti gli universi e le forme d'intrattenimento con un particolare riguardo per i mitici Eighties. Chi meglio di Spielberg potrebbe riportare questa storia sul grande schermo? :)

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    1. Spielberg ha contribuito a creare buona parte di quell'immaginario, quindi direi che meglio di lui non c'è nessuno.

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  4. IO sono del 77 e me lo sono goduto molto (.
    Si, non è un capolavoro, ma l'autore è riuscito in quello dove altri avevano fallito : trovare una storia convincente che sapesse unire decine di icone pop e lo spirito degli anni 80.
    In realtà è più un omaggio al tutto il mondo analogico pre-2000, che però si svolge in un ambientazione tecnologica che ci sarà tra qualche anno.
    Il vecchio che unisce il nuovo .
    Certo, è un pò troppo americano-centrico come immaginario ( vengono citati gruppi musicali, film , telefilm o cartoni di cui a noi italiani frega poco e nulla ), ma era prevedibile .
    Da leggere lo stesso se siete dei veri nerd ( grazie anche a una prosa leggera e scorrevole ).

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